Draghi non è sicuro che telefonare a Putin serva a qualcosa

Le conversazioni con Putin dimostrano soprattutto che è lui a non volere la pace, ha detto durante il Consiglio Europeo

Mario Draghi alla riunione del Consiglio Europeo a Bruxelles, Belgio, 30 maggio (ANSA/ Palazzo Chigi/ Filippo Attili)
Mario Draghi alla riunione del Consiglio Europeo a Bruxelles, Belgio, 30 maggio (ANSA/ Palazzo Chigi/ Filippo Attili)

Lunedì sera a Bruxelles si è tenuta una sessione straordinaria del Consiglio Europeo, durante la quale i capi di stato e di governo dei paesi dell’Unione Europea hanno trovato un accordo per il sesto pacchetto di sanzioni economiche rivolte alla Russia a causa della guerra in corso in Ucraina, che comprende il blocco parziale delle importazioni di petrolio russo.

Durante il Consiglio è intervenuto anche il presidente del Consiglio Mario Draghi, che ha mostrato una notevole durezza contro il presidente russo Vladimir Putin. Secondo una nota scritta inviata ai giornalisti, Draghi ha detto che «è essenziale che Putin non vinca questa guerra», e poi ha espresso un certo scetticismo sui tentativi diplomatici portati avanti finora per cercare di trovare un’intesa con il presidente russo, arrivando a chiedersi perfino se possa essere utile parlargli:

Sono scettico dell’utilità di queste telefonate, ma ci sono ragioni per farle. Queste conversazioni dimostrano che è Putin a non volere la pace.

Draghi si riferiva alle numerose telefonate che lui stesso e vari altri leader europei hanno fatto in questi mesi a Putin per cercare di trovare compromessi e soluzioni diplomatiche alla guerra, ottenendo in risposta la totale opposizione del dittatore russo.

Sempre parlando di diplomazia, Draghi ha osservato inoltre che «deve essere l’Ucraina a decidere che pace vuole», chiarendo che «se l’Ucraina non è d’accordo sui termini, la pace non può essere sostenibile».

Ha affrontato anche il tema della politica energetica dei paesi dell’Unione, ribadendo la necessità di trovare alternative per l’energia sul lungo periodo, e quello legato alla sicurezza alimentare, notando che «il rischio di una catastrofe alimentare è reale»: se non si troverà una soluzione, ha concluso Draghi, «dovrà essere chiaro che la colpa è di Putin».

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