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  • Giovedì 5 maggio 2022

Storia di una ragazza prodigio uccisa dalla madre

Hildegart Rodríguez Carballeira era colta, famosa e ammirata: nacque e morì per un piano preparato nei minimi dettagli

Aurora Rodríguez Carballeira al funerale della figlia, Hildegart Rodríguez Carballeira (Biblioteca Nazionale spagnola, Wikimedia Commons)
Aurora Rodríguez Carballeira al funerale della figlia, Hildegart Rodríguez Carballeira (Biblioteca Nazionale spagnola, Wikimedia Commons)
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Hildegart Rodríguez Carballeira fu una delle femministe spagnole più influenti dell’inizio del Ventesimo secolo. Ragazza prodigio, scrittrice e attivista politica, nacque a Madrid il 9 dicembre del 1914 e morì a 18 anni il 9 giugno del 1933, uccisa dalla madre Aurora mentre dormiva con quattro colpi di arma da fuoco, tre in testa e uno al petto.

L’assassinio di Rodríguez Carballeira fu molto commentato sui giornali spagnoli perché riguardava una giovane famosa e promettente, attiva in politica e nota per il suo impegno a favore dell’emancipazione femminile, ma anche per l’apparente mancanza di motivazioni che spiegassero il gesto della madre. La sua storia ha ispirato libri, articoli di approfondimento e film e ha a che fare in particolare con l’ossessione della madre, che la controllò in maniera morbosa per tutta la vita, da ancora prima della sua nascita fino appunto alla morte.

Nelle parole della scrittrice spagnola Almudena Grandes, che si ispirò ad Aurora Rodríguez Carballeira per scrivere il suo romanzo La figlia ideale, la loro fu «una storia straordinaria, così fantastica che nessuno avrebbe potuto inventarla».

Aurora Rodríguez Carballeira nacque nel 1879 in Galizia, nel nord-ovest della Spagna. Non frequentò la scuola, ma si formò da sola leggendo moltissimi libri della biblioteca del padre, un politico di idee progressiste, appassionandosi alle idee del socialismo e del socialismo utopico. A poco a poco cominciò a interessarsi all’idea che fosse possibile costruire una nuova società basata sull’istruzione e divenne ossessionata dal pensiero di creare un essere intellettualmente superiore: uno dei capisaldi dell’eugenetica, la teoria molto diffusa all’inizio del Novecento che sosteneva l’idea di migliorare la specie umana attraverso la procreazione di individui che avessero determinate caratteristiche.

A 16 anni Rodríguez Carballeira era riuscita a istruire e a far diventare il figlio di sua sorella un prodigio del pianoforte, con sua grande soddisfazione. Come disse lei stessa ai suoi psichiatri dopo aver assassinato la figlia, poco meno di vent’anni dopo aveva messo a punto «un piano preparato perfettamente, eseguito con precisione matematica e un obiettivo concreto», quello di creare una donna perfetta, bella e intelligente, che potesse «redimere l’umanità»: Hildegart, che chiamava la sua «statua di carne».

Hildegart Rodríguez Carballeira

Per raggiungere il suo obiettivo, Aurora Rodríguez Carballeira cercò un uomo con caratteristiche secondo lei ideali: un corpo perfetto, una certa intelligenza e una cultura ampia e trasversale. Una volta trovato (si crede che si trattasse di un parroco chiamato Alberto Pallás) ebbe con lui rapporti sessuali finalizzati solo a rimanere incinta (il sesso la disgustava perché secondo lei perpetuava il ruolo della donna in quanto procreatrice). Seguì una dieta rigida, prestò attenzione a non affaticarsi troppo e portò a termine la gravidanza a Madrid, dove nel 1914 partorì Hildegart.

Rodríguez Carballeira cominciò a istruire la figlia e a insegnarle tutto quello che sapeva fin da piccolissima, affinché diventasse una donna «superdotata» in un mondo dominato dagli uomini, ha raccontato a BBC Mundo Carmen Domingo, autrice del saggio biografico La mia amata figlia Hildegart.

Prima di compiere due anni la bambina sapeva già leggere; a tre sapeva scrivere e a quattro batteva a macchina. A otto parlava inglese, francese e tedesco, oltre allo spagnolo, e a tredici aveva già finito le scuole superiori. A 14 anni cominciò a studiare giurisprudenza grazie a un permesso speciale concessole per via della sua età precoce: a 17 anni, dopo essersi laureata col massimo dei voti, si iscrisse anche a medicina e a lettere e filosofia.

