I selfie brutti vanno forte su Instagram

Le nuove generazioni sono stufe dell'estetica patinata e finta e la stanno cambiando con foto storte, mosse, sgranate o mal illuminate

Un selfie pubblicato dalla cantante americana Olivia Rodrigo
Un selfie pubblicato dalla cantante americana Olivia Rodrigo
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Questa settimana il New York Times ha raccontato un nuovo modo di scattarsi i selfie che si sta diffondendo su Instagram, perlomeno negli Stati Uniti. Vengono chiamati “selfie da 0.5”, perché sull’iPhone la funzione per ottenerli si chiama “0.5x”: per farli, si usa la telecamera con obiettivo ultra grandangolare che è presente su alcuni telefoni usciti negli ultimi anni. Il risultato è un’immagine deformata che restituisce corpi con braccia oblunghe, fronti altissime o facce deformate.

Non faranno sentire attraente chi li fa, ma questi selfie danno l’idea di essere stati scattati in modo casuale, disordinato e divertente, tutte cose che ora funzionano molto bene su Instagram. Negli ultimi anni sui social si è infatti affermata un’estetica che ricerca l’imperfezione e volte addirittura il “brutto”: è una risposta delle generazioni più giovani, assuefatte e annoiate dall’estetica patinata delle pubblicità e dei film di Hollywood e in cerca di immagini più creative, scherzose e autentiche.

Nel caso di questi selfie, l’autenticità è data anche dal fatto che la telecamera grandangolare è sul retro del telefono: non ci si può quindi guardare nello schermo come si farebbe con un selfie normale, ma bisogna girare il telefono e cliccare un po’ alla cieca o usare lo scatto ritardato, come si fa con la macchina fotografica. Il New York Times scrive che «diversamente dai selfie tradizionali, per cui le persone possono prepararsi e posare a lungo, i selfie 0.5 […] sono diventati popolari perché sono tutt’altro che curati».

L’estetica curata e patinata che aveva prevalso nei primi anni di Instagram – premiata dall’algoritmo della piattaforma – ultimamente ha perso sempre di più il suo fascino per lasciare spazio a una più realistica e contemporanea. Piace ai più giovani (ma non solo) perché indica che non ci si prende troppo sul serio nel raccontarsi sui social, che non si temono i propri difetti e goffaggini e che, anzi, li si fa notare. Questo approccio lascia maggiore libertà di espressione, permette di essere più creativi e soprattutto di non omologarsi agli altri, cosa che un tempo era accettata e a volte ricercata, ma che è poco apprezzata dalle nuove generazioni.

A febbraio la giornalista Daisy Jones aveva descritto su Vice l’evoluzione verso il brutto dell’estetica di Instagram. Qualche anno fa le foto di un profilo famoso avrebbero probabilmente mostrato «camere d’albergo lussuose, servizi fotografici scintillanti o un cappuccino perfettamente ripreso accanto a un libro aperto», mentre ora è più probabile «che so, una targa casuale di un’auto, una foto fatta col flash di un qualche cibo pronto o qualcosa di inquietante come un piccione morto schiacciato sulla strada».

 

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Jones cita per esempio un post su Instagram della modella Cara Delevingne che inizia con una foto sfocata di lei da piccola e finisce con la foto sgranata del navigatore acceso di una macchina. O quello dell’attrice Brigette Lundy-Paine che contiene, tra le altre cose, un’immagine di due tacos in bassa definizione che sembra presa da un sito di foto di stock. C’è una foto sgranata anche sul profilo della modella Bella Hadid e una foto di cibo per niente attraente sul profilo di Leandra Medine, l’autrice americana che è stata forse tra le prime a far andare di moda le cose brutte con il suo blog Man Repeller che, come dice il nome, parlava di moda da donna che respinge gli uomini.

Un esempio italiano è il profilo della youtuber 24enne Sofia Viscardi: l’ultimo selfie pubblicato mostra la sua faccia dal basso e tagliata sotto il naso, come se avesse scattato per sbaglio una foto smanettando col cellulare.

 

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Naturalmente si tratta di esempi un po’ estremi e che non rappresentano la norma di Instagram: non tutte le foto di Instagram ora sono così brutte, ma è vero che sono mediamente più imperfette e hanno pose più disinvolte di un tempo. Spesso questo tipo di foto è voluto e segue delle regole estetiche ben definite, per quanto poco canoniche.

Questa tendenza era cominciata prima della pandemia, ma secondo alcuni potrebbe essere stata accentuata dall’abitudine, nata durante il lockdown, di fotografare quello che si aveva a portata di mano, in un momento in cui mezzo mondo era chiuso in casa e anche le persone più famose non avevano vite particolarmente interessanti o contenuti esclusivi da pubblicare.

Jones ha fatto notare che l’estetica del brutto non si limita alla pubblicazione delle foto su Instagram ma è arrivata anche nella moda, per esempio con il successo delle Crocs, gli zoccoli di resina noti proprio per la loro bruttezza, delle cose fatte a maglia con buchi e forme irregolari, delle sopracciglia incolte e delle occhiaie: per un periodo su TikTok si era addirittura parlato di come accentuarle usando un rossetto marrone.