Il governo vuole rendere più comprensibile il PNRR

Ai ministri sarà chiesto di spiegare meglio obiettivi e fasi del piano, le cui scadenze sembrano per ora rispettate

Il presidente del Consiglio Mario Draghi (LaPresse/Palazzo Chigi/Filippo Attili)
Il presidente del Consiglio Mario Draghi (LaPresse/Palazzo Chigi/Filippo Attili)
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Al termine del Consiglio dei ministri di giovedì pomeriggio, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha spiegato che l’Italia è a buon punto con il PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza. Tutte le scadenze previste entro la fine di giugno saranno rispettate, ha detto, anzi quasi tutti gli obiettivi saranno raggiunti in anticipo. Durante la riunione dei ministri il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, ha presentato una relazione sul cosiddetto “stato di attuazione del piano”, cioè cosa manca e cosa serve per mantenere le promesse fatte nel piano presentato all’Unione Europea.

Sia la conferenza stampa sia la relazione di Garofoli sono un segnale della necessità di rendere il PNRR più comprensibile. Come ha scritto il Corriere della Sera, Draghi si è convinto che gli italiani debbano essere più informati sulle trasformazioni che arriveranno grazie al piano, dalla sanità alle reti 5G, dall’alta velocità all’innovazione nella pubblica amministrazione.

Già nei giorni scorsi era stato chiesto a ogni ministro di illustrare gli obiettivi e le diverse fasi per raggiungerli in una forma più chiara rispetto alle complicate tabelle pubblicate finora. Uno dei ministri che da tempo prova a tradurre i vari passaggi per renderli più accessibili è Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione, che negli ultimi mesi aveva pubblicato diversi interventi sui giornali oltre ad articoli e spiegazioni nella sua pagina sul sito del ministero. Lo stesso dovranno fare gli altri ministri, soprattutto i più coinvolti nel PNRR come Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica, e Vittorio Colao, ministro per l’Innovazione tecnologica.

In effetti, per come è stato organizzato, il PNRR non è così semplice da spiegare. È diviso in molte parti, sezioni e sottosezioni, definite da termini tecnici e acronimi. Tra le altre cose, negli ultimi mesi anche la grande quantità di progetti e di istituzioni coinvolte ha contribuito a rendere gli obiettivi poco chiari: i “soldi del PNRR” sembrano essere la soluzione a qualsiasi problema, dalle difficoltà dei comuni a finanziare opere fino ai ritardi nell’approvazione di grandi riforme. Il risultato di queste aspettative, a volte fondate e altre volte no, è che molte persone fanno fatica a comprendere a che punto sia il PNRR e cosa serva effettivamente.

Innanzitutto, le basi: il PNRR è un documento con cui il governo ha spiegato all’Unione Europea come spenderà i finanziamenti messi a disposizione tramite il bando Next Generation EU, chiamato anche Recovery Fund. Il piano dell’Italia prevede in tutto finanziamenti per 221,1 miliardi di euro, di cui 190,5 miliardi dal Recovery Fund (fra sussidi e prestiti a basso tasso d’interesse) e 30,6 miliardi di risorse interne. Tutti questi soldi vanno spesi entro il 2026.

In sostanza, il PNRR è un elenco di progetti divisi in sei grandi ambiti chiamati “missioni”: Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura; Rivoluzione verde e Transizione ecologica; Infrastrutture per una mobilità sostenibile; Istruzione e Ricerca; Inclusione e Coesione; Salute. Ognuna delle missioni comprende una serie di progetti. Il piano descrive nel dettaglio i tempi di realizzazione e la spesa prevista, oltre ai diversi passaggi che servono per completare ogni progetto, e di ogni obiettivo chiarisce qual è la cosiddetta amministrazione titolare che ha il compito di seguire tutte le fasi e ha la responsabilità delle scadenze.

