• Mondo
  • Mercoledì 16 marzo 2022

La notevole visita dei tre leader europei a Kiev

I primi ministri di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia hanno incontrato Zelensky, in un viaggio non esente da rischi, e con qualche polemica

(Ufficio stampa della presidenza ucraina)
(Ufficio stampa della presidenza ucraina)

La visita dei tre primi ministri di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia a Kiev, avvenuta martedì sera, è notevole non soltanto perché è la prima visita di stato in Ucraina dall’inizio dell’invasione, ma anche per come è stata realizzata: i tre leader hanno annunciato pubblicamente l’incontro poco prima della partenza, e hanno viaggiato per sette ore in treno per poi arrivare a Kiev nella notte, proprio mentre cominciava in città un coprifuoco di 35 ore.

Nel corso della riunione con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e con altri membri del governo non sono uscite particolari novità: i tre leader europei hanno più che altro espresso il loro sostegno e la loro ammirazione per la resistenza ucraina. Ma il viaggio ha avuto comunque un enorme valore simbolico. Zelensky, dopo l’incontro, ha esortato altri leader a entrare in Ucraina: «Invito tutti gli amici dell’Ucraina a visitare Kiev», ha detto, anche se poi ha aggiunto: «Può essere pericoloso qui, perché il nostro cielo non è ancora stato chiuso agli aerei e ai missili russi».

La delegazione europea era composta da quattro personalità: il primo ministro ceco Petr Fiala, il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki e il primo ministro sloveno Janez Janša, e assieme a loro anche il vice primo ministro polacco Jarosław Kaczyński, che è il capo del partito di governo polacco ed è la figura politica più influente del paese.

Il viaggio è stato annunciato per primo da Petr Fiala, poco dopo le 8 del mattino di martedì, e con molti pochi dettagli: Fiala (e in seguito anche Morawiecki e Janša) ha scritto su Twitter e Facebook che sarebbe partito in giornata assieme ai suoi colleghi, ma senza fornire indicazioni precise su come sarebbe stato effettuato il viaggio e con che tempi.

In giornata sono arrivate informazioni piuttosto scarse: la delegazione era partita in treno dalla Polonia verso le 9 (dunque pochi minuti dopo l’annuncio del viaggio) e aveva superato il confine tra Polonia e Ucraina prima di mezzogiorno.

La delegazione, hanno spiegato poi vari giornali, aveva scelto di viaggiare in treno per questioni di sicurezza: gli aerei commerciali non possono entrare nello spazio aereo ucraino, e viaggiare su un aereo militare polacco avrebbe potuto essere visto dall’aviazione russa, presente in Ucraina, come una provocazione. Anche un convoglio su gomma sarebbe stato rischioso.

La linea ferroviaria che collega Kiev al confine polacco, e che è stata usata in queste settimane da milioni di ucraini che cercavano di fuggire dal paese, per ora invece è relativamente sicura: non soltanto perché percorre un lungo tratto di Ucraina occidentale che per ora è stato colpito solo sporadicamente dai bombardamenti, ma anche perché finora la linea non è stata attaccata dalle forze russe, e non ci sono stati incidenti rilevanti negli spostamenti.

Ciò non significa, ovviamente, che il viaggio fosse esente da rischi. Kiev e le sue aree periferiche sono oggetto di bombardamenti continui da parte delle forze russe, che tra le altre cose stanno cercando di circondare completamente la città e tagliare ogni possibilità di entrata e uscita, come già avvenuto per esempio a Mariupol. La manovra di accerchiamento per ora è ferma, grazie alla resistenza delle forze ucraine, ma il suo completamento rimane comunque una possibilità.

Dopo una giornata in cui non si era saputo praticamente niente di loro, i leader sono arrivati a Kiev nella notte. I loro entourage hanno cominciato a diffondere alcune foto dei quattro davanti a una mappa, e poco dopo è cominciato l’incontro con Zelensky, davanti alle telecamere.

L’incontro ha avuto soprattutto un valore simbolico. Tra le altre cose, Morawiecki ha detto che chiederà di concedere «molto rapidamente» all’Ucraina lo stato di paese candidato all’ingresso nell’Unione Europea. «Siamo qui per ammirare la vostra lotta contro un invasore crudele. Quest’invasione deve fermarsi», ha aggiunto. Petr Fiala ha detto: «L’obiettivo principale della nostra visita e il messaggio principale della nostra missione è dire ai nostri amici ucraini che non sono soli, che l’Europa è con voi». Zelensky ha ringraziato la delegazione e ha chiesto maggiori garanzie per la sicurezza dell’Ucraina.

L’unico elemento notevole della discussione è arrivato da Kaczyński, che a un certo punto ha detto che la NATO dovrebbe inviare in Ucraina una forza di peacekeeping «armata». Difficilmente però le sue dichiarazioni saranno prese sul serio.

Mentre il colloquio tra Zelensky e i leader europei era in corso, ha scritto BBC, a Kiev i combattimenti proseguivano, e in città era possibile sentire il suono di forti esplosioni provocate dall’artiglieria. Almeno uno dei membri della delegazione europea, seduto vicino a Kaczyński, indossava un giubbetto antiproiettile, come si vede dalle foto diffuse dalla presidenza ucraina.

(Ufficio stampa della presidenza ucraina)

Non è chiaro per ora quando la delegazione europea lascerà l’Ucraina.

Il viaggio ha suscitato sorpresa e ammirazione, anche se martedì i leader dell’Unione Europea hanno espresso alcune riserve. I membri della delegazione, annunciando il viaggio martedì mattina, hanno detto che stavano andando a Kiev «in rappresentanza del Consiglio europeo», ma vari funzionari europei hanno detto ai media che quello di martedì non era un viaggio ufficiale dell’Unione. Alcuni, anzi, temono che il viaggio dei tre leader dell’est Europa sia più che altro un modo per distinguersi dal resto dell’Unione, piuttosto che mostrare unità.

I portavoce dei presidenti di Commissione e Consiglio europei hanno detto ai giornali che erano comunque stati informati del viaggio la settimana scorsa, durante l’incontro che si era tenuto a Versailles.

Inoltre, il viaggio è stato accompagnato da alcune polemiche soprattutto in Polonia, il cui governo populista ha avuto in questi anni un rapporto spesso conflittuale con l’Unione Europea: i giornali filogovernativi da ieri contrappongono il coraggio dei leader dell’est europeo, che sono andati a Kiev nonostante notevoli rischi, al fatto che i leader dell’Europa occidentale come Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Mario Draghi siano rimasti nei loro paesi.

Lunedì, tra le altre cose, il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio aveva esplicitamente sconsigliato di viaggiare verso Kiev a una delegazione di circa 30 parlamentari e giornalisti che programmava una visita: in una lettera, aveva scritto che «la Farnesina sconsiglia viaggi a qualsiasi titolo» e che una visita di personalità politiche avrebbe potuto «essere facilmente strumentalizzata a scopo bellico o di disinformazione».