Nel frattempo Hildegart si interessava alla società e alla politica. In particolare, difendeva i diritti del proletariato e lottava per l’indipendenza sessuale delle donne, sostenendo l’educazione sessuale e l’autodeterminazione del corpo femminile ma anche il diritto alla contraccezione e quello al divorzio. Si scriveva regolarmente con importanti attivisti e intellettuali americani che si occupavano di sessualità e diritti riproduttivi, tra cui Margaret Sanger e Havelock Ellis, e conosceva anche il popolare scrittore britannico H.G. Wells, che era rimasto affascinato dalla sua intelligenza durante una visita a Madrid.

Ancorché adolescente, intervenne in numerose conferenze e scrisse più di 150 articoli per importanti riviste e giornali spagnoli tra cui El Socialista, La Libertad, La Tierra e La Renovación, il giornale dei giovani socialisti. Fu anche autrice di 16 libri e pamphlet, la maggior parte su temi legati all’educazione e alla rivoluzione sessuale (si ritiene comunque che alcuni di questi possano essere stati scritti dalla madre).

– Leggi anche: Storia di un libro femminista rivoluzionario

Nonostante Hildegart Rodríguez Carballeira fosse considerata una delle voci più progressiste del femminismo spagnolo, la sua vita fu caratterizzata da una rigida repressione sessuale imposta dalla madre, che esercitava su di lei un controllo morboso.

La ragazza raccontò a un giornalista di non aver mai avuto un’infanzia perché si dedicava a studiare «senza sosta, di giorno e di notte». Viveva sotto l’ombra della madre, che la accompagnava dappertutto, dormiva nella sua stessa stanza e le dava indicazioni precise per diventare una grande intellettuale della sinistra spagnola, «capace di guidare gli uomini oppressi e schiavizzati». Una madre che diceva fosse nata «per una missione ideale da cui non avrebbe dovuto distoglierla nessuna debolezza umana»: una missione che nella sua logica, se ostacolata, avrebbe giustificato anche il fatto di assassinarla.

Aurora Rodríguez Carballeira in carcere nel 1933

Dopo aver sparato alla figlia, il 9 giugno del 1933, Aurora Rodríguez Carballeira andò subito a confessare l’assassinio da un amico avvocato, e poi si presentò dalle forze dell’ordine per raccontare tutto ciò che aveva fatto, assumendosi ogni responsabilità. Durante il processo, disse che aveva ucciso la figlia perché aveva abbandonato la missione della quale era stata incaricata, ovvero quella di redimere le donne. Aggiunse anche che «lo scultore, dopo aver scoperto anche solo una minima imperfezione nella propria opera, la distrugge».

Ci sono alcune teorie sul reale motivo per cui Aurora Rodríguez Carballeira decise di uccidere la ragazza prodigio che aveva voluto, istruito e formato con così tanta tenacia.

Al processo lei sostenne di averla uccisa perché sapeva che si era innamorata di un uomo (forse il giovane scrittore socialista Abel Vilella) e per questo credeva che sarebbe andata via. Secondo alcune ipotesi, fu perlopiù a causa di divergenze politiche, visto che la ragazza si stava allontanando dal socialismo, mentre secondo altre la madre era convinta che Wells ed Ellis stessero cercando di trasformarla in una spia.

In effetti Hildegart Rodríguez Carballeira aveva criticato apertamente il partito socialista spagnolo in alcuni articoli del 1932, ricevendo a sua volta critiche e perfino minacce di morte, motivo per cui la madre aveva deciso di comprare una pistola per proteggerla. Allo stesso tempo, le biografie osservano che la ragazza stava cercando di emanciparsi dalla madre, la quale aveva minacciato in diverse occasioni di suicidarsi, se lo avesse fatto.

Come sintetizza Domingo, la ragazza potrebbe essere stata assassinata semplicemente «perché era figlia dell’epoca in cui viveva e stava andando in una direzione diversa da quella che la madre aveva previsto per lei».

Gli psichiatri incaricati di valutare il caso riconobbero subito che Aurora Rodríguez Carballeira soffriva di qualche tipo di disturbo psichiatrico o paranoide, e gli avvocati della difesa cercarono di dimostrare che per questa ragione non potesse essere condannata. Lei, che dal canto suo negò sempre di avere problemi mentali, rivendicando il diritto di uccidere la figlia, fu giudicata pienamente capace delle proprie facoltà mentali e venne condannata a 26 anni, 8 mesi e 1 giorno di carcere.

Nel 1935 tuttavia fu trasferita in un ospedale psichiatrico a sud di Madrid, dove rimase fino al momento della sua morte, nel 1956. Le sue cartelle cliniche furono scoperte nel 1977 e furono di grande aiuto sia per fare luce sull’assassinio, sia per lo studio della psichiatria in quell’epoca.

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