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  • Martedì 10 maggio 2022

A 19 anni Carlos Alcaraz è già il tennista da battere

Lo spagnolo ha vinto il torneo di Madrid dopo aver battuto Nadal, Djokovic e Zverev, e si prepara a superarli nel ranking mondiale

(AP Photo/Joan Monfort)
(AP Photo/Joan Monfort)
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Domenica il tennista spagnolo Carlos Alcaraz ha vinto l’importante torneo di Madrid, dopo aver battuto in ordine Rafael Nadal, Novak Djokovic e Alexander Zverev, cioè tre dei primi quattro tennisti nella classifica mondiale. Tre giorni prima, il 5 maggio, aveva compiuto 19 anni.

Dall’inizio dell’anno Alcaraz ha accumulato un sorprendente record di 28 vittorie e 3 sconfitte. In due mesi e mezzo ha vinto quattro tornei, tutti prestigiosi, passando dalla posizione numero 32 del ranking alla numero 6 e diventando il secondo tennista con più punti in stagione dopo Nadal. A gennaio se ne parlava ancora come del talento più promettente della sua generazione, destinato a dominare il circuito negli anni a venire: oggi di fatto lo sta già facendo, e ci si chiede quanto tempo impiegherà prima di diventare il numero 1 al mondo.

Alcaraz è nato nel 2003 a El Palmar, un sobborgo di Murcia, nel sud-est della Spagna. È allenato dall’ex tennista Juan Carlos Ferrero, che è stato numero 1 al mondo e viene dalla stessa zona della Spagna. Sempre da quelle parti, a Villena, vicino ad Alicante, Ferrero aveva fondato l’accademia di tennis che porta il suo nome, dove Alcaraz risiede e si allena.

Il padre di Alcaraz, che come lui si chiama Carlos, era stato un buon tennista a livello giovanile, ma aveva dovuto rinunciare a una carriera maggiore per ragioni economiche. Era però rimasto nell’ambiente, diventando direttore sportivo di un club di tennis a Murcia. Il fatto che il tennis fosse una passione di famiglia ha permesso ad Alcaraz di iniziare a giocare da molto piccolo – secondo quel che ha raccontato il padre da quando aveva tre anni – e di appassionarsi moltissimo allo sport.

Cominciò a ottenere buoni risultati già a livello juniores (ottenne i primi punti ATP quando aveva solo 14 anni), e presto ebbe la necessità di spostarsi anche in altri paesi per i tornei: il che, unito agli allenamenti agonistici, comportava affrontare delle spese che la famiglia non poteva sostenere, e per le quali fu aiutata negli anni da alcuni benefattori, in particolare Alfonso Lopez Rueda, uomo d’affari di Murcia e amico di famiglia.

Nonostante il suo allenatore sia Ferrero, Alcaraz è stato spesso paragonato a Nadal – ad oggi il giocatore più vincente nella storia del tennis – e ne è considerato l’erede, anche per una serie di coincidenze che hanno accomunato la loro precocità nel tennis: per esempio, entrambi hanno fatto il loro ingresso tra i primi 10 al mondo all’età di 18 anni e nello stesso giorno, il 25 aprile (uno del 2005, l’altro del 2022), entrambi dopo aver vinto il torneo di Barcellona. Anche se i due si somigliano solo in alcuni aspetti dello stile di gioco, Alcaraz ha detto diverse volte di essere molto motivato dal confronto e di ispirarsi a Nadal nel «dare tutto dalla prima all’ultima pallina».

Il talento di Alcaraz era noto da alcuni anni anche fuori dalla Spagna, ma il mondo tennistico e molti non appassionati si erano definitivamente accorti di lui a settembre dopo la vittoria contro il greco Stefanos Tsitsipas, che in quel momento era il numero 3 al mondo, agli US Open, uno dei quattro Slam, i tornei più importanti e prestigiosi della stagione (gli altri sono Australian Open, Roland Garros e Wimbledon).

