Djokovic dice che vietare ai tennisti russi e bielorussi di giocare a Wimbledon «è una follia»

«Quando la politica interferisce con lo sport, il risultato non è buono», ha detto il tennista serbo

(Julian Finney/Getty Images)
(Julian Finney/Getty Images)

Il tennista serbo Novak Djokovic ha commentato in maniera molto critica la decisione presa mercoledì dagli organizzatori del torneo di Wimbledon di vietare ai tennisti russi e bielorussi la partecipazione all’edizione di quest’anno. La scelta degli organizzatori era stata motivata come una conseguenza dell’invasione russa dell’Ucraina (che è sostenuta in molti modi dalla Bielorussia) e comporterà l’esclusione di alcuni dei tennisti e delle tenniste più forti al mondo. Mercoledì, durante il Serbia Open in corso a Belgrado, Djokovic ha parlato di questa decisione definendola «una follia»:

«Condannerò sempre la guerra, non sosterrò mai la guerra essendo io stesso figlio della guerra. So quale trauma emotivo lascia. In Serbia sappiamo tutti cosa è successo nel 1999. Nei Balcani abbiamo avuto molte guerre nella storia recente. Ma non posso essere d’accordo con la decisione di Wimbledon, penso sia una follia. Quando la politica interferisce con lo sport, il risultato non è buono»

Djokovic è il tennista numero 1 al mondo nella classifica maschile e uno dei tennisti più forti di sempre, ma anche uno dei più controversi per via di alcune sue dichiarazioni pubbliche. A gennaio era stato al centro di un caso diplomatico dopo che era stato escluso tra molte polemiche dal prestigioso torneo degli Australian Open. Inizialmente aveva presentato un’esenzione medica dal vaccino contro il coronavirus, ma dopo che erano emerse alcune irregolarità le autorità australiane gli avevano negato il visto e pochi giorni dopo lo avevano espulso dal paese.

Come Djokovic hanno criticato la decisione degli organizzatori di Wimbledon anche l’ATP e la WTA, rispettivamente l’associazione dei tennisti professionisti maschile e femminile. Secondo l’ATP quella degli organizzatori di Wimbledon è una decisione «ingiusta e potenzialmente in grado di creare un dannoso precedente per il tennis».

La WTA ha invece detto che un principio fondamentale dell’associazione «è che i singoli atleti possano partecipare agli eventi in base al merito e senza alcuna discriminazione» e che discriminare gli atleti sulla base della loro nazionalità «non è una cosa né giusta né giustificata». Alcuni tennisti ucraini, come Alex Dolgopolov e Elina Svitolina, hanno invece appoggiato la decisione di Wimbledon, e quest’ultima ha anche detto che gli atleti russi e bielorussi che non si dichiarano contrari alla guerra dovrebbero essere esclusi da tutti i tornei mondiali.