Una canzone del Dave Brubeck quartet

Quella che la sa anche chi non sa di saperla

(Hulton Archive/Getty Images)
(Hulton Archive/Getty Images)

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Non durerà, ma questa cosa che il nuovo disco dei Tears for fears sia arrivato primo negli Stati Uniti e nel Regno Unito (dove è già sceso), diciotto anni dopo il loro ultimo e trentanove dopo il loro primo, è divertente. Se volete sentirlo (un onesto disco pop da ascoltare in macchina, non speciale ma meglio di quasi tutto quello che sta in classifica) è qui su Spotify.
Il video nuovo di Stromae invece è abbastanza speciale, e immagina funerali di stato per una “sex worker” intorno alla canzone dedicata ai “figli di puttana, come dicono”.
Invece solo per nota di colore segnalo i New kids on the block, inutile boy band dei primordi delle boy band, che hanno visto in giro che gli anni Ottanta continuano ad andare forte e hanno voluto rivendicare la loro titolarità, con parodie e ospiti vari (l’entusiasmo dei commenti su YouTube alla canzone, altrettanto inutile, è commovente).

Take five
Dave Brubeck quartet

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Cinque anni fa facemmo sul Post una raccoltina facile di “Jazz per chi non ama il jazz“, radunando le cose più familiari e trasversali che anche i più reticenti sul genere avessero sentito, prima o poi, e che potessero giudicare eccezioni alla loro reticenza. La prima era Take five.

È probabilmente il pezzo jazz più noto ai non appassionati, anche se la maggior parte di loro non sa dire cosa sia: è il singolo che ha venduto più copie nella storia del jazz. Lo scrisse Paul Desmond, sassofonista con uno dei suoni più riconoscibili di sempre, del Dave Brubeck Quartet che lo pubblicò su disco nel 1959. E quindi è da allora associato al nome di Brubeck, grande pianista.

Poi, un anno fa, con maggior sapienza Stefano Vizio raccontò Dave Brubeck.

A onor del vero, “Take Five” la compose Paul Desmond, il sassofonista a cui Brubeck legò gran parte delle sue fortune musicali, e che in quel pezzo ritenne di far seguire a quei due accordi, sufficienti da soli a rendere memorabile un’intera carriera, un tema di sax tra i più leggendari di sempre. Brubeck e Desmond suonavano insieme nel Dave Brubeck Quartet, che in poco più di quindici anni sfornò una cinquantina di dischi pagando un bel po’ di stipendi alla Columbia, l’etichetta che nel 1959 produsse Time Out, uno dei due-tre dischi più venduti nella storia del jazz con oltre due milioni di copie.

Avete di che divertirvi, per stasera, senza la mia inadeguatezza a intralciare il passo.

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