Avete bisogno di una cuociriso?

Se vi piace il riso la risposta è probabilmente sì, ma capire quanto sia il caso di spendere non è così semplice: ne abbiamo provate tre

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Se vedessero come cuciniamo normalmente il riso in Europa, molte persone asiatiche avrebbero una reazione simile a quella degli italians mad at food (“italiani arrabbiati per il cibo”) alla vista di una carbonara statunitense con panna, cipolla e prosciutto. Una versione caricaturale di questa reazione l’ha interpretata il comico malese Nigel Ng, famoso per il personaggio di Uncle Roger, un uomo cinese assai stereotipato che recensisce video di cucina online. Osservando la cuoca di un video della BBC che scola con un colino il riso bollito in pentola, Uncle Roger si dispera incredulo: «Non è pasta! Se il tuo riso è troppo bagnato hai fatto un casino. Compratevi una cuociriso, non fate scemenze con la pentola come questa signora».

Capire di avere sempre cucinato il riso in bianco nel modo sbagliato è una delle prime conclusioni a cui si giunge dopo aver comprato e provato una cuociriso, un piccolo elettrodomestico presente nelle case di moltissime famiglie asiatiche, diffuso anche in alcuni paesi occidentali ma poco presente in Italia. Eppure le cuociriso hanno prezzi piuttosto contenuti, che partono dai 40 euro, non sono troppo ingombranti e sono assai comode da usare. Non bisogna pensare che il riso così preparato abbia un gusto totalmente diverso da quello a cui siamo abituati: ma chi l’ha provato sostiene che sia molto meglio, specialmente nella consistenza.

Come funziona una cuociriso
Il principio di una cuociriso è piuttosto semplice: tutte hanno un pentolino graduato in cui si mette il riso misurandolo con un’apposita tazzina in plastica. Un passaggio fondamentale è quello di lavare il riso, sciacquandolo più volte aggiungendo l’acqua nel pentolino, mescolando bene, e versandola nel lavandino per poi ripetere l’operazione. Serve a rimuovere l’amido dai chicchi per evitare che nella cottura si attacchino tra di loro. Dopo il lavaggio, oltre al riso si aggiunge nel pentolino dell’acqua pulita fino alla tacca corrispondente alla quantità di tazzine di riso. Il livello dell’acqua supererà quello del riso all’incirca di una falange (in Asia è normale misurare la proporzione così). Un cucchiaino raso di sale per ogni tazza di riso è la dose giusta, da aggiungere semplicemente prima di chiudere il coperchio. A quel punto passando attraverso un menù che può essere più o meno essenziale, si avvia la cottura.

La cuociriso scalda il pentolino finché l’acqua raggiunge i 100 °C, senza superarli. Quando i chicchi hanno assorbito tutta l’acqua, la temperatura nel pentolino comincia a salire: un sensore lo percepisce, e la cuociriso a quel punto passa dalla modalità di cottura a quella che tiene semplicemente al caldo il riso. La differenza principale con la cottura in pentola è che il riso viene sempre cotto al punto giusto, né scotto né troppo al dente né bruciato, e senza dover fare essenzialmente nulla a parte inserire la giusta quantità d’acqua.

I nostri test
La redazione di Consumismi ha provato tre cuociriso per una decina di giorni, mangiando una quantità spropositata di riso di diverse varietà. Abbiamo appurato che, in generale, con una cuociriso è molto semplice aumentare nella propria dieta la presenza di riso in bianco: un alimento, per dirla con una frase fatta, sano, nutriente ed economico. A molti potrà dare perfino una certa soddisfazione: una cosa non scontata per un piatto che solitamente associamo ai momenti di malessere. Per esempio, un piatto semplice da fare, gustoso, vegetariano e con cui è facile riempirsi si può preparare saltando in padella alcune verdure, magari condendole con salse e spezie asiatiche, e accompagnandole con una ciotola di riso.

