L’evacuazione di Mariupol e Volnovakha è stata rimandata

La Russia aveva annunciato un cessate il fuoco di poche ore nelle due città per permettere l'evacuazione di civili: ma non sono stati sospesi gli attacchi

Bombardamenti a Mariupol, 24 febbraio 2022 (AP Photo/Evgeniy Maloletka)
Bombardamenti a Mariupol, 24 febbraio 2022 (AP Photo/Evgeniy Maloletka)

Sabato mattina il ministero della Difesa russo ha annunciato un cessate il fuoco nelle città di Mariupol e Volnovakha, nel sud-est dell’Ucraina, per permettere la creazione di “corridoi umanitari” e l’evacuazione dei civili dalle due città, che sono sotto attacco russo dall’inizio dell’invasione, iniziata giovedì della scorsa settimana. Poco dopo l’annuncio è arrivata anche la conferma da parte delle autorità ucraine e sono stati diffusi dettagli sulle modalità con cui avrebbe dovuto avvenire l’evacuazione. Nella tarda mattinata di sabato, però, l’Ucraina ha accusato la Russia di non aver sospeso gli attacchi e l’evacuazione di Mariupol e Volnovakha è stata interrotta.

Il cessate il fuoco era previsto dalle 9 alle 16 (ora locale, dunque dalle 8 alle 15 in Italia). L’evacuazione dei civili avrebbe dovuto cominciare alle 11: con convogli che sarebbero dovuti partire da Mariupol verso Zaporizhzhia, che si trova a oltre duecento chilometri di distanza, più a ovest. Le autorità stavano organizzando autobus per il trasporto dei civili, ma gli accordi prevedevano anche che fosse permesso lasciare la città a bordo di mezzi privati, a patto di seguire i percorsi indicati dalle autorità militari. Poche ore dopo, le autorità locali di Mariupol hanno però chiesto ai civili di tornare nei rifugi, spiegando che gli attacchi dell’esercito russo non erano stati interrotti e che l’evacuazione era stata sospesa.

Le autorità ucraine hanno detto di essere al lavoro per negoziare un nuovo cessate il fuoco, ma per ora non ci sono notizie di un accordo.

Mariupol ha circa 400mila abitanti e si trova nella regione di Donetsk, affacciata sul mar d’Azov. Questa sua posizione la rende particolarmente importante dal punto di vista strategico: con la presa di Mariupol, la Russia potrebbe unire le truppe presenti in Crimea, a ovest di Mariupol, con i miliziani separatisti presenti nel Donbass, intensificando le attività militari nel sud dell’Ucraina.

Per questi motivi, Mariupol è da giorni sotto attacco della Russia e sempre più isolata. Secondo il vicesindaco Orlov, la situazione a Mariupol è vicina «a una catastrofe umanitaria»: da martedì i bombardamenti sulla città sono quasi ininterrotti, e l’esercito russo ha utilizzato tutte le armi a disposizione, secondo Orlov. «Artiglieria, aeroplani, missili. Stanno provando a distruggere la città». A Mariupol da giorni sono interrotte sia la fornitura d’acqua potabile sia di corrente elettrica, e scarseggiano viveri e medicine.

Anche a Volnovakha, l’altra città interessata dal cessate il fuoco, la situazione è critica. Volnovakha si trova a circa sessanta chilometri a nord di Mariupol, è meno estesa e popolosa – ha poco più di 20mila abitanti – ed è stata bombardata praticamente dall’inizio dell’invasione. Secondo i residenti quasi tutti gli edifici della città hanno subìto qualche danno, molti sono completamente distrutti.

Non è comunque chiaro quante persone avrebbero davvero lasciare le città nel caso in cui le operazioni di evacuazione fossero proseguite. Organizzare un’evacuazione di massa in così poco tempo è estremamente complicato, ed è anche difficile capire quanti tra gli abitanti di Mariupol e Volnovakha vogliano davvero lasciare le proprie case. Parlando con BBC, il vicesindaco di Mariupol Sergei Orlov aveva stimato che le persone che avrebbero effettivamente potuto lasciare la città sarebbero state in totale tra le sette e le novemila. Le autorità nazionali avevano detto di sperare di poter evacuare fino a duecentomila persone da Mariupol e 15.000 da Volnovakha.

Secondo alcune analisi (ne ha scritto per esempio il centro studi Washington Institute) l’annuncio di cessate il fuoco mirati e l’apertura di “corridoi umanitari” in città che sono già state pesantemente bombardate fa anche parte della strategia militare russa, già applicata per esempio durante la guerra in Siria nel 2016. Consente di depopolare una città intimorita dai bombardamenti e di riorganizzare le proprie forze. Alcuni funzionari del governo ucraino hanno inoltre già espresso la preoccupazione che le forze russe potrebbero cercare di migliorare la propria posizione approfittando del cessate il fuoco.