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  • Venerdì 15 aprile 2022

«Né Macron né Le Pen»

È lo slogan delle manifestazioni che stanno bloccando diverse università francesi, e che rappresenta un pezzo di elettorato in Francia prima del secondo turno delle presidenziali

Uno striscione con la scritta «Fanculo Macron - Fanculo Le Pen» durante le proteste alla Sorbona di Parigi, 14 aprile 2022 (Sam Tarling/Getty Images)
Uno striscione con la scritta «Fanculo Macron - Fanculo Le Pen» durante le proteste alla Sorbona di Parigi, 14 aprile 2022 (Sam Tarling/Getty Images)

«Di solito, le presidenziali suscitano, se non speranza, almeno una parvenza di entusiasmo», ha scritto oggi Le Monde. Il dibattito tra il primo e il secondo turno delle elezioni, invece, è molto povero, si è ridotto alla discussione tra due candidati che giocano l’uno sulla demonizzazione dell’altro ed è attraversato da contestazioni e proteste.

Martedì 12 aprile Emmanuel Macron ha tenuto un incontro pubblico a Strasburgo che è stato interrotto da alcuni militanti che, prima di essere allontanati con la forza dai servizi di sicurezza, hanno definito il presidente uscente un «traditore sociale». Lo stesso giorno, anche Marine Le Pen è stata accolta a Vernon da una serie di proteste: «Marine Poutine!» e «Fascista», le hanno gridato. Il giorno dopo, la conferenza stampa della candidata di estrema destra è stata di nuovo “disturbata” da alcuni attivisti che volevano denunciare la vicinanza di Le Pen al presidente russo Vladimir Putin.

Ogni cinque anni, spiega Le Monde, «i francesi cercano di credere al mito del candidato provvidenziale, che riuscirà dove il suo predecessore ha fallito. Dopo la sua vittoria si instaura uno stato di grazia più o meno duraturo, e via via la magia svanisce». Questa dinamica oggi però non c’è: il dibattito gira esclusivamente intorno al presidente uscente che è contro l’estrema destra, e alla candidata di estrema destra che vuole liquidare il presidente uscente. «Difficile creare un senso di appartenenza in questo contesto», regna «l’animosità, non l’entusiasmo».

In vista del secondo turno, Emmanuel Macron «si è convertito alla dinamica del rifiuto». Non passa giorno senza che il presidente definisca la sua avversaria una candidata «di estrema destra» o non sottolinei la pericolosità del progetto di Le Pen, che mira a decostruire l’Unione Europea e a smantellare lo stato di diritto. Questa demonizzazione ha l’obiettivo di riattivare un “fronte repubblicano” che riesca a fermare Le Pen. La stessa strategia è utilizzata da Le Pen che ha invitato «tutti coloro che non hanno votato per Emmanuel Macron» ad unirsi a lei, nel tentativo di fermare il presidente uscente.

Fino ad ora, la tendenza di elettori e elettrici al primo turno delle presidenziali francesi è stata scegliere il candidato preferito e eliminare, al ballottaggio, il candidato che apprezzavano meno. Tuttavia questa volta, ha commentato il politologo Jérôme Jaffré in un’intervista su Le Figaro, la situazione si è capovolta: al primo turno chi è andato a votare ha scelto di eliminare in massa molti candidati e candidate presenti, tanto che Emmanuel Macron, Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon hanno ottenuto, da soli, tre quarti dei voti.

Il cosiddetto “voto utile” ha portato dunque i francesi a replicare uno scontro – quello tra Macron e Le Pen, proprio come nel 2017 – che stando ai sondaggi i francesi dicevano di non volere più. Probabilmente con la conseguenza di un’alta astensione al secondo turno e un diffuso senso di rabbia e di frustrazione verso la politica istituzionale.

Il clima in vista del ballottaggio è stato ben rappresentato, nelle ultime ore, dalle centinaia di studenti e studentesse che hanno bloccato alcune università di Parigi, di Nancy e Reims e di altre città del paese lanciando lo slogan comune «Né Macron né Le Pen».

Giovedì 14 aprile, l’occupazione più rilevante è stata quella della Sorbona, storica università della capitale: per protestare contro il risultato del primo turno delle presidenziali, per denunciare «la mancanza di ambizioni sociali di Emmanuel Macron e di Marine Le Pen», «l’assenza di un vero programma di lotta al riscaldamento globale», nelle prospettive dei candidati al ballottaggio e, in generale, la «falsa scelta» che si pone tra i due.

Negli ultimi due giorni, all’interno delle università, ci sono state assemblee pubbliche («Siamo tutti antifascisti», è stato cantato più volte in italiano) e sono stati appesi striscioni fuori dagli edifici (quello alla Sorbona diceva «La Sorbona occupata contro Macron, Le Pen e il loro mondo»). All’interno sono state fatte scritte come «Il fascismo uccide, combattiamolo» o anche «Pietra dopo pietra, distruggeremo Emmanuel Macron». Sulle lavagne sono stati scritti i numeri degli avvocati e delle associazioni da chiamare in caso di intervento delle forze dell’ordine, e sono stati distribuiti volantini su cui erano scritti i diritti di ogni persona in caso di arresto.

Gli scontri ci sono stati, soprattutto a Parigi. Sono stati lanciati oggetti dalle finestre degli edifici occupati, si sono formati dei presidi fuori dalle università con persone venute a sostenere gli studenti e ci sono state cariche della polizia e tentativi di dispersione della folla con gas lacrimogeni. Non risultano feriti.

«I giovani si trovano di fronte a una scelta sbagliata», ha detto uno studente a Libération. E un’altra: «Macron e Le Pen non ci rappresentano affatto. Si tratta di due opzioni pessime l’una rispetto all’altra e siamo stanchi di dover scegliere tra peste e colera. Ci chiediamo quale futuro avremo tra qualche anno». E ancora: «Avremo cinque anni di ultraliberalismo o fascismo. Questo è un disastro per la nostra generazione. Sentiamo che questa elezione ci è stata rubata e che è il nostro futuro ad esserci rubato. Reagiamo».

Oggi, venerdì, studenti e studentesse torneranno in piazza e da Parigi hanno chiesto che in tutto il paese venga preso il controllo delle università in segno di protesta.

I giovani che manifestano sono molto probabilmente quelli che al primo turno hanno votato il candidato di estrema sinistra Jean-Luc Mélenchon, che non è passato al ballottaggio per poco più di 420 mila voti. Il leader della France Insoumise è stato infatti il più votato tra chi ha meno di 25 anni. Mélenchon ha invitato i suoi elettori e elettrici a non dare nemmeno un voto a Le Pen, senza però dare un’indicazione di voto esplicita per Macron. Mélenchon ha poi lanciato, come nel 2017, una consultazione online tra i propri militanti per decidere fra tre opzioni: voto a Macron, scheda bianca, astensione. I risultati saranno resi noti domani.