L’estate inizia con un’ondata di COVID-19

In Italia e in altri paesi europei i contagi sono tornati ad aumentare sensibilmente, per le sottovarianti BA.4 e BA.5 di omicron

(AP Photo/Armando Franca)
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Dopo una tarda primavera con un numero relativamente contenuto di nuovi contagi da coronavirus, nelle ultime settimane in Italia la quantità di nuovi casi positivi rilevati è aumentata sensibilmente, segno di una nuova ondata in corso con caratteristiche simili a quelle osservate in altri paesi europei. L’aumento osservato grazie ai dati ufficiali è in realtà probabilmente ancora più marcato, considerato che in questa fase della pandemia molte persone non si sottopongono più al tampone o preferiscono farne di fai-da-te, che non finiscono poi nei conteggi nazionali.

Il maggior numero di casi trova inoltre numerose conferme empiriche, seppure meno rilevanti dal punto di vista statistico, dall’esperienza di molti, che si ammalano, oppure scoprono di essere stati in contatto con positivi o ancora sentono di amici e parenti che hanno contratto il coronavirus con maggiore frequenza rispetto a prima.

I dati ufficiali, per quanto più incompleti e carenti di quanto fossero mesi fa, dicono che nell’ultima settimana in media sono stati rilevati quasi 61mila nuovi casi di COVID-19 al giorno. L’aumento è stato del 149 per cento rispetto alla media delle ultime due settimane. I decessi legati alla malattia sono aumentati nello stesso periodo del 5 per cento, ma si mantengono relativamente bassi rispetto a quanto accaduto con le precedenti ondate, soprattutto nel corso del 2020.

Gli aumenti più significativi di nuovi casi positivi sono stati rilevati in Veneto, Campania, Molise, Toscana, Marche, Abruzzo, Puglia e Lombardia. Ma nel complesso in tutte le regioni i nuovi casi positivi sono più che raddoppiati.

Secondo l’ultimo bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), pubblicato venerdì 24 giugno, la causa del marcato aumento di casi positivi è riconducibile alla sempre più ampia circolazione di BA.4 e BA.5, due sottovarianti di Omicron che riescono almeno in parte a evadere l’immunità maturata in seguito alla vaccinazione o a precedenti infezioni.

Nell’ultima rilevazione, BA.4 ha fatto riscontrare una prevalenza dell’11,4 per cento, mentre BA.5 del 23,1 per cento. La loro diffusione tra la popolazione è aumentata molto velocemente, considerato che nelle precedenti rilevazioni l’ISS segnalava le due sottovarianti come ancora marginali (c’è sempre un certo ritardo nella rilevazione e nella pubblicazione dei dati).

Come era avvenuto per altre sottovarianti di Omicron, anche in questo caso non sono emersi elementi per ritenere che BA.4 e BA.5 «siano associate ad un’aumentata gravità delle manifestazioni cliniche, rispetto a quelle causate da BA.1 e BA.2», scrive l’ISS nel bollettino. L’aumento in termini assoluti dei decessi è riconducibile all’aumento in generale dei casi: ci sono più persone che si ammalano di COVID-19 rispetto ai mesi scorsi, e di conseguenza ci sono anche più persone a rischio che possono poi sviluppare sintomi gravi, che in alcuni casi possono rivelarsi fatali.

Nelle terapie intensive la situazione continua a essere sotto controllo, soprattutto se confrontata con l’alto numero di ricoveri di alcune delle precedenti ondate.

Nessuna regione si avvicina alla soglia di attenzione del 10 per cento stabilita dal ministero della Salute.

Le varianti BA.4 e BA.5 erano state identificate per la prima volta in Sudafrica tra gennaio e febbraio di quest’anno e nei mesi successivi erano diventate dominanti nel paese. Le due sottovarianti erano riuscite a sostituire le altre versioni di omicron grazie ad alcune differenze nella loro struttura, che le rende particolarmente contagiose anche per chi ha già subìto in precedenza un’infezione da coronavirus, omicron compresa.

Già a metà maggio il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), aveva definito BA.4 e BA.5 “varianti di cui preoccuparsi”, prevedendo che sarebbero diventate in breve tempo dominanti in buona parte dell’Europa con una conseguente nuova ondata di coronavirus nel continente.

La rapida diffusione deriva probabilmente dalla capacità di BA.4 e di BA.5 di superare l’immunità sviluppata con precedenti infezioni da coronavirus o in seguito alla vaccinazione. Dai test di laboratorio, effettuati su campioni di sangue prelevati da pazienti non vaccinati che avevano avuto un’infezione da BA.1, è emerso che le due nuove sottovarianti sono in grado di sfuggire alle risorse immunitarie sviluppate per contrastare BA.1. I non vaccinati – anche se infettati in precedenza – hanno quindi meno probabilità di essere protetti dalla COVID-19 sintomatica rispetto a chi ha completato il ciclo vaccinale, ricevendo anche la dose di richiamo.

I test sono stati effettuati anche su campioni di sangue prelevati da persone vaccinate, sui quali è stata riscontrata una maggiore capacità di contrastare le nuove sottovarianti rispetto ai non vaccinati. È comunque importante ricordare che l’immunità offerta dal vaccino tende a ridursi nel corso del tempo. Tuttavia, la vaccinazione contribuisce a sviluppare difese immunitarie che rendono meno rischiosa un’infezione da COVID-19, riducendo il rischio di ricovero e nei casi più gravi di morte.

In Europa l’ondata più significativa degli ultimi tempi è stata rilevata in Portogallo, dove i casi positivi erano iniziati ad aumentare sensibilmente già nel mese di maggio. Nel paese si è riscontrato un marcato aumento dei ricoveri, paragonabile a quello rilevato durante la prima ondata da Omicron nell’inverno. BA.5 è ormai dominante nel paese e continua a crescere in altre aree d’Europa. Una maggiore quantità di ricoveri in ospedale è stata segnalata negli ultimi giorni anche in Francia e in Germania.

Alcuni indicatori sembrano segnalare che potrebbe già esserci un rallentamento nell’aumento dei ricoveri, a cominciare dal Portogallo, dove la fase più acuta della nuova ondata sembra essere passata. La durata relativamente breve sta facendo sperare diversi altri paesi, compresa l’Italia, sulla possibilità di superare il picco delle infezioni entro poche settimane, riducendo l’impatto della nuova ondata sui mesi estivi, i primi dopo due anni per una forte ripresa del turismo.

Al momento nessun paese europeo ha segnalato la volontà di tornare a imporre nuove limitazioni, a cominciare dalla reintroduzione delle mascherine nei luoghi pubblici. In Italia l’obbligo di mascherina è stato rimosso da metà giugno per buona parte delle circostanze, ma rimane comunque per i mezzi di trasporto pubblici, per le strutture sanitarie e per le residenze sanitarie e socio-sanitarie assistenziali (RSA).