Snapchat non vuole trasferirci tutti nel metaverso

Il social che anticipò molte tendenze di Internet sta investendo su dispositivi pensati per il mondo reale, contrariamente a Zuckerberg

(Snap)
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Lo scorso 28 aprile Snap, l’azienda proprietaria del social network Snapchat, ha presentato Pixy, un piccolo drone dotato di telecamera pensato per seguire chi lo sta manovrando. Questa “telecamera volante” non è il primo dispositivo prodotto dall’azienda, che nel 2016 aveva lanciato Spectacles, degli occhiali con cui registrare video e visualizzare elementi in realtà aumentata (quel tipo di “realtà” che viene arricchita, di solito attraverso un visore, di elementi virtuali, diversa dalla realtà virtuale, che invece è un ambiente del tutto artificiale).

Il drone è stato annunciato in un momento di crescita per l’azienda, che nel primo trimestre del 2022 ha aumentato del 18% i suoi utenti giornalieri, salendo a quota 332 milioni in tutto il mondo. Ciò rende Snap più utilizzato di Twitter, che ha 217 milioni di utenti, pur essendo da sempre maggiormente al centro delle attenzioni mediatiche.

Fondata nel settembre del 2011 da Evan Spiegel (che ne è l’amministratore delegato), Reggie Brown e Bobby Murphy, Snapchat nacque come app con cui mandare e ricevere foto e messaggi che scomparivano poco dopo essere stati visualizzati. L’idea si rivelò fin da subito di successo specie tra gli utenti più giovani, che ne premiarono la natura effimera rappresentata anche dal suo logo, un fantasmino bianco su sfondo giallo.

Nel 2013, il social network aggiunse una nuova funzione con cui condividere foto a tutti i propri contatti, mantenendole visibili per ventiquattro ore. Erano nate le “Stories”, formato che da allora si è diffuso su molti altri servizi. Nello stesso stesso periodo, Snapchat – che nel giro di pochi anni avrebbe cambiato nome in “Snap” – cominciò ad attirare le attenzioni della concorrenza, soprattutto di Facebook.

Nel 2016, infatti, il social network guidato da Mark Zuckerberg offrì tre miliardi di dollari per acquisire la società, un’offerta che Spiegel rifiutò. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, Facebook ci riprovò tre anni dopo, nel 2016, sempre invano. Pochi mesi dopo questo tentativo, Instagram – di proprietà del gruppo Facebook, oggi noto come Meta – presentò una “nuova” funzionalità con cui gli utenti potevano pubblicare contenuti effimeri, che rimanevano disponibili per sole ventiquattro ore: le Instagram Stories.

Fu il punto d’arrivo di un lungo processo con cui Facebook provò prima a comprare e poi a togliere utenti e rilevanza al concorrente. Nel suo libro How to Turn Down a Billion Dollars: The Snapchat Story, lo scrittore Billy Gallagher ha raccontato perché Zuckerberg abbia deciso di agire nei confronti dell’azienda: «Snapchat continuava a crescere, attirando sempre più utenti e rubando sempre più foto e video che gli utenti erano soliti postare su Facebook o Instagram». Quando Zuckerberg decise di copiare le Stories, dovette spronare i suoi sviluppatori chiedendogli di «non essere così orgogliosi da non copiare» la concorrenza.

Nonostante siano passati anni, le visioni di Zuckerberg e Spiegel rimangono ancora oggi in netto contrasto. Il fondatore di Facebook ha speso buona parte dell’ultimo anno a investire nel metaverso, una futuristica realtà a cui si è ispirato per il nuovo nome del suo gruppo, Meta. Presentando il nuovo drone, invece, Spiegel ha sottolineato l’assenza del concetto di metaverso dai progetti futuri dell’azienda, definendolo «ambiguo e ipotetico».

La distanza tra le visioni di Snap e Meta sembra essere diventata un punto di forza comunicativo dell’azienda. Spiegel ha addirittura sottolineato come «le persone passeranno la maggior parte del loro tempo nel mondo perché un posto meraviglioso». Secondo il CEO, infatti, la prossima nuova frontiera non sarà la realtà virtuale da visitare sfruttando un avatar; il futuro, secondo Snap, sarebbe nella realtà aumentata, nell’arricchimento di ciò che ci circonda con elementi digitali e divertenti. La differenza è sostanziale: mentre il metaverso vuole “sostituire la realtà”, Snap vuole “aumentare il mondo attorno all’utente”.

È per questo che l’azienda punta su dispositivi come i visori e i droni. Snap, del resto, si definisce una “camera company”, una società del settore fotografico, che si occupa sia di hardware che di software. Uno dei punti forti del social network sono i filtri fotografici con cui l’app modifica i tratti del viso aggiungendo elementi spesso buffi o assurdi. I filtri e le “lenti” dell’azienda sono ritenuti tra i più creativi del mondo, anche grazie alle mosse fatte nel settore con le acquisizioni di startup come Looksery e AI Factory, che si occupano di riconoscimento facciale e animazione in tempo reale, e su cui Snap ha investito più di trecento milioni di dollari.

Dopo una fase di forte crisi, nel 2018, Snap è tornata a crescere nel pieno della pandemia, come molte altre realtà digitali. La fine delle restrizioni legate alla pandemia e il ritorno di molte attività sociali non hanno messo in dubbio quella che è diventata la mission dell’azienda: «La nostra scommessa fondamentale», ha detto al Guardian Spiegel, «è che le persone amino davvero il mondo reale: vogliono stare assieme, in persona, con i propri amici».