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  • Martedì 5 aprile 2022

In Perù si protesta contro l’aumento dei prezzi

Carburante, cibo e fertilizzanti costano sempre di più anche per effetto della guerra in Ucraina: il governo sta provando a dare qualche risposta

Persone che occupano i binari della linea ferroviaria a Huaycán, vicino a Lima, Perù, lunedì 4 aprile (AP Photo/ Martin Mejia)
Persone che occupano i binari della linea ferroviaria a Huaycán, vicino a Lima, Perù, lunedì 4 aprile (AP Photo/ Martin Mejia)

Lunedì per il settimo giorno consecutivo in varie città del Perù ci sono stati scioperi dei trasporti, manifestazioni e blocchi stradali per protestare contro l’aumento del costo del carburante, del cibo e dei fertilizzanti anche per effetto delle sanzioni imposte alla Russia per l’invasione in Ucraina. La situazione sta complicando un’economia già traballante e sta mettendo ulteriormente in difficoltà il presidente peruviano Pedro Castillo, che dall’inizio del suo mandato governa il paese in maniera piuttosto caotica. Lunedì sera proprio Castillo ha annunciato l’introduzione di un coprifuoco a Lima fino alle 23.59 di martedì «per proteggere i diritti fondamentali di tutti».

Le prime manifestazioni erano state organizzate la settimana scorsa nell’area di Junín, nella parte centrale del Perù, ma si erano poi estese nel resto del paese, compresa Ica e la capitale Lima, dove domenica ci sono state proteste in varie aree della città e uno sciopero convocato dall’unione dei sindacati dei trasportatori. Le principali autostrade e ferrovie che portano alla capitale sono state bloccate dai mezzi e occupate dagli abitanti, mentre a Ica ci sono stati scontri tra i manifestanti e le forze dell’ordine.

Ci sono stati scontri anche a Junín, una zona in cui Castillo aveva ottenuto la maggioranza dei voti alle elezioni dello scorso giugno e adesso viene accusato di non ascoltare la gente che lo aveva votato. Negli scontri sono state ferite almeno 12 persone e ne sono morte almeno quattro, tra cui un minorenne. 14 sono state arrestate.

Nel fine settimana il governo di Castillo ha firmato un accordo con i rappresentanti del settore dei trasporti e di quello agricolo che prevede di ridurre le accise sul carburante, in modo da abbassarne i prezzi e limitare la concorrenza dei trasportatori stranieri. Negli accordi è anche previsto un piano per ridurre la dipendenza del Perù dai fertilizzanti, uno dei prodotti più esportati dalla Russia ma che al momento non può essere commerciato a causa delle dure sanzioni economiche imposte dall’Occidente: il ministero dello Sviluppo agricolo peruviano si è impegnato a quintuplicare la produzione di un particolare tipo di fertilizzante prodotto in Perù per ridurre la dipendenza da quello importato e poterlo vendere a un «prezzo sociale».

L’aumento del costo del carburante ha comportato anche un aumento dei prezzi del cibo e dei prodotti di prima necessità.

È un processo che sta aggravando una situazione economica già critica e che sta facendo aumentare l’inflazione, ai massimi degli ultimi ventisei anni. Per questo il governo ha promesso di ridurre le imposte generali sulla vendita di alimenti base come il riso e la farina per un periodo di tre mesi. Ha anche promesso di aumentare il salario minimo del 10 per cento, arrivando all’equivalente di circa 300 euro al mese: un’iniziativa che però secondo alcuni critici non avrà molto effetto per via della grande presenza di lavoratori legati all’economia sommersa, che lavorano perlopiù in nero.

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