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  • Martedì 17 maggio 2022

Cos’è la teoria complottista della “grande sostituzione”

Popolarissima nell'estrema destra e citata dall'attentatore di Buffalo, sostiene che esista una cospirazione globale per sostituire i bianchi

Alcune persone sul luogo della sparatoria di Buffalo, avvenuta sabato 14 maggio (Scott Olson/Getty Images)
Alcune persone sul luogo della sparatoria di Buffalo, avvenuta sabato 14 maggio (Scott Olson/Getty Images)

Il testo diffuso da Payton S. Gendron, il 18enne autore della strage avvenuta il 14 maggio in un supermercato di Buffalo, negli Stati Uniti, contiene diversi riferimenti a una teoria complottista secondo cui esisterebbe una cospirazione globale per sostituire i bianchi con persone di altre etnie. È la cosiddetta teoria della “grande sostituzione”, citata da anni direttamente o indirettamente dall’estrema destra statunitense ed europea, che in estrema sintesi fa leva sul timore della classe bianca e medio-bassa di perdere i propri privilegi nei confronti dei migranti stranieri che arrivano in Occidente.

La teoria della “grande sostituzione” ha origini piuttosto incerte, e ha iniziato a diffondersi soprattutto negli ultimi dieci anni negli ambienti di estrema destra di Stati Uniti ed Europa. È stata citata esplicitamente come fonte di ispirazione da diversi autori di attentati e attacchi armati di matrice razzista avvenuti di recente negli Stati Uniti: tra questi c’era stato il responsabile dell’attentato alla sinagoga di Pittsburgh del 2018, in cui furono uccise 11 persone, quello dell’attentato alla sinagoga di San Diego, nell’aprile del 2019, in cui fu uccisa una persona, e dell’attentato di El Paso dell’agosto del 2019, in cui furono uccise 23 persone.

Nel suo documento Gendron dice di aver iniziato a interessarsi alla teoria della “grande sostituzione” da poco tempo, con l’inizio della pandemia da coronavirus, e di averla scoperta principalmente frequentando 4chan, un forum online noto per ospitare contenuti estremi e spesso razzisti. Gendron cita inoltre come fonte di ispirazione Brenton Tarrant, responsabile dell’attentato del 2019 a Christchurch, in Nuova Zelanda, in cui furono uccise più di 50 persone, che a sua volta prima di compiere la strage aveva scritto un testo in cui citava la tesi della “grande sostituzione”.

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Uno dei primi scritti in cui si fa riferimento alla teoria della “grande sostituzione” fu realizzato da Theodore Bilbo, senatore Democratico degli Stati Uniti oltre che governatore dello stato del Missouri nei primi anni del Novecento. Nel libro, intitolato Scegliete: Separati o bastardi, Bilbo sosteneva la superiorità della “razza bianca caucasica”, che reputava in pericolo a causa degli “incroci” con altre “razze”. Per Bilbo la “razza bianca” avrebbe finito per scomparire ed essere “sostituita” col tempo, se non si fosse fermato il processo di integrazione degli immigrati. Erano teorie che Bilbo aveva propagandato nel corso di tutta la sua carriera politica, ricevendo parecchie critiche dai politici più liberali dell’epoca, e che aveva raccolto in quel libro, pubblicato nell’anno della sua morte.

Nonostante una certa diffusione negli ambienti dell’America razzista del Secondo dopoguerra, non fu però il libro di Bilbo a promuovere più di tutti la “grande sostituzione”, bensì due romanzi. Il primo, intitolato Il campo dei santi (Le Camp des saints in lingua originale), fu scritto dal francese Jean Raspail nel 1973: è un romanzo che racconta di un futuro distopico in cui l’Europa sarà invasa da parte di popolazioni provenienti dall’India (descritte come incivili e inferiori) che porteranno all’annientamento dei popoli europei. Il secondo si intitola invece The Turner Diaries, e fu scritto dall’americano William Luther Pierce nel 1978: è ambientato negli Stati Uniti nel corso di un’ipotetica guerra civile in cui le persone di “razza bianca caucasica” rischiano di essere sterminate dalle persone appartenenti a tutte le altre etnie.

