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  • Mercoledì 25 maggio 2022

La prima finale europea per la Roma dopo molto tempo

A Tirana contro il Feyenoord, per diventare la prima vincitrice di un nuovo trofeo, la Conference League

José Mourinho intervistato all'Arena Kombëtare di Tirana (Justin Setterfield/Getty Images)
José Mourinho intervistato all'Arena Kombëtare di Tirana (Justin Setterfield/Getty Images)
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A 31 anni dalla sua ultima finale europea, la Roma gioca a Tirana contro gli olandesi del Feyenoord la prima finale di Conference League, il terzo torneo del calcio europeo, introdotto proprio in questa stagione. È una finale da cui la Roma ha tutto da guadagnare e che potrebbe servire, tra le altre cose, a colmare la quasi totale assenza di coppe europee nella sua storia.

In 95 anni la Roma ha vinto solo due tornei internazionali, entrambi minori e non organizzati dalla UEFA, l’organo che governa il calcio continentale e che organizza i suoi tornei. L’ultimo è una lontanissima Coppa Anglo-italiana, una competizione estiva tra club inglesi e italiani disputata dal 1970 al 1996. La prima fu invece la Coppa delle Fiere del 1961, un curioso torneo disputato tra gli anni Cinquanta e Settanta e inizialmente concepito come una competizione fra città europee che ospitavano una qualsiasi fiera internazionale.

Da allora sono passate intere epoche calcistiche e la Roma non ha più saputo vincere in Europa, a differenza dei rivali della Lazio, che a fine anni Novanta riuscirono a vincere una Coppa delle Coppe e una Supercoppa, prima del loro ultimo Scudetto. Di occasioni per interrompere questo digiuno la Roma ne ebbe due, ma entrambe andarono male.

Lo striscione con cui la Roma e Mourinho sono stati accolti a Tirana (Alex Pantling/Getty Images)

Nel 1984 giocò all’Olimpico la finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool. La giocò con una squadra rimasta nella storia, che l’anno prima aveva vinto il secondo Scudetto. C’erano i campioni del mondo Bruno Conti e Ciccio Graziani, il fuoriclasse brasiliano Paulo Roberto Falcao, gli italiani Carlo Ancelotti, Roberto Pruzzo e Agostino Di Bartolomei, il capitano, che si suicidò il 30 maggio 1994: esattamente dieci anni dopo aver perso quella finale. L’allenatore era lo svedese Nils Liedholm.

I tempi regolamentari finirono 1-1 con i gol di Pruzzo per la Roma e Phil Neal per il Liverpool. Si proseguì fino ai calci di rigore, e lì arrivò il momento di Bruce Grobbelaar, portiere sudafricano cresciuto in Zimbabwe, che non parò nessun rigore ma indusse Graziani a commettere l’errore decisivo mettendosi a ballare in modo strano con le gambe molli sulla linea di porta.

Per la Roma e i suoi tifosi perdere la finale di Coppa Campioni nel proprio stadio fu un colpo durissimo. Dopo la partita, nelle strade attorno all’Olimpico ci furono violenti scontri fra le due tifoserie: “una guerriglia” secondo le cronache di quel giorno, con tifosi accoltellati e bastonati e assalti ai pullman dei tifosi inglesi. Nella stessa serata della finale, Antonello Venditti si esibiva in concerto al Circo Massimo. Dopo la sconfitta cantò commosso insieme al pubblico l’inno “Roma Roma Roma”.

L’ultima finale fu invece quella tutta italiana di Coppa UEFA persa contro l’Inter, tra andata e ritorno, nel 1991. Da allora i momenti europei da dimenticare sono stati molti, e quasi tutti lontani dalle finali: con una notevole eccezione recente, la storica vittoria contro il Barcellona ai quarti di finale di Champions League nel 2018, quando al ritorno all’Olimpico rimontò la sconfitta per 4-1 dell’andata con una sorprendente vittoria per 3-0 che la portò alle semifinali, poi perse contro il Liverpool (ancora).

L’Arena Nazionale di Tirana (Alex Pantling/Getty Images)

Dopo 31 anni, la prima possibilità di tornare a vincere un trofeo è coincisa con il primo anno a Roma di José Mourinho, un allenatore la cui carriera è stata segnata da imprese non comuni, come quando vinse la Champions League con il Porto o come quando la rifece vincere all’Inter dopo quarantacinque anni.

Mourinho è stato il primo allenatore scelto dalla nuova proprietà americana per iniziare un nuovo corso. È stato ingaggiato la scorsa estate, per tre anni, e con lui la Roma ha cominciato a ricostruire. Nonostante alcuni mesi complicati sul piano del gioco e dei risultati, e nonostante una clamorosa sconfitta per 6-1 subita in Norvegia, la Roma ha concluso il campionato con un punto e una posizione in più della passata stagione, qualificandosi alla prossima Europa League. Oltre ai risultati, Mourinho sembra aver già conquistato l’ambiente: in questa stagione è riuscito ad attrarre all’Olimpico oltre 1 milione di spettatori, riempiendolo quasi sempre.

Una vittoria in Conference League segnerebbe una sorta di prima tappa nei progetti della Roma, oltre a “smuovere” la sua bacheca, aumentare l’entusiasmo e far guadagnare esperienza e consapevolezza ai giocatori. Aiuterebbe anche i bilanci del club: tra premi e quote prefissate, la Roma ha già guadagnato circa 18 milioni di euro arrivando in finale, e ora potrebbe superare i venti.

Per farlo però dovrà battere il Feyenoord, la squadra di Rotterdam che insieme all’Ajax di Amsterdam e al PSV di Eindhoven è la più titolata nei Paesi Bassi. Quest’anno ha concluso il campionato al terzo posto proprio dietro Ajax e PSV. Ha poi avuto il piccolo vantaggio di aver terminato la stagione dieci giorni fa, mentre la Roma ha giocato l’ultima partita di campionato venerdì sera. Gli olandesi hanno inoltre preparato la finale in ritiro in Portogallo, per godere di un clima migliore di quello che avrebbero trovato a Rotterdam.

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