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  • Sabato 2 aprile 2022

Il primo sindacato in uno stabilimento di Amazon negli Stati Uniti

Lo hanno deciso con un voto storico i lavoratori di un centro di smistamento di New York, nonostante la contrarietà dell'azienda

Lo stabilimento Amazon a Staten Island (AP Photo/Eduardo Munoz Alvarez)
Lo stabilimento Amazon a Staten Island (AP Photo/Eduardo Munoz Alvarez)

I lavoratori di un grande stabilimento di Amazon a New York hanno votato a maggioranza per aderire a un sindacato: è la prima volta che i dipendenti di uno stabilimento Amazon negli Stati Uniti decidono di sindacalizzarsi, dopo anni di difficoltà e sconfitte in simili referendum, e potrebbe diventare un precedente importante per altri voti simili nel paese. 

Le votazioni si sono tenute su cinque giorni a partire dal 25 marzo e hanno coinvolto più della metà dei circa 8.000 dipendenti dello stabilimento, che si trova a Staten Island ed è l’unico centro di smistamento di Amazon nella città di New York. Secondo i dati diffusi dai lavoratori, 2.654 persone hanno votato a favore dell’adesione allo Amazon Labor Union (ALU, un piccolo sindacato non affiliato ai grandi sindacati statunitensi e fondato da alcuni dei promotori del referendum), mentre 2.131 hanno votato contro: un margine tale da rendere impossibile che il risultato cambi anche quando saranno terminati i riconteggi.

Il voto nello stabilimento di Staten Island è considerato importantissimo perché Amazon – che è la seconda azienda per numero di dipendenti negli Stati Uniti e una delle più grandi al mondo – è nota per aver sempre scoraggiato e osteggiato la formazione di sindacati nei suoi stabilimenti, a volte con pratiche giudicate apertamente intimidatorie. Anche prima del voto a Staten Island, Amazon aveva fatto campagna contro la sindacalizzazione, mandando sms ai suoi dipendenti, rendendo obbligatoria la partecipazione ad eventi contro il sindacato e facendo arrestare uno dei due fondatori di ALU quando era entrato nello stabilimento per consegnare del cibo ad altri lavoratori. 

Da tempo, tuttavia, in tutto il mondo si parla delle difficili condizioni di lavoro negli stabilimenti Amazon e quello di Staten Island in particolare era stato al centro di un’inchiesta giornalistica del New York Times, che aveva raccontato lo stress e la pressione alle quali erano sottoposti i lavoratori e come le cose fossero peggiorate durante la pandemia. ALU stesso è stato fondato nel 2021 da un ex dipendente dello stabilimento di New York, che era stato licenziato per aver organizzato una manifestazione per protestare contro le condizioni di lavoro nello stabilimento durante la pandemia.

Chris Smalls, uno dei fondatori di ALU, festeggia la vittoria nel voto per la sindacalizzazione dei lavoratori di Staten Island (AP Photo/Eduardo Munoz Alvarez)

La vittoria a Staten Island, sperano gli attivisti dei sindacati statunitensi, potrebbe diventare un incentivo perché si tengano altri voti nei molti stabilimenti Amazon nel paese: cosa che porterebbe a maggiori rivendicazioni da parte dei lavoratori e più forza nelle contrattazioni con l’azienda. ALU, tra le altre cose, chiede un aumento dei salari, un miglioramento dei benefit sanitari e un rafforzamento delle regole anti-discriminazione. Amazon paga già ai suoi dipendenti uno stipendio più alto del salario minimo federale ma viene spesso criticata per i faticosi ritmi di lavoro che impone nei suoi stabilimenti.

L’estensione di questa sindacalizzazione ad altri stabilimenti dell’azienda non sarà facile, non solo per via dell’opposizione di Amazon ma in generale per la storica debolezza dei sindacati statunitensi. Se nello stato di New York circa il 20 per cento dei lavoratori è iscritto a un sindacato, in tutto il paese la media dei lavoratori sindacalizzati è di poco superiore al 10 per cento. Secondo i risultati preliminari, in un altro voto simile a quello di Staten Island tenuto nei giorni scorsi in uno stabilimento in Alabama la maggioranza dei lavoratori ha votato contro l’adesione a un sindacato. Avevano fatto lo stesso già un anno fa, in un voto che fu poi però cancellato per via delle pressioni indebite che Amazon aveva fatto ai suoi dipendenti.