Alcune cuociriso hanno poi anche un cestello per cuocere contemporaneamente un po’ di verdure al vapore, cosa che comunque si può fare anche aggiungendo le verdure nel pentolino in cui sta cuocendo il riso a una ventina di minuti dalla fine del ciclo di cottura. Quelle un po’ più evolute hanno anche un timer integrato con cui si può programmare la cottura in modo, per esempio, da avere il riso pronto esattamente per il momento in cui si rincaserà la sera. Tutte hanno una funzione per mantenere il riso al caldo dopo la cottura: non è come mangiarlo appena cucinato, ma permette comunque una certa flessibilità.

Le cuociriso che abbiamo provato rientrano in tre fasce diverse per prezzo e livello, e provengono da tre paesi differenti. La prima è la più essenziale, del marchio Reishunger, un’azienda tedesca che importa riso da tutto il mondo e che produce in Cina le sue cuociriso. Costa 45 euro e non ha nemmeno un display digitale. La seconda è un modello intermedio a marchio Yum Asia, un’azienda britannica che ha lavorato con Zojirushi – la storica marca giapponese di cuociriso – per progettare dei modelli pensati per il mercato europeo. Costa 99 euro e ha un display e il timer. La terza è la “Ferrari delle cuociriso”: una Zojirushi, per l’appunto, oggetto diffusissimo e di culto in Giappone, solidissima e precisa nella sua essenzialità, ma assai più costosa: 297 euro.

Reishunger (45 euro)
La prima cuociriso che abbiamo provato, quella di Reishunger da 45 euro, non è adatta alle persone che vivono e mangiano da sole. È un grosso secchiello, il cui volume è costituito per la gran parte dal pentolino da 1,2 litri, nettamente il più capiente tra quelli testati: si arriva a cucinare riso per sei persone, e fare una singola porzione non è facile perché non c’è nemmeno la tacca che indica la quantità d’acqua corrispondente a una tazza di riso, quella che normalmente una persona si mangerebbe in un pasto.

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Nonostante il prezzo contenuto sembra piuttosto solida, ma è molto essenziale: non ha un display, e anzi ha solo un tasto che si può spostare da “Cook”, cucina, a “Warm”, scalda: non sono previsti programmi diversi a seconda del tipo di riso, né è disponibile il timer per programmare la cottura. Il riso si cuoce in meno di 20 minuti, tempo che la rende la cuociriso più rapida tra le tre. Il risultato non è niente male, e in diverse prove la cottura è sempre stata più uniforme di quanto ci si sarebbe aspettati. Per il prezzo a cui viene venduta fa molto bene il suo lavoro, ma è adatta più a chi deve sfamare una famiglia che a chi vive solo e vuole trovare la cena pronta quando arriva a casa dall’ufficio. Dispone anche di un cestello in plastica per fare le verdure al vapore insieme al riso. Dello stesso marchio ci sono anche cuociriso per dosi più piccole, ma hanno un costo più alto.

Yum Asia Panda (99 euro)
È un oggetto che sembra da subito più sofisticato rispetto alla Reishunger, ed è un’evidente imitazione della più famosa Zojirushi: la Yum Asia Panda è progettata da un’azienda britannica che in sostanza ripropone sul mercato europeo modelli popolari in Asia. Il pentolino è molto più piccolo, ma comunque più che sufficiente per preparare il riso per tre persone, e forse anche per quattro con porzioni non troppo abbondanti. C’è il display, molto essenziale, ed è possibile impostare sul timer l’ora a cui vogliamo sia pronto il nostro riso, programmando l’apparecchio.

