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  • Giovedì 7 aprile 2022

Ketanji Brown Jackson è stata confermata alla Corte Suprema degli Stati Uniti

È la prima donna afroamericana a diventare giudice della Corte: entrerà in carica in estate

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e la giudice Ketanji Brown Jackson guardano insieme la diretta del voto del Senato che ha confermato la nomina di Brown Jackson come giudice della Corte Suprema
(Chip Somodevilla/Getty Images)
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e la giudice Ketanji Brown Jackson guardano insieme la diretta del voto del Senato che ha confermato la nomina di Brown Jackson come giudice della Corte Suprema (Chip Somodevilla/Getty Images)

Giovedì il Senato degli Stati Uniti ha confermato la nomina di Ketanji Brown Jackson alla Corte Suprema. Brown Jackson era stata nominata da Joe Biden in sostituzione del giudice Stephen Breyer, che nelle scorse settimane aveva annunciato di voler andare in pensione. Brown Jackson presterà giuramento ed entrerà in carica in estate, quando Breyer lascerà il posto.

La nomina di Brown Jackson non influirà sull’orientamento politico della Corte: con lei, i giudici che possono essere definiti progressisti sono soltanto tre, quelli di orientamento conservatore – espressi dai Repubblicani – sono invece sei. Eppure è una nomina in qualche modo storica: Brown Jackson è infatti la prima donna afroamericana a far parte della Corte Suprema (la terza persona afroamericana e la sesta donna a essere nominata nella storia della Corte), nonché la prima giudice negli ultimi trent’anni ad aver lavorato soprattutto come avvocata d’ufficio prima di intraprendere la carriera da giudice.

Brown Jackson ha 51 anni e un curriculum notevole. Viene da una lunga carriera come avvocata e giudice e fa parte dell’organo direttivo della prestigiosa università di Harvard, in cui si laureò nel 1996. Finora sedeva nella Corte di appello federale di Washington D.C., a cui era stata indicata dall’amministrazione di Joe Biden circa un anno fa. All’epoca la sua nomina venne approvata con 13 voti favorevoli e 9 contrari dalla commissione Giustizia del Senato, e in definitiva da 53 voti favorevoli dell’aula.

Stavolta il percorso è stato molto più complicato. I Repubblicani hanno cercato in tutti i modi di rallentare il suo processo di conferma, attaccandola in diversi modi durante le audizioni: in alcune domande rivolte dai senatori Repubblicani il Washington Post ha anche rintracciato del sottile razzismo.

La conferma, però, è infine arrivata, anche per via dell’appoggio dei senatori Repubblicani Lisa Murkowski, Susan Collins e Mitt Romney, che hanno votato insieme ai loro colleghi Democratici: i voti favorevoli alla fine sono stati 53, contro 47 contrari.