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  • Lunedì 25 aprile 2022

L’improbabile rimonta della Salernitana

Una squadra data per spacciata a fine dicembre ha vinto le ultime tre partite di Serie A, e ora potrà giocarsela per non retrocedere

Emil Bohinen e Federico Bonazzoli al termine di Salernitana-Fiorentina (Francesco Pecoraro/Getty Images)
Emil Bohinen e Federico Bonazzoli al termine di Salernitana-Fiorentina (Francesco Pecoraro/Getty Images)
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Il primo campionato di Serie A per la Salernitana in oltre vent’anni era iniziato male e proseguito ancora peggio. Dopo aver ottenuto soltanto 8 punti nelle prime 19 giornate, a fine dicembre si era ipotizzata l’esclusione della squadra dal campionato. Il trust a cui la vecchia proprietà di Claudio Lotito e Marco Mezzaroma aveva affidato la vendita del club — imposta dalla Serie A per conflitto di interessi — faticava a trovare un nuovo acquirente entro il termine stabilito al 31 dicembre. Un nuovo proprietario era stato trovato, infine, soltanto a pochi minuti dalla mezzanotte del primo gennaio, quando l’imprenditore napoletano Danilo Iervolino aveva presentato l’unica offerta con garanzie economiche adeguate.

Allora la squadra si trovava ultima in classifica con 13 sconfitte in 18 partite e aveva già cambiato un allenatore, chiamando Stefano Colantuono al posto di Fabrizio Castori a metà del girone di andata. Oltre alle difficoltà societarie, si era presentata in Serie A come squadra meno quotata del campionato e possibile ultima in classifica a fine stagione, nonostante la presenza in rosa del campione d’Europa Franck Ribéry, arrivato però a fine carriera.

A distanza di quattro mesi, ora per la Salernitana è cambiato tutto. Ha fatto più punti nelle ultime tre partite che nel periodo tra agosto e dicembre, e la permanenza in Serie A, fino a poco tempo fa ritenuta quasi impossibile, è alla portata. Dopo aver superato il Venezia e raggiunto il Genoa, le mancano tre punti da recuperare per uscire dalla zona retrocessione. Se dovesse riuscirci sarebbe una delle rimonte più improbabili nella storia del campionato.

Davide Nicola e la panchina della Salernitana dopo la vittoria contro la Fiorentina (Francesco Pecoraro/Getty Images)

Lo scorso 17 dicembre, nella sconfitta per 5-0 subita in casa contro l’Inter, i tifosi avevano esposto due striscioni sui quali avevano scritto: «Liberate la Salernitana» e «Dilettanti, promozione o nei campi di periferia, la Salernitana non ha categoria». Era un momento in cui sul futuro della squadra c’era molta incertezza e in quel modo i tifosi avevano chiesto chiarezza alla Serie A, che aveva fissato a fine dicembre la scadenza per la cessione di una squadra che, almeno in quel momento, nessuno voleva.

La scadenza era stata poi rispettata e ai primi di gennaio Iervolino, editore e fondatore dell’Università Telematica Pegaso, si era presentato come nuovo proprietario dicendo, tra le altre cose: «Questa squadra diventerà un modello, un laboratorio di cui tra qualche anno ci saranno delle copie». I suoi erano sembrati progetti forse un po’ troppo ambiziosi per una squadra vicina alla retrocessione, ma di pari passo con le dichiarazioni erano arrivati anche i rinforzi, a partire dal nuovo direttore sportivo Walter Sabatini, che dopo alcuni problemi di salute era stato chiamato per fare quello che sapeva fare meglio: costruire squadre e scovare giocatori, anche dal nulla, come aveva fatto in precedenza a Palermo, Roma e Bologna.

Nel mercato di riparazione, l’ultima possibilità per cambiare una stagione fin lì disastrosa, erano stati comprati 14 nuovi giocatori (praticamente una squadra intera) a cominciare dal portiere, il napoletano Luigi Sepe, arrivato in prestito dal Parma. Tra i nuovi acquisti c’erano alcuni che Sabatini conosceva bene, come gli argentini Federico Fazio e Diego Perotti, entrambi passati per la Roma e in quel momento senza contratto.

C’erano inoltre tante scommesse, come Simone Verdi, in cerca di un rilancio dopo le stagioni difficili con Napoli e Torino, e altri giocatori pressoché sconosciuti, come il norvegese Emil Bohinen, preso dal CSKA Mosca, e il brasiliano Ederson, pagato oltre 5 milioni al Corinthians.

Franck Ribéry contro la Fiorentina (Francesco Pecoraro/Getty Images)

A febbraio, mentre Iervolino trattava l’acquisto del settimanale L’Espresso, concluso a marzo fra alcune polemiche, la società aveva cambiato allenatore chiamando Davide Nicola, diventato negli anni uno specialista nel salvare squadre in grandi difficoltà a campionato in corso, come aveva fatto a Crotone nel 2016 o nelle ultime due stagioni con Genoa e Torino.

Nicola ha preso la Salernitana ultima con 13 punti fatti in 23 giornate. Dopo essersi presentato con un pareggio contro il Milan, ha passato marzo e quasi metà aprile senza vincere, frenato da un calendario piuttosto difficile. Il 16 aprile la Salernitana è tornata a vincere dopo quasi quattro mesi, in trasferta contro la Sampdoria, e da lì non ha più smesso. Il 20 aprile ha battuto l’Udinese in trasferta con un gol di Verdi in contropiede all’ultimo minuto, e domenica ha battuto 2-1 la Fiorentina, settima in classifica, con un altro gol segnato nei minuti finali.

Da qui alla fine del campionato, per la Salernitana mancano cinque partite. Due di queste le giocherà contro Venezia e Cagliari, le altre due squadre che da qui all’ultima giornata proveranno a evitare di finire agli ultimi tre posti, e quindi in Serie B.

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