Al Prado di Madrid si può annusare un dipinto

Un profumiere ha ricreato 10 fragranze a partire da fiori, oggetti e animali presenti in un'opera di Brueghel il Vecchio e di Rubens

(Museo del Prado)
(Museo del Prado)

Da lunedì 4 aprile fino al prossimo 3 luglio il Museo del Prado di Madrid, in Spagna, ospiterà la mostra olfattiva “La esencia de un cuadro. Una exposición olfativa”. Non è una comune mostra di arti visive o performative ma ricrea alcuni odori che emanerebbero, se fossero reali, piante e oggetti del “Senso dell’olfatto”, un dipinto realizzato dai pittori fiamminghi Jan Brueghel il Vecchio e Peter Paul Rubens tra il 1617 e il 1618. Le 10 fragranze, realizzate apposta a partire da alcuni elementi presenti nel dipinto, si possono annusare attivando dei diffusori presenti nella sala del museo. Quello di associare vista e olfatto per amplificare l’esperienza di un’opera d’arte è un esperimento curioso e inusuale, ma ha avuto alcuni precedenti simili, anche in Italia.

Il senso dell’olfatto” è un olio su tavola che fa parte delle collaborazioni tra Brueghel il Vecchio, pittore fiammingo vissuto dal 1568 al 1625, e il più noto Rubens, suo contemporaneo. Appartiene a una serie di allegorie dedicate ai cinque sensi in cui Rubens si occupò di realizzare i personaggi. Il dipinto è ambientato in un giardino idilliaco e raffigura un bambino nel gesto di porgere un fascio di fiori a una figura femminile nuda – presumibilmente la dea Venere – che annusa il piccolo mazzo di fiori che ha in mano.

L’opera è piena di dettagli: contiene più di 80 tipi di fiori e piante, numerosi animali (un segugio, pavoni, libellule e coccinelle) e molti oggetti, tra cui anfore e strumenti per raccogliere le essenze. L’idea di Alejandro Vergara, curatore della sezione dei dipinti fiamminghi del museo, era rendere almeno in parte la quantità di odori evocata dall’opera. Per questo ha affidato la creazione delle 10 fragranze a Gregorio Sola, esperto dell’azienda profumiera catalana Puig.

Sola ha spiegato che grazie a una tecnologia chiamata AirParfum, sviluppata in esclusiva da Puig, sono state ottenute le fragranze di sette fiori presenti nel dipinto, tra cui narcisi, fiori d’arancio, gelsomini e nardo (una sostanza profumata di origine orientale). Combinando vari profumi ed essenze sono stati poi ricreati i profumi di altri elementi presenti nel quadro, come l’albero di fico e i guanti posati accanto alla figura femminile, il cui odore evoca per esempio quello di pelle e tabacco.

È stato riprodotto anche l’odore dello zibetto, l’essenza che si ricava dalle ghiandole del piccolo mammifero che ha lo stesso nome e che si vede in basso a destra nel dipinto. Sola ha detto che lo zibetto non è stato ricavato direttamente dall’animale ma è stato ricostruito in maniera sintetica: lo si è riprodotto nonostante l’odore «piuttosto cattivo e penetrante», perché compariva in tutte le composizioni dei profumi del Cinquecento e Seicento: veniva infatti usato come fissante per permettere alle altre fragranze di restare più a lungo sulla pelle.

Secondo Vergara questa mostra «insolita e innovativa» ha un duplice obiettivo: ricreare i profumi del passato ed esaltare il lavoro di Brueghel, un pittore a cui molti visitatori non prestano molta attenzione, anche perché le sue opere sono piuttosto piccole (per esempio “Il senso dell’olfatto” è largo 110 centimetri e alto 66,5). Non è la prima volta che vengono fatti esperimenti simili, seppur con qualche differenza.

Nel 2019 la profumeria Folie À Plusieurs realizzò due fragranze per dare l’idea di una visita nel museo di arte contemporanea New Museum di New York e che ricordassero per esempio gli odori del cemento umido, la sensazione delle luci a neon e del freddo all’interno dell’edificio. Lo stesso anno la profumeria Officine Universelle Buly di Parigi realizzò otto fragranze ispirate a capolavori custoditi nel museo del Louvre, che vende anche cartoline e poster profumati.

Sempre nel 2019 il profumiere Lorenzo Villoresi si occupò di organizzare un percorso olfattivo per accompagnare “L’adorazione dei magi” di Gaudenzio Ferrari alla Pinacoteca di Brera di Milano. Nel 2012 l’Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella di Firenze creò tre profumi – erba tagliata, sottobosco ed essenza di marmo – per l’esposizione della scultura “Amore e Psiche stanti” di Antonio Canova e del dipinto di François Gérard “Psyché et l’Amour” nella Sala Alessi di Palazzo Marino, sede del Comune di Milano.

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Anche nel mondo del cinema sono stati fatti molti tentativi di accompagnare le scene dei film con i profumi, ma con risultati piuttosto fallimentari.

Il primo risale al 1916, quando il proprietario di un cinema americano proiettò il Rose Bowl Game, l’annuale partita di football americano universitario che si tiene a Pasadena (Los Angeles), diffondendo essenza di olio di rose. Nel 1939 arrivò il metodo Scent-O-Vision, successivamente detto Smell-O-Vision, inventato dal professore svizzero Hans Laube, che presentò un film accompagnandolo con odori nel Padiglione svizzero della Fiera mondiale di New York.

Anche alla fine degli anni Cinquanta furono messi a punto film costruiti attorno ai profumi, che riproducevano quelli di pane, brandy, fumo di pistola o incenso. Nessuno però ebbe successo: il profumo a volte era troppo intenso e il sibilo degli spruzzi era fastidioso, mentre le persone tendevano ad annusarli troppo rumorosamente. I film odorosi vennero abbandonati fino ai primi anni Ottanta, quando il regista John Waters accompagnò il suo Polyester, soprannominato Odorama, con delle carte profumate. Ci sono stati esperimenti con tecnologie più sofisticate anche negli ultimi decenni, ma nessuno è sembrato particolarmente convincente.

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