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  • Venerdì 4 marzo 2022

L’accelerazione della storia, secondo Anne Applebaum

La nota analista ed esperta di cose russe ha scritto che in Ucraina «l'impossibile è diventato possibile» in poco meno di due settimane

Mani di ministri degli Esteri della NATO a Bruxelles (AP Photo/Olivier Matthys)
Mani di ministri degli Esteri della NATO a Bruxelles (AP Photo/Olivier Matthys)

Mercoledì l’Atlantic ha pubblicato un articolo della giornalista e analista Anne Applebaum su quello che sta accadendo in Ucraina, e sulla rapidità degli eventi che nelle ultime due settimane, a partire dall’invasione della Russia, hanno iniziato a cambiare un pezzo di mondo. Applebaum è statunitense naturalizzata polacca, esperta di cose russe, vincitrice di un premio Pulitzer e abbastanza nota anche in Italia, dove viene considerata da tempo un’osservatrice autorevole su fatti che riguardano il regime russo.

Nell’articolo dell’Atlantic ha sostenuto un’idea che è assai diffusa non solo tra i fruitori dell’informazione, ma anche tra chi le notizie le racconta e le osserva. Ha scritto:

«La storia ha accelerato; l’impossibile è diventato possibile. Gli sviluppi che due settimane fa nessuno immaginava stanno avvenendo con una velocità incredibile»

Contestando un certo modo di pensare di alcuni accademici e analisti, Applebaum ha sostenuto che gli eventi del mondo non siano così prevedibili: gli stati non hanno «interessi eterni o orientamenti geopolitici permanenti, motivi fissi nel tempo o obiettivi sempre prevedibili»; «né gli esseri umani reagiscono sempre nel modo in cui dovrebbero reagire».

Questa imprevedibilità, che secondo Applebaum non verrebbe considerata abbastanza dagli osservatori di cose internazionali, avrebbe prodotto quell’accelerazione della storia che si è vista nelle ultime due settimane, quando per l’appunto in Ucraina «l’impossibile [o perlomeno, quello che si riteneva fosse impossibile] è diventato possibile»: cioè l’inizio di una guerra in Europa in grado di cambiare definitivamente e radicalmente l’intero continente.

La scorsa settimana per esempio nessuno avrebbe mai immaginato di vedere il presidente ucraino Volodymyr Zelensky rifiutare di lasciare il suo paese e decidere invece di rimanere a Kiev nonostante le concrete minacce alla sua vita (prima di diventare presidente Zelensky era un attore e comico, e molti temevano che la sua inesistente esperienza politica lo avrebbe messo in una posizione di subalternità a Putin). L’inaspettato carisma e coraggio mostrato da Zelensky, ha scritto Applebaum, potrebbe avere alimentato la resistenza ucraina e avere fatto saltare i piani russi di una veloce conquista del paese, ma non solo: potrebbe avere ribaltato anche i calcoli di «ministri degli Esteri, direttori di banca, dirigenti d’azienda e migliaia di persone comuni».

Allo stesso modo in pochi immaginavano che le apparizioni televisive del presidente Vladimir Putin e le violenze contro i civili compiute dai bombardamenti russi avrebbero cambiato in pochi giorni la percezione internazionale della Russia, di fatto spingendo aziende, organizzazioni sportive e enti di vario tipo a decidere di andarsene dal territorio russo, e isolando il regime di Mosca.

Sono cambiate politiche estere che sembravano pressoché immutabili, come quella della Germania, partiti politici europei che fino a poco tempo fa erano apertamente schierati con Putin hanno preso le distanze in maniera molto netta, come la Lega, sono state adottate sanzioni senza precedenti che hanno colpito il presidente russo e i suoi collaboratori più stretti.

Secondo Applebaum, gli eventi stanno accadendo così rapidamente, «con umori ed emozioni che cambiano di ora in ora», che è praticamente impossibile dire cosa succederà. Le variabili sono molte, così come le domande a cui oggi è difficile dare una risposta.