Un progetto viene considerato portato a termine quando raggiunge il suo “traguardo” (detto anche milestone) e il suo obiettivo (target). I traguardi sono indicatori di tipo qualitativo e riguardano delle pre-condizioni per raggiungere alcuni obiettivi più concreti, cioè i target, che invece sono indicatori di tipo quantitativo. Come spiega il centro studi della Camera, spesso i «milestone precedono cronologicamente i target, in quanto rappresentano delle tappe intermedie lungo il processo che porta al conseguimento del target». Le misure previste dal piano prevedono in totale 527 scadenze suddivise in 314 milestone e 213 target da raggiungere entro i primi sei mesi del 2026.

Il PNRR prevedeva che entro il 31 dicembre 2021 fossero portati a termine 51 progetti fra investimenti e riforme, e altrettanti milestone e target. In realtà sono stati quasi tutti milestone, perché da agosto a dicembre dello scorso anno il governo si è dedicato soprattutto a creare la cornice normativa che permetterà di raggiungere gli obiettivi quantitativi, cioè i target.

Grazie al raggiungimento di questi obiettivi, il 13 aprile il governo aveva ricevuto dalla Commissione europea una rata da 21 miliardi, la prima del PNRR dopo un prefinanziamento da 24,9 miliardi concesso il 13 agosto del 2021 per dare inizio al piano. Ogni rata versata dall’Unione Europea è legata al rispetto dei punti contenuti nel piano entro le scadenze indicate.

La prossima scadenza, una delle più importanti, è fissata al 30 giugno. Devono essere raggiunti 45 tra milestone e target per ottenere altri 21 miliardi dall’Europa. Un elenco di alcuni progetti concreti aiuta a capire meglio di cosa si parla: entro la fine di giugno, il piano prevede l’approvazione di nuove regole per semplificare e accelerare l’efficientamento energetico degli edifici pubblici, la riforma per reclutare gli insegnanti, l’avvio di appalti pubblici assegnati ad almeno 300 comuni con popolazione superiore ai 15mila abitanti per investimenti nella rigenerazione urbana al fine di ridurre le situazioni di emarginazione e degrado sociale, l’assunzione di almeno 168 dipendenti nei tribunali amministrativi e molto altro.

Finora sono stati raggiunti 18 obiettivi e altri se ne aggiungeranno entro la fine della prossima settimana: 5 del ministero della Salute, 4 del ministero della Cultura, 2 del ministero dello Sviluppo economico e uno del ministero dell’Istruzione. In totale saranno raggiunti 30 obiettivi entro la prima settimana di giugno. Ne mancheranno ancora 15, di cui molti sono a buon punto e saranno raggiunti entro il 20 giugno. «Oggi sono molto più sereno dei giorni scorsi», ha detto Draghi giovedì in conferenza stampa. «Per tutti gli obiettivi intermedi che dobbiamo raggiungere siamo a un ottimo punto. Dovrebbero essere raggiunti ben prima del 30 giugno».

Uno degli strumenti più utili per osservare l’andamento del PNRR è OpenPNRR, pubblicato la scorsa settimana dalla fondazione Openpolis. La piattaforma indipendente viene alimentata con dati sempre aggiornati ricavati da fonti dirette e indirette. Secondo l’ultimo aggiornamento, finora è stato completato il 37,8 per cento delle riforme sul 50 per cento previsto entro il 30 giugno 2022. Per la parte di investimenti, invece, manca poco al risultato atteso: è stato completato il 20 per cento sul 24,9 per cento previsto entro il primo semestre. Nonostante la lentezza nell’approvazione di alcune misure, come la riforma del catasto e quella della concorrenza, non sembrano esserci ritardi così gravi da compromettere il rispetto delle scadenze.

Il governo italiano ha anticipato anche un problema di cui negli ultimi giorni si è occupata la Commissione europea, cioè l’aumento dei costi delle materie prime che ha fatto crescere le spese per la costruzione di nuove infrastrutture. Il 17 maggio è stato approvato il cosiddetto decreto “aiuti” che ha stanziato 10 miliardi per evitare problemi nel finanziamento delle opere.