Una canzone di Mark Lanegan

E non vi rammaricate, che non sono il tipo

(Mark Davis/Getty Images)
(Mark Davis/Getty Images)

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
C’è una canzone nuova dei Weather station, che a marzo pubblicheranno già un nuovo disco visto com’è andata con quello dell’anno scorso.
Neil Young ha scritto al suo manager per chiedere che la sua musica fosse rimossa da Spotify, poi ha fatto pubblicare la lettera sul suo sito, e poi l’ha cancellata. Nella lettera se l’è presa con Spotify per via delle accuse contro la piattaforma di aver ospitato i podcast antivaccinisti di Joe Rogan, popolarissimo e discusso autore di podcast americano.
(intanto a dire scemenze sui vaccini sta insistendo Eric Clapton)
Poi c’è stata tutta una polemica tra Damon Albarn e Taylor Swift (pensa tu). Lui ha signorilmente chiesto scusa per avere detto che lei non è una vera autrice di canzoni, con qualche acrobazia (tipo “il cane mi ha mangiato i compiti”).
Stefano Vizio del Post, che è più attento di me, mi ha fatto notare che l’articolo che ho citato ieri, sulla contrapposizione tra vecchia musica e nuova musica nel mercato americano, ha avuto delle critiche – fondate, direi – sulla metodologia di indagine: insomma, andiamoci piano a sostenere che i giovani ascoltano meno la musica nuova (per una condivisione di Spotify io vedo cosa ascoltano gli amici di mia figlia diciottenne e, beh, tutta roba nuova o seminuova, e spesso a me ignota: una di loro meritevolmente in questo momento sta ascoltando i Red hot chili peppers, però).

I’m not the loving kind
Mark Lanegan

I’m not the loving kind su Spotify
I’m not the loving kind su Apple Music
I’m not the loving kind su YouTube

Dalla vostra sinistra arriva Mark Lanegan, 57enne rocker americano di gran curriculum e gran culto per aver animato una band importante e creativa nel secolo scorso, gli Screaming trees, per aver suonato con molti e vari (soprattutto i Queens of the stone age), e per avere una voce di gran profondità e sexyness, da crooner più che da rocker: e ne ha approfittato. L’anno scorso il covid se l’è quasi portato via, e lo ha raccontato in un libro, pentendosi di aver pensato stupidaggini sulla pandemia e i vaccini.

Dalla vostra destra arriva John Cale, musicista rock ed eclettico che il mondo conosce per via dei Velvet underground, la band sua e di Lou Reed (i due li citammo qui), ma di grandi ed eclettiche sapienze musicali che decise di far proseguire in progetti più creativi e meno vistosi. Nel 1975 pubblicò un disco suo in cui (insieme a una lugubre versione di Heartbreak hotel di Elvis) c’era I’m not the loving kind: dolce gran ballata nell’andamento, spiazzante e deprimente nel testo. Lui osserva lei e realizza che non gli suscita nessuna reazione amorosa o appassionata, e non si capisce se – come dice il titolo – lui non sia tipo da smancerie o sia proprio che tra loro non funziona più.

When my lady passes me by
I lose the love I thought I had in mind
Send no flowers or words of regret
Cause I’m not the loving kind

Era già una deprimente meraviglia, ché il grosso del lavoro l’aveva fatto John Cale, e potevo darvi la sua: ma appunto, Lanegan ha quella voce lì con cui fece un bel disco di cover nel 2013, e ce l’ho voluto mettere. Non vi rammaricate, che non sono il tipo.

Send me please no words of regret
Cause I’m not the loving kind

I’m not the loving kind su Spotify
I’m not the loving kind su Apple Music
I’m not the loving kind su YouTube