• Mondo
  • Martedì 7 giugno 2022

Boris Johnson è più debole che mai

Ha vinto un voto di fiducia con una maggioranza risicata, e i precedenti non fanno ben sperare per il futuro della sua leadership

Victoria Jones/Pool photo via AP
Victoria Jones/Pool photo via AP
Caricamento player

Lunedì sera alla Camera dei Comuni del Regno Unito il Partito Conservatore ha tenuto un voto di fiducia nei confronti del primo ministro Boris Johnson, il cui esito ampiamente sotto le aspettative sta mettendo in dubbio la tenuta del governo sul lungo periodo: oltre il 40 per cento dei membri del partito – 148 parlamentari su 359 – ha votato contro il proprio leader. Con questi numeri, che rivelano le profonde divisioni interne, sarà complicato per Johnson governare nei prossimi mesi.

Il voto di fiducia su Johnson era stato richiesto da 54 parlamentari conservatori, scontenti per le numerose polemiche intorno al primo ministro, a cominciare da quelle derivanti dallo scandalo per le feste organizzate nella sua residenza tra il maggio del 2020 e l’aprile del 2021, violando le limitazioni in vigore all’epoca e decise dallo stesso governo per contrastare la pandemia da coronavirus. Johnson voleva cogliere l’occasione di questo voto per mettere un punto alle critiche ricevute e dare nuovo vigore all’azione di governo, ma il risultato, secondo molti commentatori, ha reso la sua leadership nel partito ancora più debole.

Johnson ha commentato il voto in maniera ottimistica, definendolo «un buon risultato per la politica e per il paese», ma nonostante questo in molti ritengono che Johnson probabilmente non riuscirà a restare leader del Partito Conservatore a lungo. «Non è scontato che Johnson guiderà il partito fino alle prossime elezioni [del 2024]» ha detto John Curtice, docente di politica all’Università di Strathclyde (Glasgow), parlando con Bloomberg. «Il risultato è abbastanza negativo da suscitare dubbi sul futuro della sua leadership nel lungo periodo».

Del resto c’è un precedente non troppo lontano nel tempo: l’ex prima ministra Theresa May passò per una fase simile a dicembre del 2018, quando vinse un voto di fiducia con uno scarto di 83 parlamentari, venti in più rispetto a quanto ottenuto da Johnson lunedì. Nel luglio successivo, May perse la leadership del partito (il leader del partito di maggioranza è automaticamente primo ministro) e fu costretta alle dimissioni.

Il voto di fiducia permetterà a Johnson di restare in carica, ma la tensione nel partito rimarrà alta e il prossimo 23 giugno ci saranno due elezioni suppletive che potrebbero aumentarla ulteriormente, nei distretti di Wakefield e di Tiverton and Honiton. Entrambe le elezioni sono state provocate dalle dimissioni di due parlamentari conservatori per via di scandali sessuali, e in entrambe il Partito Conservatore viene dato in svantaggio rispetto ai laburisti e ai liberal democratici.