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  • Domenica 1 maggio 2022

La Russia ha mobilitato anche i delfini in Ucraina

I suoi programmi di addestramento militare per cetacei sono noti, e le immagini satellitari suggeriscono li stia usando in Crimea

Il presidente russo Vladimir Putin insieme a due delfini in un acquario sull'isola Russkij, vicino al porto di Vladivostok, il primo settembre 2013 (AP Photo/RIA Novosti, Alexei Nikolsky, Ufficio stampa della presidenza russa)
Il presidente russo Vladimir Putin insieme a due delfini in un acquario sull'isola Russkij, vicino al porto di Vladivostok, il primo settembre 2013 (AP Photo/RIA Novosti, Alexei Nikolsky, Ufficio stampa della presidenza russa)
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Una serie di immagini satellitari del porto di Sebastopoli, in Crimea, suggerisce che la Russia stia usando delfini addestrati nella guerra in Ucraina, forse come forma di protezione dalle intrusioni nemiche. Un esperto di sottomarini che lavora con lo U.S. Naval Institute (USNI), un’associazione di militari americani che studia questioni di difesa, ha analizzato varie fotografie realizzate dalla società Maxar Technologies concludendo che a febbraio, poco prima dell’inizio dell’invasione russa del’Ucraina, due recinti marini per cetacei sono stati installati all’ingresso del porto.

Lo scopo della mobilitazione dei mammiferi marini sarebbe contribuire alla protezione della base navale di Sebastopoli, che ha un importante ruolo strategico per la Russia: potrebbero essere usati per evitare che i subacquei ucraini entrino di nascosto nel porto per sabotare le navi russe. L’esperto dell’USNI, H.I. Sutton, ritiene che i recinti siano gli stessi che la Russia aveva allestito nel 2018 a Tartus, in Siria. Un portavoce di Maxar Technologies ha detto a NBC News che l’azienda concorda con l’analisi di Sutton.

È noto da tempo che la Russia abbia un programma militare di addestramento per foche e cetacei. Durante la Guerra Fredda l’Unione Sovietica ne conduceva uno proprio nella base navale di Sebastopoli: gli animali venivano addestrati a cercare mine sui fondali o a svolgere altri compiti simili perché, dato che possono raggiungere grandi profondità e grazie alla loro naturale capacità di ecolocalizzazione, sono molto efficaci nel trovare oggetti sott’acqua. In quel periodo anche gli Stati Uniti avevano un programma di addestramento per delfini e leoni marini in California: a loro volta erano usati per localizzare mine – furono mobilitati durante la Guerra del Vietnam e poi, nel 2003, nel golfo Persico durante la guerra in Iraq.

Nel 1991 la base di Sebastopoli era passata all’Ucraina, che riutilizzò gli animali in un progetto terapeutico con bambini disabili. Quando però nel 2014 la Russia annetté la Crimea, l’acquario dei delfini tornò alla marina russa (l’Ucraina chiese inutilmente che le fossero consegnati), che riprese con l’addestramento militare, secondo quanto raccontato all’epoca dal Moscow Times. Nel 2016 il ministero della Difesa russo pubblicò un annuncio per l’acquisto di cinque delfini per un programma di addestramento: l’annuncio non diceva quale fosse il fine del programma ma diceva che i delfini dovevano avere denti in salute. Poco dopo essere stato pubblicato comunque l’annuncio era stato rimosso da internet.

Nel 2019 nel nord della Norvegia un gruppo di pescatori si era imbattuto in un beluga che indossava una imbragatura. Anche se le autorità russe non lo avevano mai confermato, si era ipotizzato che il cetaceo fosse legato alla marina russa, e che fosse fuggito o si fosse perso durante un addestramento.