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Vista la sua giovane età e la rapidità della sua ascesa – solo un anno fa era 120esimo nel ranking – ogni volta che vince qualcosa ne viene ricordata la precocità: è stato il più giovane vincitore di un torneo a livello ATP (il circuito maggiore maschile) dal 2008; è il più giovane ad aver raggiunto i quarti di finale in uno degli Slam dal 1990; ad aprile è diventato il più giovane vincitore nella storia del torneo di Miami ed è stato uno dei più giovani di sempre a entrare nella top 10 del ranking. L’italiano Jannik Sinner, che ha quasi due anni in più, viene probabilmente dopo Alcaraz tra i più forti della loro generazione, ed è attualmente 13esimo nel ranking. Sta però avendo una crescita molto meno repentina, anche se l’anno scorso era arrivato fino al nono posto.

Nessuno di questi primati però descrive a pieno la dimensione assunta in questi ultimi mesi da Alcaraz, passato dall’essere una giovane promessa al giocatore da battere per tutti, forse proprio per la rapidità con cui è successo. A novembre 2021 aveva partecipato alle Next Gen ATP Finals di Milano, il torneo di fine stagione che riunisce gli 8 migliori tennisti under 21 del circuito, dove aveva vinto dimostrandosi ampiamente il miglior giovane in circolazione.

È probabile che nemmeno lui si aspettasse di arrivare a questo livello in un tempo così breve, visto che pochi giorni dopo quella vittoria aveva dichiarato come obiettivo del 2022 l’ingresso tra i primi 15 al mondo. Dopo l’ottima forma mostrata già a gennaio aveva poi rivisto le proprie stime, dicendo di sperare in un posto alle ATP Finals di Torino di quest’anno: cioè il torneo a cui partecipano i migliori 8 tennisti della stagione di tutte le età.

Oggi la sua qualificazione per Torino è data per scontata da tutti gli esperti di tennis e addetti ai lavori: Alcaraz parte favorito o alla pari contro qualsiasi tennista ed è considerato il più credibile possibile vincitore del prossimo Roland Garros (uno dei quattro Slam) insieme a Nadal, che però in quel torneo ha già vinto 13 volte. Dopo aver perso largamente contro di lui la finale di domenica a Madrid, Zverev, che era il campione in carica del torneo, ha detto di considerarlo «il miglior giocatore al mondo in questo momento».

Sulla sua crescita, Nadal ha recentemente detto: «Quando sei giovane, quando sei molto bravo, il processo è più rapido che per le persone normali. Quindi lui non è un ragazzo normale, come Novak non era un ragazzo normale, come Roger non era un ragazzo normale, probabilmente come non lo ero nemmeno io».

“Novak” e “Roger” a cui fa riferimento Nadal sono Djokovic e Federer. Succede spesso che i giovani tennisti di talento vengano paragonati ai cosiddetti “Big 3”, i tre tennisti più vincenti della storia (Nadal, Federer e Djokovic, appunto): assai più raro però è che il paragone arrivi da uno dei Big 3 stessi, e in termini così espliciti.

Alcaraz con il trofeo del torneo di Madrid (AP Photo/Paul White)

Oltre ad aver vinto il secondo Masters 1000 in poche settimane (cioè la classe di tornei più importante dopo gli Slam), a Madrid Alcaraz ha anche stabilito un primato che descrive meglio il suo attuale valore, e che infatti non ha a che fare con la sua età: è diventato il primo tennista di sempre a battere Nadal e Djokovic nello stesso torneo sulla terra rossa. In due giorni ha ottenuto le due migliori vittorie della sua carriera.

Non è una di quelle statistiche per curiosi e appassionati: i Big 3 infatti hanno dominato il circuito negli ultimi 18 anni, alternandosi nelle vittorie in un modo che non ha reso quasi mai possibile per altri tennisti (con l’unica eccezione dello scozzese Andy Murray) inserirsi con continuità nei successi dei maggiori tornei.

Quando Djokovic non aveva potuto partecipare agli Australian Open di quest’anno, di cui era il grande favorito, Nadal ha alzato il proprio livello di gioco fino a vincere, dimostrando per l’ennesima volta negli ultimi anni che nessun tennista delle generazioni successive alla loro fosse ancora in grado di prenderne il posto, nonostante la loro età avanzata.

