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  • Mercoledì 26 gennaio 2022

Le “card vaccinali” della Campania sono state un fallimento

Sono costate 3 milioni di euro ma non sono servite a nulla, dato che poco dopo la loro introduzione è arrivato il Green Pass

Il presidente della Campania Vincenzo De Luca con un prototipo della "card vaccinale"
Il presidente della Campania Vincenzo De Luca con un prototipo della "card vaccinale"

A gennaio del 2021, quando da pochi giorni era iniziata in Italia la campagna vaccinale contro il coronavirus, il presidente della Campania Vincenzo De Luca annunciò che la sua regione avrebbe fornito alle persone vaccinate con due dosi una “card” che ne attestasse la vaccinazione.

Le “card vaccinali”, dotate di un chip e di un codice QR, avrebbero dovuto fornire delle non meglio specificate agevolazioni alle persone vaccinate, per accedere a locali e mezzi pubblici. Dopo essere state regolamentate in un’ordinanza regionale, ne furono prodotte 3,5 milioni, per un costo di circa 3 milioni di euro totali. A distanza di un anno, però, si sono rivelate un fallimento: dopo pochi mesi dalla loro introduzione, infatti, il governo italiano ha sua volta introdotto il Green Pass, il certificato vaccinale valido in tutta Italia, che di fatto ha reso le “card vaccinali” della Campania del tutto inutili.

Dopo l’annuncio di gennaio, la regione Campania aveva affidato a Soresa, centrale degli appalti pubblici per la Campania, il compito di trovare chi avrebbe dovuto produrre le card. Il 22 marzo Soresa aveva stipulato un accordo con la società bolognese Ermes, che avrebbe dovuto realizzare 3,5 milioni di card per un costo complessivo di poco più di 3 milioni di euro. Già a a fine marzo la regione aveva cominciato a distribuire la card al personale sanitario vaccinato con due dosi, e nei mesi successivi anche a decine di migliaia di altri cittadini campani.

A maggio, però, il Garante della privacy aveva emesso un provvedimento di avvertimento nei confronti della Regione Campania in cui sosteneva che la “card vaccinale” violasse la normativa sulla privacy in quanto priva di «una idonea base giuridica». Diceva inoltre che «disposizioni di questa natura, che condizionano diritti e libertà personali», sono ammissibili solo se regolate da una normativa nazionale e non da un’ordinanza regionale. Il Garante sottolineava anche come l’ordinanza campana si sovrapponeva a quanto deciso dal governo nel “decreto Riaperture” del 21 aprile, quello con cui erano stati introdotti i Green Pass.

Nonostante l’avvertimento del Garante della privacy e l’introduzione del Green Pass nazionale, la Campania nei mesi seguenti aveva continuato a distribuire le “card vaccinali” ai residenti nella regione. Peraltro in alcuni casi le ASL che dovevano distribuire le card le inviavano per posta raccomandata o le consegnavano porta a porta, con un’ulteriore spesa per la spedizione. Con il passare del tempo e il sempre maggiore utilizzo del Green Pass l’attività di distribuzione era però rallentata, fino a fermarsi.

Le “card” sono ora accumulate nei depositi delle ASL, e non è chiaro se verranno mai distribuite o che fine faranno.

Il 25 gennaio Repubblica ha scritto che diverse ASL campane hanno smesso di distribuirle, sia perché ormai con il Green Pass non servono più, sia per evitare ulteriori spese inutili e prevenire eventuali richieste di danni dalla Corte dei Conti, l’organo giudiziario e di controllo che vigila sull’uso delle risorse pubbliche. Ma sempre secondo Repubblica, proprio la Corte dei Conti avrebbe già avviato un’indagine per appurare se ci sia stato un danno erariale nell’acquisto delle “card vaccinali” da parte della Regione Campania.

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