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  • Martedì 26 aprile 2022

Quanto ha vinto davvero Macron?

Un po’ di numeri sulle elezioni presidenziali francesi per capire le dimensioni della rielezione del presidente uscente, e l’autoproclamata “non-sconfitta” di Marine Le Pen

(AP Photo/Daniel Cole)
(AP Photo/Daniel Cole)
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Domenica 24 aprile Emmanuel Macron ha vinto il secondo turno delle presidenziali francesi ed è stato eletto per un secondo mandato con il 58,5 per cento dei voti contro il 41,5 ottenuto da Marine Le Pen, candidata dell’estrema destra. Ci sono diversi altri numeri sulle elezioni che possono aiutare a capire il risultato del voto, e la dimensione della vittoria del presidente uscente.

38,52, il “vero” risultato di Macron
Il candidato della sinistra Jean-Luc Mélenchon, arrivato terzo al primo turno delle elezioni presidenziali, ha sostenuto che Macron avrebbe ottenuto il risultato peggiore tra i presidenti della Quinta Repubblica, e dunque dalla fine degli anni Cinquanta ad oggi. In realtà il quotidiano Libération ha dimostrato che non è esattamente così.

Il giudizio di Mélenchon si basa su un calcolo che tiene conto anche delle schede bianche, di quelle nulle e del tasso di astensione (che è stato assai alto al ballottaggio). Considerando dunque il rapporto fra i voti ricevuti e le persone iscritte al voto (poco meno di 49 milioni), Macron è stato eletto con il 38,52 per cento del voto degli iscritti, che è il secondo peggior risultato per un presidente da quando è iniziata la Quinta Repubblica. Dopo il maggio del 1968, alle elezioni del 1969 ci fu un’astensione molto alta, pari al 31,15 per cento, e Georges Pompidou fu eletto presidente grazie ai voti del 37,5 per cento degli elettori e delle elettrici iscritte.

Grafico da Libération

Nonostante la vittoria netta, comunque, i numeri di Macron vanno un po’ ridimensionati. A ciò si aggiunge una valutazione politica che ha a che fare con il limitato grado di appoggio e di sostegno reale per Macron al ballottaggio, e con il fatto che in molte e molti l’hanno votato solamente per impedire alla candidata dell’estrema destra di vincere: la media dei sondaggi pre-elettorali diceva che circa il 48 per cento di chi avrebbe votato il presidente uscente l’avrebbe fatto solo per opporsi a Le Pen.

Seguendo la stessa logica, guardando dunque solo al voto delle persone iscritte, Le Pen ha ottenuto il 27,28: ha cioè perso al secondo turno con una percentuale inferiore a quella degli astenuti (28,1 per cento). Nella Quinta Repubblica, i Le Pen (il padre Jean-Marie che si era candidato nel 2002 e la figlia Marine che si è candidata nel 2017 e nel 2022) sono stati gli unici candidati a “raggiungere” questo risultato.

2 milioni e 2,6 milioni: gli elettori persi da Macron e quelli guadagnati da Le Pen
Quest’anno il cosiddetto “fronte repubblicano” che Macron ha chiamato a raccolta tra primo e secondo turno ha impedito ancora una volta all’estrema destra di vincere. Tuttavia, scrive Libération, per capire qualcosa in più si devono confrontare i risultati del partito di Le Pen, Rassemblement National, con quelli del 2017.

In cinque anni Macron ha perso 2 milioni di elettori: è stato rieletto con 18,7 milioni di voti, mentre nel 2017 erano 20,7 milioni.

Marine Le Pen ha invece ottenuto 2,6 milioni di voti in più rispetto al 2017: 13,2 milioni di schede elettorali a suo nome, contro i 10,6 milioni di cinque anni prima. Per questo, commentando la sconfitta, la candidata dell’estrema destra ha comunque parlato di una «clamorosa vittoria».

Evoluzione del voto tra il 2017 e il 2022 nei comuni francesi. Emmanuel Macron è rappresentato dal colore arancione e Marine Le Pen dal colore viola (Fonte FranceInfo)

In vent’anni, il partito principale dell’estrema destra francese ha costantemente migliorato i propri risultati alle presidenziali: nel 2002 Jean-Marie Le Pen, allora capo del Front National, aveva ottenuto il 17,79 per cento. La figlia ha raggiunto il 33,9 per cento nel 2017 e il 41,46 per cento nel 2022: 23 punti in più rispetto al risultato del padre.

Nel 2002 erano oltre 20 milioni i voti che separavano il candidato del Front National da Jacques Chirac. Nel 2017, i voti che separavano Marine Le Pen da Emmanuel Macron erano solo 10 milioni e domenica il divario si è nuovamente dimezzato: poco più di 5 milioni.

30, il numero di dipartimenti vinti da Le Pen
I risultati di Le Pen, tra il 2017 e il 2022, sono migliorati su tutto il territorio nazionale, e anche in zone del paese storicamente considerate vicine alla sinistra, come il sud-ovest e l’ovest. Nelle sue “roccaforti” del nord e dell’est della Francia, inoltre, il sostegno per Le Pen o si è mantenuto o si è rafforzato.