Alcaraz non ha certamente vinto con i migliori Djokovic e Nadal di sempre, ma il fatto che li abbia battuti nello stesso torneo e sulla terra rossa – superficie su cui Nadal è di gran lunga il miglior giocatore della storia, e su cui solo Djokovic è stato in grado di batterlo con una certa frequenza – lo rende il primo vero credibile successore dei Big 3 degli ultimi anni.

Nelle due partite con Nadal e Djokovic Alcaraz ha vinto per due set a uno – anche se con Djokovic l’esito dell’incontro è stato molto più incerto (6-7, 7-5, 7-6) –, ma in entrambi i casi ha mostrato soprattutto un gioco impressionante per quanto è stato offensivo: contro due dei migliori giocatori di difesa di sempre, Alcaraz ha colpito l’enorme numero di 88 vincenti complessivi – cioè quei colpi che chiudono il punto senza possibilità che l’avversario tocchi la pallina – a fronte dei 34 messi insieme dai due avversari.

Nonostante abbia solo 19 anni, il gioco di Alcaraz è già molto completo: è ottimo da fondo campo e a rete; sia il dritto che il rovescio (a due mani) sono molto solidi; è rapidissimo nei recuperi e gioca benissimo variazioni come le palle corte, una delle sue armi migliori e che usa più volentieri. Nel torneo vinto a Miami ha fatto punto in 51 su 59 palle corte tentate, una percentuale molto inusuale.

Fisicamente è diverso dai tennisti più forti della generazione precedente, come Medvedev, Tsitsipas, Zverev, Hurkacz e Berrettini: tutti tennisti molto alti (sopra l’1,95, tranne Tsitsipas che è 1,93) e che fanno affidamento su un grande servizio, con cui sono in grado di mettere a segno molti punti diretti. Alcaraz è alto 1,85 e anche lui ha un ottimo servizio, che gioca spesso in modo intelligente per arrivare al punto con il colpo successivo e senza puntare necessariamente all’ace (il punto diretto dal servizio senza che l’avversario tocchi la palla).

Se gli altri sono stati spesso definiti “monodimensionali”, perché si distinguono in positivo solo per alcuni aspetti del loro gioco (Zverev il servizio e il rovescio, Medvedev il servizio e la difesa da fondo, Berrettini il servizio e il dritto, per esempio), Alcaraz si distingue per il suo gioco in generale. La sua completezza e varietà lo rendono molto adatto alla terra rossa, ma ha già vinto anche sul cemento, all’aperto e indoor. L’unica incognita resta l’erba, su cui al livello del circuito maggiore ha giocato solo due partite (perdendo la seconda contro Medvedev), a Wimbledon nel giugno del 2021. Potrebbe volerci più tempo a giocare ad altissimi livelli anche su quella superficie, visto che i tornei sull’erba sono pochi e sono quindi minori anche le occasioni di allenamento.

In generale, finora Alcaraz ha mostrato le maggiori difficoltà sui punti più lunghi e alcuni cedimenti di concentrazione nelle partite più estenuanti, come avvenuto contro il giovane statunitense Sebastian Korda a Montecarlo, o contro Berrettini agli Australian Open, dove ha perso al tie-break del quinto set dopo 4 ore e 10 minuti di gioco.

Non è detto quindi che Alcaraz sia già attrezzato per vincere uno Slam, dove le partite si giocano al meglio dei 5 set e in cui ha fatto ancora poca esperienza, anche se la rapidità della sua crescita fa pensare che possa farsi trovare pronto già al prossimo appuntamento disponibile, cioè il Roland Garros di Parigi che inizia l’ultima settimana di maggio. Molti lo vedono favorito insieme a Nadal e lui stesso negli ultimi giorni ha detto più volte di sentirsi pronto a vincere uno Slam. A Marca ha dichiarato il suo nuovo obiettivo per il 2022: «Vincere uno dei tre Slam rimasti».

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