Il lavoro del commissario straordinario per il coronavirus è finito

Da aprile i compiti della struttura di Figliuolo passeranno a un organo della presidenza del Consiglio, non più “emergenziale”

Francesco Figliuolo (Mauro Scrobogna /LaPresse)
Francesco Figliuolo (Mauro Scrobogna /LaPresse)

Giovedì il governo ha deciso di superare molte delle regole e delle restrizioni introdotte per contrastare l’epidemia da coronavirus. Tra le altre cose, ha stabilito che il lavoro del commissario straordinario per l’emergenza, il generale dell’esercito Francesco Figliuolo, è finito. Alla fine di marzo, quando terminerà lo stato di emergenza, la struttura commissariale passerà i suoi compiti a una nuova “unità di missione”, in sostanza un nuovo gruppo di lavoro di cui sarà responsabile direttamente la presidenza del Consiglio. «Vorrei ringraziare il generale Figliuolo e la struttura commissariale: il ritorno alla normalità è anche merito loro», ha detto giovedì il presidente del Consiglio Mario Draghi.

Figliuolo era stato nominato commissario straordinario per l’emergenza COVID-19 un anno fa, il primo marzo 2021, al posto di Domenico Arcuri, che ricopriva l’incarico dall’inizio della pandemia. Figliuolo era stato incaricato di gestire la campagna vaccinale, la distribuzione dei vaccini alle regioni e l’allestimento dei punti vaccinali. Con il passare dei mesi, però, la struttura commissariale si è presa carico di molti altri problemi piuttosto concreti: ha gestito i contratti di tutti i farmaci contro la COVID-19, i bandi per l’acquisto e la distribuzione delle mascherine, i magazzini con tutto il materiale d’emergenza utilizzato per rifornire gli ospedali, perfino le trattative con le agenzie di lavoro interinale per l’assunzione straordinaria del personale medico e infermieristico dedicato all’emergenza.

Negli ultimi mesi, grazie principalmente all’efficacia dei vaccini, la pandemia ha avuto effetti molto meno gravi rispetto alle prime tre ondate dell’epidemia. Durante la quarta ondata tra metà dicembre e metà gennaio, un periodo caratterizzato dalla rapida diffusione della variante omicron, la pressione nelle terapie intensive degli ospedali era stata piuttosto sotto controllo. Di fatto, la gestione dell’epidemia è passata da una lunga fase emergenziale a una più ordinaria che molti esperti hanno definito “di convivenza” con il virus.

Le decisioni del governo sono state conseguenti: oltre alla dismissione della struttura commissariale di emergenza, con il decreto approvato giovedì sono cessati anche i poteri emergenziali che erano stati attribuiti alla Protezione civile guidata da Fabrizio Curcio.

La dismissione non sarà totale. Pur senza tutti i poteri garantiti dall’emergenza, il nuovo organo chiamato «unità per il completamento della campagna vaccinale e per l’adozione di altre misure di contrasto alla pandemia» avrà il compito di continuare il lavoro della struttura commissariale. Il governo dovrà nominare un direttore e assumere nuovo personale, anche se non è escluso che saranno impiegati molti dei militari scelti da Figliuolo per evitare un laborioso passaggio di consegne. Dal primo gennaio del 2023 la nuova unità passerà sotto il controllo del ministero della Salute.

La dimissione della struttura commissariale per l’emergenza era attesa. Figliuolo l’aveva annunciata da settimane e aveva scritto una lettera alle regioni per dare alcune raccomandazioni in merito alla gestione della campagna vaccinale e su un possibile peggioramento della situazione epidemiologica. «L’esperienza maturata dal sistema Paese testimonia l’importanza di essere lungimiranti e fedeli ai principi di massima precauzione, ponendo l’accento sulla concreta e immediata disponibilità di risorse», aveva scritto Figliuolo.

Con la fine dello stato di emergenza terminerà anche l’incarico del comitato tecnico scientifico (CTS) che negli ultimi due anni ha consigliato il governo e il ministero della Salute sulle restrizioni da introdurre per contrastare l’aumento dei contagi. Il lavoro dei consulenti continuerà per l’Istituto superiore di sanità e il Consiglio superiore di sanità. «Il CTS ha dato un supporto straordinario a decisioni difficilissime prese da questo e dal precedente governo», ha detto Draghi. «Ha dato il supporto psicologico per dire che le decisioni erano prese con il supporto della scienza, non sulla base di sensazioni. Questo per chi prende decisioni è essenziale».