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  • Venerdì 11 marzo 2022

Gli assedi delle città e i bombardamenti sui civili che abbiamo già visto

La Russia sta facendo in Ucraina quello che aveva già fatto a Grozny (Cecenia) e ad Aleppo (Siria), seguendo una strategia precisa

Un'auto carbonizzata e sullo sfondo l'ospedale di Mariupol bombardato (AP Photo/Evgeniy Maloletka)
Un'auto carbonizzata e sullo sfondo l'ospedale di Mariupol bombardato (AP Photo/Evgeniy Maloletka)

Il bombardamento russo di un ospedale nella città ucraina di Mariupol, compiuto mercoledì sera, è stato condannato da moltissimi paesi del mondo: si è parlato di «barbarie» e di «orrore», ma non è la prima volta che l’esercito russo compie bombardamenti deliberati contro obiettivi civili, come scuole o ospedali, in città assediate o semi-assediate, dove quindi non esistono praticamente vie di fuga. Gli assedi delle città ucraine si stanno svolgendo secondo una tattica già vista in Cecenia nel 1999 e più volte durante la guerra in Siria, funzionale a una strategia precisa: bombardare i “corridoi umanitari”, i civili e gli ospedali, per piegare psicologicamente la resistenza delle città assediate.

Come hanno osservato diversi servizi di intelligence occidentali, in Ucraina l’invasione russa sta assomigliando sempre di più alle campagne militari condotte precedentemente a Grozny (in Cecenia) e ad Aleppo (in Siria), quando l’esercito russo praticamente distrusse le due città prendendo sistematicamente di mira edifici residenziali e obiettivi civili: secondo il diritto internazionale, questo comportamento è un crimine di guerra. Secondo l’intelligence americana, la Russia starebbe inoltre reclutando combattenti siriani esperti nella guerriglia urbana per impiegarli in Ucraina.

L’impressione di molti osservatori, tra cui Marc Champion di Bloomberg, è che da quando l’obiettivo russo di conquistare velocemente le principali città ucraine è sfumato, l’intensità dei bombardamenti contro i civili sia aumentata.

Evacuazioni ad Aleppo, 15 dicembre 2016 (SANA via AP)

L’uso russo più recente dell’assedio e dei bombardamenti deliberati e sistematici contro i civili come arma di guerra è la battaglia di Aleppo, che si combatté fino al 2016. Fu una delle battaglie più importanti dell’intera guerra siriana, che comunque aveva caratteristiche molto diverse dal conflitto in corso in Ucraina: per esempio non era iniziata con un’invasione (in Siria all’inizio c’era una guerra civile, che poi si trasformò in qualcosa di diverso e molto più complicato) e non c’erano solo due parti in causa (ma molte di più, tra eserciti regolari, milizie assemblate all’estero, gruppi di ribelli di diversi orientamenti, organizzazioni estremiste e terroristiche).

La fase più acuta di quella battaglia si verificò nella seconda parte del 2016, quando Putin e Assad decisero di bombardare la parte della città sotto il controllo dei ribelli con una violenza con pochi precedenti. Per settimane, da ottobre a dicembre di quell’anno, le forze russe e siriane bombardarono indiscriminatamente obiettivi civili per via aerea, tra cui convogli umanitari e interi quartieri. Lo stesso fecero le forze di terra. A metà dicembre le forze di Assad riconquistarono tutta Aleppo.

Fu uno schema che si era già visto in Cecenia, al confine con la Georgia, molti anni prima.

Oggi la Cecenia è una repubblica della Federazione russa, ma negli anni Novanta, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, nel paese era nato un movimento indipendentista che voleva svincolarsi dalla Russia. Ci fu una prima guerra tra il 1994 e il 1996, e poi una seconda nel 1999, combattuta da forze russe e filorusse contro le milizie separatiste.

Fu all’inizio della seconda guerra cecena che si videro le prime avvisaglie di come Putin avrebbe utilizzato i bombardamenti sui civili come arma di guerra. All’epoca Putin era primo ministro della Russia, sarebbe diventato presidente pochi mesi dopo, nel maggio 2000. Quella volta non ci fu nessuna fase “morbida” dei bombardamenti: dopo aver assediato Grozny, la capitale cecena, le forze russe bombardarono violentemente la città, distruggendola quasi completamente. Il loro obiettivo era esercitare la massima pressione psicologica sui separatisti, che infatti cedettero. A febbraio 2000 l’esercito russo entrò nel centro della città e la dichiarò liberata.

Durante l’assedio e i bombardamenti circa 40mila persone rimasero intrappolate in città, come sta avvenendo anche in molte città ucraine, come Kharkiv e Mariupol, in cui manca acqua, cibo ed energia.

Sia in Cecenia che in Siria le forze russe non si limitarono a usare l’artiglieria convenzionale e gli attacchi aerei, ma impiegarono anche i lanciarazzi TOS-1 armati con bombe termobariche, la cui devastazione delle esplosioni è seconda solo alle armi nucleari considerando la loro capacità di ridurre in macerie gli edifici. In pratica l’azione di queste armi, chiamate anche bombe “a vuoto”, si svolge in due fasi. Una prima esplosione diffonde nell’aria una nuvola di particelle metalliche e combustibile; a quel punto la nuvola reagisce a contatto con l’ossigeno e provoca un’altra grossa esplosione risucchiando l’aria circostante (per questo viene definita “a vuoto”).

Il diritto internazionale prevede che le bombe termobariche possano essere utilizzate soltanto contro obiettivi militari. Questo perché la loro onda d’urto è più ampia e più devastante rispetto alle armi tradizionali, può distruggere i tessuti polmonari o causare embolie nel sangue senza provocare ferite esternamente. Mercoledì il ministero della Difesa britannico ha riferito di aver ricevuto conferma da parte della Russia dell’impiego di queste armi anche in Ucraina.