Le intercettazioni di massa dei politici catalani

Sarebbero stati spiati i telefoni di più di 60 attivisti e politici, tra cui tutti i presidenti del governo locale, forse da parte della Spagna

Il presidente della Catalogna Pere Aragonès durante un incontro a Barcellona lo scorso febbraio (David Zorrakino/ Europa Press/ Contacto via ZUMA Press, ANSA)
Il presidente della Catalogna Pere Aragonès durante un incontro a Barcellona lo scorso febbraio (David Zorrakino/ Europa Press/ Contacto via ZUMA Press, ANSA)
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Un’indagine dell’istituto di ricerca canadese Citizen Lab citata dal New Yorker ha evidenziato che negli ultimi anni i telefoni di più di 60 importanti politici, attivisti e giornalisti catalani e delle persone a loro vicine sono stati intercettati, infettati e spiati attraverso il controverso “spyware” Pegasus, un software nato per spiare le attività sugli smartphone di terroristi e altri criminali messo a punto da NSO, una discussa azienda israeliana.

Già nel luglio del 2020 un’inchiesta realizzata dal Guardian assieme al País aveva mostrato come i telefoni del presidente del parlamento catalano Roger Torrent e di almeno altre tre persone vicine al governo indipendentista fossero stati intercettati l’anno precedente. Adesso però si sa che la lista delle persone spiate è molto più lunga e che molte di queste avevano o hanno avuto a che fare direttamente con il movimento per ottenere l’indipendenza dalla Spagna: secondo Citizen Lab, dietro alle intercettazioni potrebbe esserci proprio il governo spagnolo.

La notizia della diffusione del rapporto di Citizen Lab è stata data in esclusiva lunedì dal New Yorker, che ne ha parlato come della «serie di attacchi e intercettazioni di questo tipo più ampia documentata finora». L’istituto di ricerca canadese, che ha definito il caso “CatalanGate”, ha invece osservato in maniera puntuale che «ciascun presidente catalano dal 2010 è stato intercettato o infettato con Pegasus durante il proprio mandato, prima, oppure dopo la sua conclusione».

Oltre agli ex presidenti catalani Artur Mas, Carles Puigdemont e Quim Torra è stato intercettato anche quello attuale, Pere Aragonès. Assieme a loro, sono stati spiati anche i telefoni di vari parlamentari, politici e membri catalani del Parlamento Europeo, nonché quelli dei leader delle due principali organizzazioni civiche per l’indipendenza della Catalogna, Assemblea Nacional Catalana e Òmnium Cultural. In alcuni casi sono stati intercettati anche gli avvocati o i familiari delle persone coinvolte, come la giornalista Marcela Topor, moglie di Puigdemont, spiata tra il 2019 e il 2020.

Secondo l’indagine, almeno 63 persone sono state intercettate con Pegasus, almeno quattro con un altro spyware chiamato Candiru e almeno due con entrambi.

– Leggi anche: L’inchiesta sugli smartphone di giornalisti e attivisti spiati dai governi

Spyware come Pegasus e Candiru non vengono riconosciuti dagli antivirus e generalmente sfruttano le vulnerabilità di un software (i cosiddetti “bug”) per introdursi negli smartphone e avere accesso a immagini e messaggi anche criptati. I telefoni vengono infettati per esempio a partire da SMS che contengono link fasulli e rimandano a siti infetti: dopodiché, tra le altre cose è possibile vedere quello che contengono, ma anche ascoltare le conversazioni telefoniche, attivare da remoto il microfono e la videocamera, oppure aggiungere o cancellare contenuti dalla loro memoria.

Ufficialmente Pegasus viene venduto soltanto ai governi o ad agenzie governative di intelligence per l’intercettazione di terroristi e criminali, ma negli ultimi tempi è stato osservato come sia stato usato di frequente per spiare giornalisti, politici e attivisti, sia in Europa che all’estero. Candiru invece è stato creato nel 2014 da due ex dipendenti di NSO ed è stato riscontrato per esempio nei telefoni di cittadini palestinesi e turchi.

Citizen Lab dice che per ora non ci sono prove chiare per concludere «in maniera definitiva» che i politici e gli attivisti catalani siano stati intercettati per conto di un ente specifico, ma sostiene che alcuni elementi indicherebbero «un legame con le autorità spagnole», nell’ambito di una possibile operazione di spionaggio per fini politici. L’ipotesi è che il governo spagnolo possa aver usato questi spyware per intercettare le persone fortemente coinvolte nel processo per ottenere l’indipendenza della Catalogna.

I rapporti tra indipendentisti catalani e governi spagnoli – sia di destra che di sinistra – sono tesi da molti anni, e sono peggiorati sensibilmente a partire dal referendum sull’indipendenza della Catalogna organizzato nell’ottobre 2017 dall’allora presidente catalano Puigdemont senza l’autorizzazione del governo di Madrid.

Come ha spiegato il País, l’intelligence spagnola tiene d’occhio le attività degli indipendentisti catalani dal 2015, ma la legge permette al Centro Nacional de Inteligencia, i servizi spagnoli, di intercettare le comunicazioni private solo con il permesso di un magistrato del Tribunale supremo, il più alto organo giudiziario del paese. L’autorizzazione deve inoltre essere rinnovata ogni tre mesi.

A ogni modo, fonti del ministero dell’Interno hanno sostenuto che «né il ministero, né la Polizia nazionale, né la Guardia Civil [un corpo della gendarmeria spagnola con funzioni di polizia militare, ndr] hanno mai avuto alcun legame con NSO e pertanto non hanno mai usufruito dei suoi servizi». NSO dal canto suo non rende noti i nomi dei propri clienti per ragioni di riservatezza; in base ad alcune ricostruzioni non ufficiali diffuse già nel 2020 comunque tra questi ci sarebbe anche il governo spagnolo.

La diffusione del rapporto ha suscitato commenti indignati da parte degli indipendentisti catalani e delle organizzazioni per i diritti civili, che hanno criticato duramente le presunte intercettazioni da parte del governo spagnolo.

Aragonès, l’attuale presidente del governo catalano, ha scritto su Twitter che «l’operazione di spionaggio di massa contro l’indipendentismo della Catalogna è una vergogna ingiustificabile. Un attacco estremamente serio ai diritti fondamentali e alla democrazia». Puigdemont invece ha definito le persone intercettate «vittime della guerra sporca dello stato spagnolo contro un’idea legittima», paragonando il loro trattamento a quello dei membri dell’organizzazione terroristica basca ETA (Euskadi Ta Askatasuna), che rivendicò per oltre quarant’anni l’indipendenza dei Paesi Baschi.

Sulla questione si è espressa anche Amnesty International, che ha rivisto in maniera indipendente il rapporto di Citizen Lab e ha potuto verificare prove di attacchi e intercettazioni in tutti i casi riscontrati dall’istituto. Amnesty ha chiesto al governo spagnolo di chiarire se abbia usato Pegasus o altri spyware per intercettare politici, attivisti e giornalisti catalani, e lo ha invitato ad aprire «un’indagine dettagliata e indipendente» per approfondire i casi delle persone identificate da Citizen Lab.

– Leggi anche: La fine dell’ETA