I due libri sarebbero rimasti confinati nella letteratura fantascientifica, se non fossero stati riscoperti negli anni a venire da studiosi e intellettuali di estrema destra, che ne trassero ispirazione per sistematizzare la teoria della “grande sostituzione”. Il più importante fu l’accademico francese Renaud Camus, con un libro del 2011 intitolato Le grand remplacement: Introduction au remplacisme global (La grande sostituzione: introduzione al rimpiazzo globale), che diede per primo il nome alla teoria complottista come oggi è conosciuta. Camus nel libro parla prettamente della situazione della Francia, paese con un lunghissimo passato coloniale, dove secondo lui la popolazione “indigena” francese sarebbe ormai stata sostituita dalle persone immigrate dalle ex colonie: Camus parla degli immigrati come “colonizzatori”, e paragona il mescolamento di etnie e culture avvenuto in Francia al genocidio degli ebrei compiuto dai nazisti.

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Le tesi di Camus non hanno nessuna base scientifica, ma nel corso degli ultimi anni hanno avuto parecchio successo, tanto che il termine “sostituzione” per parlare dei fenomeni migratori è entrato nel lessico comune di molti politici di estrema destra: in Italia, per esempio, il leader della Lega Matteo Salvini ha più volte parlato di “sostituzione etnica” e di “genocidio del popolo italiano”, così come la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, mentre in Francia ad usare questi termini sono stati soprattutto politici come Marine Le Pen e Éric Zemmour. Oltre che alle migrazioni, i sostenitori della teoria della “grande sostituzione” si oppongono anche all’omosessualità e all’aborto, perché ritengono che impediscano nuove nascite e possano portare a una futura estinzione della “razza bianca”. Per questo motivo la teoria è condivisa tanto dagli ambienti di estrema destra quanto dal cattolicesimo conservatore, e perciò osteggiata dai movimenti femministi e LGBTQI.

La teoria della “grande sostituzione” è in qualche modo simile a un’altra, molto diffusa negli ultimi anni in Europa, quella del cosiddetto “Piano Kalergi”, inventata dal neonazista e negazionista austriaco Gerd Honsik, che ne fece menzione in un libro del 2005. Secondo questa tesi, l’arrivo di centinaia di migliaia di persone in Europa sarebbe parte di un piano segreto architettato dalle élite politiche ed economiche occidentali per importare milioni di potenziali lavoratori a basso costo, mischiarli con le “razze europee” e creare così un meticciato debole e facilmente manipolabile.

Il nome deriva da un eccentrico filosofo aristocratico austro-giapponese del primo Novecento, Richard Nikolaus Eijiro, conte di Coudenhove-Kalergi, che negli anni Venti pubblicò un “Manifesto Pan-Europeo” in cui proponeva la creazione degli Stati Uniti d’Europa, un superstato dove le differenze tra i singoli popoli europei sarebbero state messe da parte in nome della reciproca collaborazione.

Honsik diede una lettura totalmente travisata degli scritti di Kalergi, che peraltro alle migrazioni extraeuropee non aveva mai fatto cenno, anche perché alla sua epoca, sostanzialmente, non esistevano. Da un testo di Kalergi, Honsik prese l’idea secondo cui l’uomo di città, cosmopolita e meticcio, sarebbe superiore per spirito ma inferiore per volontà all’uomo di campagna. Da questo trasse la conclusione che l’uomo di città fosse debole e facile da governare. Gli scambi, le comunicazioni e gli spostamenti all’interno dell’Europa sarebbero quindi, secondo Honsik, parte di un piano per aumentare il meticciato e rendere la popolazione più facile da governare: un’idea che non solo è completamente infondata, ma che non fu mai scritta da nessuna parte da Kalergi.

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