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  • Martedì 10 maggio 2022

Il blocco del porto di Odessa potrebbe creare una crisi alimentare globale

A causa della guerra si sono interrotte le esportazioni, e nei silos della città ci sono milioni di tonnellate di grano e mais

Vigili del fuoco spengono un incendio causato da un attacco missilistico russo in un centro commerciale di Odessa (ANSA/EPA/STATE EMERGENCY SERVICE OF UKRAINE)
Vigili del fuoco spengono un incendio causato da un attacco missilistico russo in un centro commerciale di Odessa (ANSA/EPA/STATE EMERGENCY SERVICE OF UKRAINE)
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Da settimane tutti i principali porti ucraini sul Mar Nero sono di fatto bloccati, a causa dei continui attacchi russi che ne hanno interrotto il regolare funzionamento, impedendo alle navi mercantili di partire o di arrivare. La situazione più preoccupante è quella che riguarda Odessa, il più grande e importante porto ucraino sul Mar Nero, nei cui silos si stima siano stipati milioni di tonnellate di grano e mais in attesa di essere spediti in tutto il mondo.

Della situazione del porto di Odessa ha parlato lunedì il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che si trovava in visita nella città. «Ho visto silos pieni di grano e mais, pronti per l’esportazione. È cibo di cui c’è estrema necessità ma che è bloccato a causa della guerra russa e del blocco dei porti del Mar Nero, e che sta causando conseguenze drammatiche per i paesi più vulnerabili», facendo riferimento a tutti quei paesi che dipendono enormemente dalla produzione agricola ucraina, e che nei prossimi mesi potrebbero trovarsi privi delle risorse necessarie. «Abbiamo bisogno di una risposta globale», ha detto Michel a questo proposito.

Del blocco del porto di Odessa ha parlato anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che nel suo quotidiano discorso alla nazione ha detto che già ora le mancate esportazioni dell’Ucraina stanno lasciando decine di paesi «sull’orlo della mancanza di cibo» e che la situazione potrebbe ancora peggiorare e diventare «spaventosa». Zelensky ha detto che nel porto di Odessa ormai non si vede più nemmeno una nave in movimento, come «probabilmente non succedeva dalla Seconda guerra mondiale».

Nel frattempo, sempre a Odessa, si sono intensificati gli attacchi russi: lunedì sono stati lanciati in tutto sette missili, che hanno colpito due hotel e un centro commerciale, dove si è sviluppato un vasto incendio che è stato spento solo dopo molte ore nella notte tra lunedì e martedì. Al momento gli attacchi hanno causato almeno un morto e 5 feriti. Le autorità ucraine hanno detto che tra i missili lanciati lunedì a Odessa ce ne sarebbero anche tre ipersonici Kinzhal.

Già nel primo pomeriggio di lunedì c’era stato un attacco russo a Odessa, avvenuto mentre in città era in corso un colloquio tra Charles Michel e il primo ministro ucraino Denis Shmygal, che sono stati costretti a rifugiarsi in un bunker insieme.

I primi attacchi sono stati compiuti mentre in Russia si celebrava il Giorno della Vittoria, una delle feste nazionali più importanti del paese, in cui si ricorda la resa dei nazisti del 1945. L’evento principale delle celebrazioni è stato il discorso del presidente russo Vladimir Putin sulla piazza Rossa di Mosca: in molti temevano che potesse dichiarare formalmente guerra all’Ucraina, ma alla fine così non è stato (il regime russo dice di avere avviato un’“operazione militare speciale» in Ucraina).

Tra domenica e lunedì, inoltre, sono continuati i combattimenti in varie città dell’Ucraina dell’est, dove l’esercito russo sta cercando di avanzare per ottenere il controllo totale della regione del Donbass. Ci sono stati bombardamenti contro edifici civili nella città di Bakhmut, dove almeno una persona è stata uccisa, e a Kostiantynivka, dove invece i morti sono stati due.

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Sta continuando anche la battaglia per la conquista dell’acciaieria Azovstal di Mariupol, città del sud-est dell’Ucraina che è ormai da diversi giorni sotto il controllo della Russia. Lo stabilimento dell’Azovstal, che è enorme ed è dotato di vasti sotterranei, ha dato rifugio per settimane a centinaia di civili ucraini: domenica erano stati fatti evacuare donne, bambini e anziani e dalle prime informazioni era sembrato che le operazioni di soccorso si fossero concluse. Martedì le autorità ucraine hanno detto però che all’interno dello stabilimento, oltre ai soldati ucraini del reggimento Azov, ci sarebbero circa altri 100 civili, tutti maschi adulti.