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Nelle prove che abbiamo fatto è capitato un paio di volte che il riso uscito dalla Yum Asia Panda fosse quello cotto peggio delle tre. L’impressione è che sia necessario qualche accorgimento – che si impara facilmente utilizzandola qualche volta – per aggiungere la quantità d’acqua giusta. Non aiuta il fatto che le tacche all’interno del pentolino siano solo in rilievo, e non colorate: individuarle non è semplice. Il timer in compenso funziona bene, ci sono diverse funzioni a seconda del riso e il cestello per le verdure è comodo. Queste funzioni giustificano il prezzo più alto rispetto alla Reishunger, ma comunque assai più basso del modello a cui si ispira. Per cuocere il riso ci mette una mezz’oretta.

Zojirushi (297 euro)
La cuociriso più famosa in Giappone ha un prezzo obiettivamente proibitivo, specialmente perché di fatto ha più o meno le stesse funzioni della Yum Asia, che costa un terzo, e peraltro non ha nemmeno il cestello per la cottura al vapore. Fin dall’arrivo della scatola, piena di scritte in giapponese, si percepisce il fascino di questo elettrodomestico solidissimo e ben rifinito, facile da usare in tutti i passaggi e a detta di molti indistruttibile: un paio di redattori che ne hanno una in casa da anni dicono di essere molto soddisfatti.

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La musica che esce dalla Zojirushi quando si avvia il ciclo di cottura è una specie di “madeleine” per i giapponesi, un suono familiare che sentono da quando sono piccoli. Il display consente di scegliere accuratamente il tipo di riso: se si usano i più comuni, come il carnaroli, l’arborio o il basmati, si deve selezionare white rice; altrimenti c’è l’opzione per quello integrale (brown rice) o per ottenere la consistenza adatta a preparare il sushi o il porridge. Oltre al timer c’è anche una funzione per la cottura rapida, che dura circa la metà del ciclo normale della Zojirushi, che normalmente impiega un sacco di tempo, quasi un’ora.

Il risultato è in effetti il migliore tra le tre (e ci mancherebbe): non nel gusto, che è uguale, ma nella consistenza – morbida ma non gommosa, con tutti i chicchi distinti tra loro – e nell’omogeneità della cottura. Serve quasi un’ora per cucinarlo col metodo standard, motivo per cui esiste una funzione “Quick Cooking” che fa comunque un ottimo lavoro più o meno nella metà del tempo. In definitiva, è un riso tre volte migliore di quello della Yum Asia e sei volte migliore di quello della Reishunger? Probabilmente no. La redazione di Consumismi continua a pensare che abbia un prezzo troppo alto, ma ammette il fascino e la sbalorditiva efficienza e solidità della Zojirushi.

Conclusioni
Le prove che abbiamo fatto ci hanno convinti che la risposta alla domanda del titolo è sì: una cuociriso è un elettrodomestico che vale la pena aggiungere alla propria cucina. La sua semplicità costruttiva durerà probabilmente molti anni, cosa che potrebbe rassicurare – sia dal punto di vista economico che ambientale – chi è in difficoltà all’idea di comprare una macchina per fare una cosa che si può fare anche nel pentolino. Il punto è proprio che il riso non si dovrebbe fare, nel pentolino, a meno che non si tratti di risotto ovviamente.

Con una cuociriso è facile integrare nella propria dieta più riso di quanto ce ne fosse prima, aprendo peraltro una serie di nuove possibilità – vegetariane e non – a chi è un po’ stufo delle cose che si cucina abitualmente. Il funzionamento delle cuociriso comunque è talmente semplice che anche i modelli più economici fanno un discreto lavoro, con qualche rischio in più essenzialmente per quanto riguarda la durata dell’elettrodomestico. Per questo ha un suo senso anche sceglierne uno più costoso, e se ce la si può permettere la Zojirushi è sicuramente la migliore disponibile.

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Disclaimer: con alcuni dei siti linkati nella sezione Consumismi il Post ha un’affiliazione e ottiene una piccola quota dei ricavi, senza variazioni dei prezzi. Ma potete anche cercare le stesse cose su Google. Se invece volete saperne di più di questi link, qui c’è una spiegazione lunga.