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  • Lunedì 23 maggio 2022

Aveva scritto di come uccidere il proprio marito, ora è accusata di averlo fatto davvero

L'assurda storia della scrittrice Nancy Crampton Brophy, imputata per un delitto di cui aveva scritto in un saggio del 2011

Nancy Crampton Brophy durante un'udienza del processo a Portland, Oregon, lo scorso 5 aprile (Dave Killen/ The Oregonian via AP, Pool)
Nancy Crampton Brophy durante un'udienza del processo a Portland, Oregon, lo scorso 5 aprile (Dave Killen/ The Oregonian via AP, Pool)
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Nel 2011 l’autrice statunitense Nancy Crampton Brophy scrisse How to murder your husband, un saggio pubblicato sul suo blog online che parlava di come uccidere il proprio marito. Qualche anno dopo autoprodusse il libro The Wrong Husband (Il marito sbagliato), la cui protagonista era una donna che cercava di fuggire dagli abusi del marito fingendosi morta. Dal 2018 Crampton Brophy è al centro di una vicenda di cronaca nera che sembra essere uscita da una delle sue storie, e questa settimana ha testimoniato per la prima volta nel processo in corso a Portland, nell’Oregon, in cui è l’imputata: è accusata proprio di aver ucciso il marito Daniel, ispirandosi un po’ al suo saggio del 2011, e di averlo fatto per incassare più di 1 milione di dollari in assicurazioni sulla vita.

Nancy Crampton e Daniel Brophy si incontrarono all’inizio degli anni Novanta, quando lei si era appena trasferita a Portland e si era iscritta a una serie di lezioni di cucina dove lui era l’insegnante. I due cominciarono a frequentarsi, si sposarono e si stabilirono poco fuori città. Lui insegnava nella scuola di cucina e a casa allevava dei polli; lei invece faceva alcuni lavoretti, occupandosi saltuariamente di vendere assicurazioni e provando ad affermarsi come scrittrice, senza ottenere troppi successi.

Non avevano figli, ma secondo alcuni dei loro familiari che hanno testimoniato durante il processo la loro relazione era serena e collaborativa: Susan Estrada, una nipote di Brophy che era andata a vivere con loro per circa un anno, ha raccontato che lei interrompeva il lavoro di scrittura per dargli una mano nei lavori di casa, mentre lui le preparava il pranzo quando usciva per andare a vendere assicurazioni.

Adesso la procura statale sostiene che Crampton Brophy, 71 anni, abbia messo in pratica un piano del tutto simile a quelli di cui aveva scritto nei suoi lavori, adottando le stesse accortezze per non destare sospetti.

Secondo l’accusa, avrebbe costruito una pistola mettendo insieme i pezzi provenienti da varie armi, si sarebbe tenuta lontana dalle telecamere di sicurezza e avrebbe ucciso il marito in un posto e in un momento con pochi testimoni. Soprattutto, prima di commettere l’omicidio avrebbe convinto il marito a sottoscrivere una serie di assicurazioni sulla vita indicandola in molti casi come diretta beneficiaria, in modo da poter incassare le polizze dopo la sua morte.

«Come autrice di libri romantici di suspense», aveva scritto Crampton Brophy nel suo blog, «passo molto tempo a pensare agli omicidi e quindi anche alle procedure della polizia».

Gran parte delle sue storie aveva a che fare con figure di donne forti, vicende di amori tormentati, tradimenti e assassini, ma soprattutto parlava di come evitare di essere scoperte. Nel saggio del 2011 aveva detto che una moglie che voleva uccidere il proprio marito doveva essere «organizzata, spietata e molto intelligente». «Dopotutto se un omicidio deve rendermi libera, di sicuro non voglio finire in galera». Diceva anche che non le piacevano le divise che indossano le persone in carcere né l’arancione, il colore che di solito hanno negli Stati Uniti.

Daniel Brophy fu ucciso con due colpi di pistola nella prima mattina del 2 giugno del 2018, quando era appena arrivato nella scuola di cucina dove lavorava. Interrogata dalla polizia, Crampton Brophy disse che il marito si era svegliato attorno alle 4 per dare da mangiare ai polli e per far passeggiare i loro cani: raccontò di essersi svegliata quando lui era rientrato per farsi una doccia, e che lui era uscito di nuovo appena dopo le 7, dopo una breve chiacchierata, mentre lei era rimasta a letto.

Fino a quel momento la polizia non aveva alcun sospetto su Crampton Brophy, che tra l’altro aveva detto di sua spontanea volontà di aver comprato una pistola pochi mesi prima.

Le cose però cambiarono quando, esaminando i filmati delle telecamere di sicurezza di una pizzeria che si trovava vicino alla scuola di cucina, gli investigatori videro un furgoncino del tutto simile a quello della donna passare nella zona proprio nell’orario a cui era stata fatta risalire la morte del marito.

L’analisi delle immagini permise di capire che la persona alla guida del furgoncino era Crampton Brophy. Il mezzo era stato visto per la prima volta nell’area alle 6.39, era stato inquadrato in un’altra telecamera alle 7.08 e poi ancora attorno alle 7.30 del 2 giugno, orari in cui lei in precedenza aveva detto di trovarsi a casa.

Nelle udienze di questa settimana Crampton Brophy ha detto di non ricordarsi di essere stata nella zona della scuola di cucina a quell’ora, aggiungendo che forse era passata di lì per trovare ispirazione e scrivere una delle sue storie. Durante il processo ha comunque sostenuto di non essere sicura di cosa potesse essere successo in quel momento o nelle ore successive, spiegando di essere stata sotto shock per la morte del marito.

Secondo la difesa, le telecamere di sorveglianza potrebbero indicare altri possibili sospettati, tra cui alcuni senzatetto; la procura ha detto di non aver identificato altri sospettati e ha contestato la tesi della difesa.

– Leggi anche: Gli assassini che hanno scritto libri sui loro omicidi

Uno dei punti principali dell’accusa riguarda la presunta arma del delitto. La polizia infatti ha scoperto che nel febbraio precedente all’omicidio, Crampton Brophy aveva acquistato su eBay la canna di una pistola che secondo gli investigatori avrebbe poi assemblato con altre parti dell’arma che aveva in casa, in modo da non lasciare alcuna traccia sull’arma originale dopo l’uso.

Gli investigatori hanno inoltre scoperto che la donna aveva comprato anche un kit per assemblare una pistola non registrata: acquisti, entrambi, che lei sostiene di aver fatto per scrivere in maniera più accurata una nuova storia, e non per uccidere qualcuno. La canna della pistola comprata su internet non è mai stata ritrovata e Crampton Brophy non ha saputo dire che fine abbia fatto.

La tesi della procura è che Crampton Brophy abbia ucciso il marito per provare a incassare gli indennizzi delle 10 assicurazioni sulla vita che la coppia aveva sottoscritto, che ammontavano in totale a un valore di circa 1,4 milioni di dollari (circa 1,3 milioni di euro).

Negli ultimi tempi i due erano stati in difficoltà finanziarie e avevano saltato il pagamento di qualche rata del mutuo, versando però circa 1.000 dollari al mese in premi assicurativi. Secondo Crampton Brophy tuttavia nel 2018 i loro problemi economici erano stati risolti e i due stavano vivendo «il momento più felice» delle loro vite. «A livello finanziario stavo meglio con Dan da vivo, che con Dan da morto», ha detto la donna durante le udienze: «Dov’è il movente, chiederei io a voi? Un editor a questo punto riderebbe e vi direbbe di lavorare meglio sulla vostra storia, che ha un grosso buco».