• Mondo
  • Lunedì 25 aprile 2022

Il partito progressista di Robert Golob ha vinto le elezioni in Slovenia

Ha sconfitto in maniera netta e sorprendente il partito del primo ministro conservatore e populista Janez Janša


(Robert Golob/Instagram)
(Robert Golob/Instagram)
Caricamento player

In Slovenia le elezioni parlamentari che si sono tenute domenica sono state vinte dal partito Movimento Libertà (GS), di orientamento liberale e progressista, guidato da Robert Golob, che ha ottenuto il 34,5 per cento delle preferenze. Il partito del primo ministro uscente Janez Janša, conservatore, populista e anti-immigrazione, il Partito democratico (SDS), ha invece ottenuto il 23,7 per cento.

Per Golob, che ha 55 anni e un passato da imprenditore nel settore delle fonti rinnovabili di energia, la vittoria alle elezioni è decisamente sorprendente: pur avendo avuto già esperienze politiche in passato, era alla sua prima candidatura al parlamento sloveno, e peraltro con un partito nato solamente un anno fa. È invece una sconfitta molto pesante per Janša, che è uno dei principali protagonisti di tutta la storia recente della Slovenia indipendente, oltre che un politico molto controverso.

Il partito di Golob avrà 40 seggi in parlamento, non abbastanza per governare da solo, ma si sa già che avrà l’appoggio del partito Socialdemocratico per formare un governo di coalizione, ed è molto probabile che anche altri partiti di centrosinistra lo sosterranno.

Il partito Movimento Libertà (GS) era stato fondato con il nome Partito d’Azione Verde nel maggio del 2021 da Jure Leben, che però pochi mesi dopo aveva deciso di abbandonare la politica. Nel gennaio del 2022 Golob si era quindi candidato a guidare il partito, e dopo esserne stato eletto presidente gli aveva cambiato nome. Nel corso della campagna elettorale aveva puntato molto sulla lotta al cambiamento climatico e su una serie di riforme progressiste, e si era dimostrato un politico carismatico.

Janša, che ha 63 anni, era primo ministro dal 2020, dopo che lo era già stato tra il 2004 e il 2008 e poi ancora tra il 2012 e il 2013. Nella sua carriera ha cambiato orientamento politico più volte, ma negli ultimi anni si era distinto come nazionalista conservatore con una forte retorica anti immigrazione; tra le altre cose, aveva presentato progetti di riforma per limitare la libertà dei media e avrebbe voluto fare lo stesso con la magistratura.

Era stato inoltre accusato di fomentare l’odio nei confronti dei media, e le continue pressioni contro la stampa avevano creato un clima di forte tensione tra diversi editori e giornalisti, tanto da spingerli a non voler trattare certi argomenti per timore di ritorsioni. Durante il suo governo aveva anche più volte promosso teorie del complotto, sostenendo che la Slovenia fosse sotto attacco da parte di cospirazioni internazionali di sinistra o di membri della vecchia leadership comunista, che secondo lui controllerebbero la scena politica del paese.

Janša è anche stato due volte in carcere: la prima come dissidente politico e la seconda (per sei mesi, nel 2014) in seguito a una condanna per corruzione. È anche considerato molto vicino al primo ministro ungherese Viktor Orbán, che governa in maniera semi-autoritaria ed è noto per le sue posizioni illiberali, e in passato si era detto ammiratore dell’ex presidente statunitense Donald Trump.