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  • Giovedì 5 maggio 2022

Le evacuazioni dall’acciaieria Azovstal non sono ricominciate

La Russia aveva garantito un cessate il fuoco per permettere di soccorrere i civili, ma secondo l'Ucraina non l'avrebbe rispettato

L'acciaieria Azovstal, il 4 maggio (AP Photo/Alexei Alexandrov)
L'acciaieria Azovstal, il 4 maggio (AP Photo/Alexei Alexandrov)
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Le operazioni di evacuazione dei civili dall’acciaieria Azovstal della città ucraina di Mariupol non sono ancora ricominciate, al contrario di quanto aveva annunciato mercoledì il ministero della Difesa russo. La Russia aveva detto che da giovedì a sabato, tra le 8 di mattina e le 18, ci sarebbe stato un cessate il fuoco per permettere le operazioni di soccorso di donne, bambini e lavoratori dell’acciaieria che si trovano ancora lì. Le autorità ucraine hanno detto che però al momento non è stato permesso a nessun civile di uscire dall’acciaieria e hanno accusato l’esercito russo di non aver interrotto attacchi e bombardamenti.

Non sarebbe la prima volta che la Russia garantisce un cessate il fuoco a Mariupol senza poi rispettarlo: le prime e uniche evacuazioni di civili dall’acciaieria erano state effettuate domenica scorsa, e non ne erano seguite di nuove a causa della ripresa dei bombardamenti russi.

Non è chiaro quanti civili ci siano ancora all’interno dell’acciaieria: le autorità ucraine hanno detto che sono diverse centinaia (prima si era parlato di 600, poi di 200) e non si sa nemmeno in che condizioni siano e se negli ultimi giorni abbiano ricevuto rifornimenti di acqua, cibo e medicinali. Non si conosce il numero esatto dei soldati ucraini che stanno ancora difendendo lo stabilimento dai russi, e che appartengono al reggimento Azov.

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Nell’evacuazione di domenica – la prima da quando il presidente russo Vladimir Putin, quasi due settimane fa, aveva chiesto che la fabbrica fosse bloccata e isolata dall’esterno – erano state fatte uscire dallo stabilimento circa 150 persone. Inizialmente erano state portate in una città controllata dalla Russia e poi trasferite a Zaporizhzhia, che è invece sotto il controllo dell’esercito ucraino.

Nei giorni successivi non c’erano state però nuove evacuazioni, nonostante le pressanti richieste del governo ucraino e delle Nazioni Unite, e l’esercito russo aveva ricominciato a bombardare lo stabilimento.

Martedì la Russia aveva giustificato i nuovi bombardamenti accusando i soldati ucraini di aver sfruttato il temporaneo cessate il fuoco per uscire dai rifugi sotterranei e prepararsi a riprendere i combattimenti. Mercoledì i bombardamenti sono stati ancora più intensi del solito e diverse fonti ucraine, non confermate, hanno detto che l’esercito russo avrebbe cercato di entrare nello stabilimento, cosa che finora non aveva mai fatto.

Lo stabilimento della Azovstal è da settimane l’ultimo luogo della resistenza ucraina a Mariupol, città portuale nel sud dell’Ucraina la cui conquista è particolarmente importante per i russi. Oltre alle persone che si trovano nei sotterranei dell’acciaieria, a Mariupol si stima che ci siano ancora migliaia di persone.

A differenza di quanto successo per i civili che sono rifugiati nell’acciaieria, nei giorni scorsi le evacuazioni degli altri civili di Mariupol sono proseguite con il coordinamento di Nazioni Unite e Croce Rossa: nell’ultima operazione di soccorso, effettuata mercoledì, sono state portate via dalla città 344 persone.

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