Ci sono sempre più prove che a Bucha la Russia abbia massacrato i civili

Le foto e i racconti dei giornalisti che sono arrivati sul posto parlano di fosse comuni e di decine di corpi abbandonati per strada

(AP Photo/Rodrigo Abd)
(AP Photo/Rodrigo Abd)

Da ore continuano ad arrivare testimonianze, video e fotografie delle violenze compiute dall’esercito russo nella cittadina ucraina di Bucha, nella periferia nordovest di Kiev, controllata dalle forze russe fino a venerdì 1 aprile. Tutto questo sembra confermare che a Bucha, durante le cinque settimane di occupazione, l’esercito russo abbia massacrato decine di civili ucraini, come era emerso dalle prime testimonianze dopo la riconquista della cittadina da parte delle forze ucraine.

I giornalisti internazionali che negli ultimi due giorni sono riusciti ad entrare a Bucha parlano di intere vie della città ricoperte di corpi in decomposizione, di una gigantesca fossa comune scavata nel giardino della chiesa ortodossa della cittadina, di amici e parenti che insieme riemergono spaventati dagli scantinati dove si erano nascosti in attesa che i russi lasciassero la città. Il New York Times scrive che domenica, a tre giorni dalla riconquista della cittadina da parte degli ucraini, gli abitanti di Bucha «stavano ancora trovando dei corpi nei giardini delle case e nelle strade: prove sempre più concrete del fatto che i civili siano stati uccisi di proposito e indiscriminatamente».

Alla fine di febbraio Bucha era stata una delle prime cittadine alla periferia di Kiev ad essere conquistate dai russi. Per Bucha passa la strada principale che collega Kiev con i territori ucraini al confine con la Bielorussia, il paese satellite della Russia che l’esercito russo ha usato come base per attaccare il nord dell’Ucraina. Controllare Bucha e Irpin, un’altra cittadina nelle vicinanze, sarebbe stato fondamentale per organizzare un attacco al centro di Kiev, dove però le forze russe non sono mai arrivate.

Gli abitanti di Bucha raccontano che le violenze e le esecuzioni sommarie sono iniziate già nei primi giorni di occupazione russa. Le strade erano costantemente pattugliate dai russi con i loro mezzi militari. Un insegnante di arti marziali che abita a Bucha ha raccontato al Guardian che nei primi giorni di occupazione ha visto un uomo anziano fermato dai russi mentre stava attraversando la strada con la moglie: «sai come sono gli anziani, gli piace rispondere. Quindi i soldati russi gli hanno semplicemente sparato. Poi hanno detto alla moglie di continuare a camminare, se non voleva fare la stessa fine. È successo a fianco di un McDonald’s, a trenta-quaranta metri da casa mia».

Le modalità di alcune delle uccisioni fanno pensare che la violenza sia stata almeno in parte davvero indiscriminata. Il New York Times ha raccontato di una donna uccisa con colpi di arma da fuoco durante il primo giorno di occupazione semplicemente perché era scesa in giardino a controllare se i carri armati in giro per la città fossero ucraini o russi.

Oliver Carroll dell'Economist ha raccontato di avere visto diversi corpi all'ingresso della città: apparentemente sono persone che «avevano scelto il momento sbagliato per andare a fare la spesa». Accanto ai loro corpi si vedono scatole di piselli, bustine di tè e confezioni di yogurt. Diversi giornalisti internazionali, fra cui Ilario Piagnerelli di Rai News, hanno fotografato un uomo anziano che sembra essere stato ucciso da lontano mentre stava circolando in bicicletta.

Altre testimonianze raccontano invece di retate dell'esercito russo per strada o nelle case, alla ricerca di persone che collaboravano con le forze ucraine. In un rapporto di Human Rights Watch si legge per esempio che il 4 marzo alcuni soldati russi avevano arrestato cinque uomini e li avevano costretti a inginocchiarsi per strada, obbligandoli a tirare fuori la maglietta dai pantaloni e a usarla come cappuccio. Poi avevano sparato alla nuca a uno di loro.

Diverse altre tracce, in giro per la città, fanno pensare che le forze russe abbiano ucciso decine di persone, fra cui anche diversi civili, con esecuzioni sommarie di questo tipo: sono accuse che se confermate rientrerebbero a pieno titolo nella definizione di crimini di guerra.

L'Economist, uno dei primi giornali occidentali ad essere arrivati a Bucha, ha scritto di avere trovato diverse conferme di esecuzioni sommarie: «nove corpi giacciono a lato di un cantiere, altri due nella strada che collega Bucha a Irpin. Tutti avevano fori di ingresso di proiettili nella testa o sul petto, oppure su entrambi. Almeno due di loro avevano le mani legate dietro la schiena. Dall'odore dei corpi in decomposizione, si trovano lì da un bel po' di tempo».

Le mani di un uomo trovato morto a Bucha il 3 aprile 2022 (AP Photo/Vadim Ghirda)

Non è facile capire quanti abitanti di Bucha, esattamente, siano stati uccisi durante le settimane di occupazione russa. Il New York Times ha parlato con un medico legale della città, Serhiy Kaplishny, secondo cui prima del 4 marzo – giorno in cui scappò da Bucha – aveva fatto seppellire 57 corpi in un cimitero: 15 di loro erano morti per cause naturali, mentre gli altri 42 per colpi di arma da fuoco o proiettili di artiglieria. Soltanto in tre facevano parte dell'esercito ucraino: tutti gli altri erano civili.

È stato proprio Kaplishny, fra l'altro, a fare scavare una fossa comune nei pressi della chiesa ortodossa della cittadina. Al momento le stime parlano di circa 280 corpi seppelliti nella fossa: alcuni sono stati avvolti in sacchi di plastica, altri sotterrati frettolosamente.

Diversi osservatori temono che le violenze di Bucha non siano isolate, e che scene simili potrebbero vedersi in altre cittadine che negli ultimi giorni sono state riconquistate dalle forze ucraine. Per quel che vale, il governo russo ha definito una notizia falsa il ritrovamento di decine di corpi di civili a Bucha.