Una canzone dei Willard Grant Conspiracy

E una manciata di ricordi e lutti

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Qualche canzone nuova niente male che ancora non mi è diventata speciale (quelle speciali ve le racconto meglio le prossime settimane): ma magari col tempo e magari a voi sì.
– La prima del disco dei tedeschi Get well soon, di suoni datati ma divertenti per quello.
– La cover di Five Years (di David Bowie) dei Cowboy Junkies nel loro nuovo disco di cover.
– Questa allegra con gran ritornello di Gabriel Kahane, del quale dicemmo qui .
Venerdì esce il disco dei Red Hot Chili Peppers: a me sembra un bel vecchio disco dei Red Hot Chili Peppers.
Giovedì invece la canzone nuova di Harry Styles ( il disco il 20 maggio).
Sui malanni di Phil Collins di cui si sta riparlando perché ha annunciato che adesso basta concerti, avevo scritto questo dopo la lettura del suo libro.
Per i loro cinquant’anni tornano in tour assieme i Roxy Music , con date negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Io mi organizzo.
Qui poi c’è un video che celebra i 40 anni di Only you degli Yazoo, parlando di anniversari. Che bellezza.
Ci sono persino degli studi accademici intorno ai meccanismi per cui delle canzoni ci rimangono in testa, e altre volte qui ho citato quel caso particolare per cui alcune canzoni ci rimangono in testa per anni: io ho una specie di playlist involontaria e inspiegata di cose che mi salgono al canticchio ogni volta che si crea un vuoto o un’occasione (la musica dei Predatori dell’arca perduta quella di Butch Cassidy , e questa dei Beautiful South, tra le altre): adesso mi sto lambiccando col mistero per cui due mesi fa a Roma ho sentito in giro questa vecchia canzone di Eros Ramazzotti, insignificante nella mia vita finora, e adesso mi torna in testa continuamente da allora.
(tra l’altro, questo verso in una canzone di amore assoluto, non suona un po’ cafone, tipo “accontentiamoci”?
Cosa cerco non lo so
Ma so che adesso
Sei tutto ciò che trovo io 
)

Lost hours
Willard Grant Conspiracy

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Sono sempre stupito ed emozionato – dico sul serio, anche se suona una banalità compiaciuta – dai feedback di nostalgia che riceve ogni occasionale citazione di Condor, il programma su Radio2 che facemmo con Matteo Bordone (che mi raggiunse a un certo punto e ancora me ne rallegro) fino al 2010: quindi non so mai se darlo per inteso o se raccontarlo, e stasera rimanderò a queste cose che ne dicono di più, e a questa sulla sua fine . Per una fase, poi, costruimmo un buon rapporto con alcuni del giro musicisti che ci portarono a suonare in studio ospiti preziosi che si trovavano in tour in Italia: non di quelli famosissimi, ma di quelli speciali, e con molti si creò una gran confidenza. Non me li ricordo nemmeno tutti – qui ce n’è una selezione, ma ne mancano – ma mi ricordo bene di Robert Fisher, californiano animatore fisso della fluida band dei Willard Grant Conspiracy, e non avendo trovato stasera sue foto sulle agenzie fotografiche mi sono permesso di fare uno strappo e mettere qui sopra pure un me di una vita fa (quattordici anni, direi): anche per la commozione di avere scoperto solo oggi che Robert Fisher è morto di un cancro nel 2017.
Questa era la prima canzone del loro disco del 2008, dolce e notturna, di tempo sospeso.

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