Durante il suo primo ballottaggio con Emmanuel Macron, cinque anni fa, Marine Le Pen vinse solo in due dipartimenti: Aisne e Pas-de-Calais. Dopo cinque anni, la candidata dell’estrema destra ha vinto in 30.

L’analisi del voto per Le Pen in base alle aree urbane e rurali della Francia, così come sono classificate dall’Istituto Nazionale di Statistica e Studi Economici del paese, consente inoltre di osservare un aumento del voto per Le Pen in tutte le tipologie di comuni rispetto al 2017, anche se permane il radicamento dell’estrema destra soprattutto nelle zone rurali e nei comuni più piccoli. Le Pen ha comunque superato il 60 per cento dei voti in più di 6.500 comuni del paese.

Comuni dove Marine Le Pen ha preso più del 60 per cento nel 2017 (immagine a sinistra) e nel 2022 (immagine a destra). (Fonte FranceInfo)

Territori d’oltremare
La Francia d’oltremare comprende i territori lontani dalla Francia situata nel continente europeo. Si tratta di territori che facevano parte dell’Impero coloniale francese, si trovano in America, Oceania, nell’Oceano Indiano e in Antartide e sono soggetti a regimi amministrativi e legali molto diversi tra loro. Sono 11 in totale.

È soprattutto qui che i progressi di Marine Le Pen sono stati più significativi. In Guadalupa e Martinica la candidata ha ottenuto, rispettivamente, il 69,6 per cento e il 60,87 per cento dei voti. Ha raggiunto il 60,7 in Guyana, e il 54,4 nell’isola caraibica di Saint-Barthélemy. Sono cifre apparentemente difficili da capire, soprattutto perché si parla di aree che hanno avuto una storia particolare, fatta di schiavitù, di lotta per la decolonizzazione e che, tradizionalmente, votavano a sinistra.

I risultati al secondo turno nei territori d’oltremare (Fonte Le Monde)

Come nel 2017, l’astensionismo è il vero vincitore del secondo turno delle presidenziali, dice Le Monde. Mentre si è fermato al 28,1 per cento nella Francia continentale, è salito in media al 53 per cento nei territori d’oltremare. Al primo turno, nei territori d’oltremare il favorito era risultato Jean-Luc Mélenchon. Marine Le Pen ha dunque beneficiato sia della massiccia astensione che del forte sentimento di ostilità verso il presidente Macron.

Didier Destouches, docente all’università delle Antille e della Guyana, ha spiegato che i territori d’oltremare «sono classificati e considerati come regioni periferiche».

Cinque anni fa in questi territori c’era stato praticamente un plebiscito per Emmanuel Macron, ma poi gli abitanti locali si sono sentiti in un certo senso “traditi” e molto “trascurati” dalle politiche del presidente. Per questo il voto a favore dell’estrema destra non va letto come espressione di un’adesione al programma di Le Pen, ma piuttosto come un voto per chi aveva «le migliori possibilità di estromettere l’attuale presidente»: è stato soprattutto un voto per «sanzionare» Macron.

Parigi
A Parigi, al secondo turno, Macron ha ottenuto l’85,1 per cento e Marine Le Pen il 14,9. Il tasso di partecipazione ha superato il 78 per cento. Al primo turno, al primo posto era arrivato Macron, con il 35,34 per cento, e al secondo posto Jean-Luc Mélenchon con il 30,08.

A Parigi dove l’estrema destra è rimasta debole, Marine Le Pen al secondo turno ha comunque ottenuto 54 mila voti in più rispetto al 2017.

72 per cento: gli over 65 che hanno votato Macron
Come ha scritto Politico, circa il 59 per cento di coloro che hanno dichiarato di faticare ad arrivare economicamente a fine mese ha votato per Le Pen, mentre Macron ha ottenuto i due terzi dei voti tra chi ha detto di non avere particolari problemi economici.

Macron deve inoltre la sua vittoria alla lealtà degli elettori più anziani, che non solo lo hanno sostenuto, ma che rappresentano anche la fascia di età con la più alta affluenza alle urne. Chi ha tra i 18 e i 24 anni ha sempre votato a favore di Emmanuel Macron, ma il tasso di astensione è stato del 41 per cento.

(fonte Politico)

28 per cento, il tasso di astensione
Diversi osservatori hanno sottolineato come l’evoluzione dell’astensione alle elezioni presidenziali sollevi una questione di legittimità del vincitore, anche se al ballottaggio Emmanuel Macron ha ottenuto più o meno lo stesso numero di voti di Nicolas Sarkozy nel 2007 o di François Hollande nel 2012.

Il tasso di astensione è stato del 28 per cento, pari cioè a tredici milioni e seicentomila elettori: non era mai stato così alto al secondo turno di un’elezione presidenziale francese, ad eccezione del 1969, quando gli elettori di sinistra si rifiutarono in massa, su invito di Jacques Duclos, candidato comunista eliminato al primo turno, di scegliere tra Georges Pompidou e Alain Poher. Come al primo turno, l’astensione è stata particolarmente significativa nelle città di medie dimensioni, mentre gli elettori e le elettrici dei piccoli centri e delle grandi città si sono presentati maggiormente alle urne.