Si continua a combattere per Mariupol

L'obiettivo russo è un'acciaieria usata dagli ucraini come base operativa in città: intanto la Russia sta mandando nuovi rinforzi per l'attacco al Donbass

Tra le macerie di una zona residenziale di Borodjanka, a ovest di Kiev (Getty Images)
Tra le macerie di una zona residenziale di Borodjanka, a ovest di Kiev (Getty Images)
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L’offensiva delle forze russe nella città ucraina meridionale di Mariupol, la cui conquista è il prossimo importante obiettivo militare russo, si sta concentrando attorno all’acciaieria di Azovstal, grande impianto industriale usato come base operativa dai militari ucraini. Negli ultimi due giorni i soldati russi erano riusciti a guadagnare terreno e a separare il centro dalla zona del porto. La conquista della città potrebbe essere completata nel giro di pochi giorni, dicono diversi analisti militari, anche se la modalità di combattimento che si sta vedendo a Mariupol, della guerriglia urbana, sta permettendo agli ucraini di resistere più di quanto ci si aspettasse.

Alcune immagini satellitari intanto mostrano come la Russia stia mandando rinforzi (uomini e mezzi) in almeno tre posti di confine con l’Ucraina, in vista di una nuova estesa offensiva militare che ha come obiettivo la conquista del Donbass: sono le regioni russe di Belgorod e Voronezh, rispettivamente vicino alla città ucraina di Kharkiv e poco più a nord di Luhansk, e attorno alla città di Matveev Kurgan, nel sud, 150 chilometri a est di Mariupol.

Una delle notizie più riprese della giornata riguarda infine il presidente americano Joe Biden, che durante un’intervista data in Iowa ha detto che il presidente russo Vladimir Putin sta compiendo un genocidio in Ucraina: «Né il vostro bilancio familiare né la possibilità che possiate riempire di benzina il serbatoio dell’auto dovrebbe dipendere da una guerra e da un genocidio portati avanti da un dittatore dall’altra parte del mondo». Biden ha aggiunto poi che spetterà alla giustizia internazionale concludere se quello che sta succedendo in Ucraina si possa classificare o meno come genocidio, «ma ai miei occhi sembra certamente» un genocidio, ha concluso.