La Corte Costituzionale ha ammesso quattro referendum sulla giustizia

Il Palazzo della Consulta a Roma, sede della Corte Costituzionale (ANSA/CLAUDIO ONORATI)
Il Palazzo della Consulta a Roma, sede della Corte Costituzionale (ANSA/CLAUDIO ONORATI)

La Corte Costituzionale ha ritenuto ammissibili quattro referendum sulla giustizia promossi da Lega e Radicali: quello che chiede di abrogare la legge Severino, nella parte in cui prevede la sanzione accessoria dell’incandidabilità e del divieto di ricoprire cariche elettive e di governo dopo una condanna definitiva; quello che chiede di abolire la raccolta delle firme per presentare la candidatura al Consiglio Superiore della Magistratura; quello che chiede di ridurre i reati per cui è consentito il ricorso alle misure cautelari in carcere; e quello che chiede la separazione delle carriere dei magistrati, per obbligarli a scegliere all’inizio della loro carriera se percorrere la funzione giudicante o requirente, per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale.

Altri due referendum sulla giustizia sono ancora in esame: quello sulla responsabilità civile dei magistrati, che prevede che il magistrato paghi di tasca propria l’eventuale condanna per l’errore giudiziario commesso; e quello che vuole introdurre la possibilità che negli organi che hanno il compito di valutare l’operato dei magistrati possano votare anche i membri non togati (ovvero gli avvocati).

In tutto sono otto i quesiti su cui la Corte deve esprimersi in questi giorni: oltre ai due quesiti sulla giustizia, deve ancora essere valutato il referendum sulla cannabis legale, che chiede di depenalizzare la coltivazione e di eliminare il carcere per qualsiasi condotta illecita relativa alla cannabis, con eccezione dell’associazione finalizzata al traffico illecito.

Martedì inoltre la Corte aveva giudicato inammissibile il referendum sull’eutanasia attiva.