Il centrodestra dice di voler candidare Berlusconi come presidente della Repubblica

In quanto «figura adatta a ricoprire in questo frangente difficile l’Alta Carica con l’autorevolezza e l’esperienza che il Paese merita e che gli italiani si attendono»

(ANSA/FABIO FRUSTACI)
(ANSA/FABIO FRUSTACI)

In una nota ufficiale diffusa dopo l’incontro di venerdì pomeriggio organizzato per decidere la strategia in vista delle elezioni del presidente della Repubblica, i leader di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia hanno detto di voler candidare l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Gli chiedono perciò di “sciogliere la riserva”, cioè di accettare pubblicamente la candidatura. Era un passaggio atteso dopo settimane di incertezze e ambiguità a riguardo, ma la riuscita dell’operazione continua a sembrare molto difficile, perché al momento è plausibile che Berlusconi non abbia tutti i voti che gli servirebbero per essere davvero eletto.

I leader della coalizione hanno convenuto che Silvio Berlusconi sia la figura adatta a ricoprire in questo frangente difficile l’Alta Carica con l’autorevolezza e l’esperienza che il Paese merita e che gli italiani si attendono. Gli chiedono pertanto di sciogliere in senso favorevole la riserva fin qui mantenuta.

Berlusconi da mesi ha organizzato e portato avanti con insistenza e determinazione la sua candidatura, trasformandola da ipotesi per molti assurda e farsesca a eventualità perlomeno possibile. Ma anche se Salvini e Meloni hanno detto formalmente che lo vogliono sostenere, è ancora tutta da vedere. Ansa scrive che la prossima settimana Berlusconi farà «una verifica sui numeri», suggerendo che ci sia ancora la possibilità che i piani cambino se ci si convincerà che i voti sicuri non sono abbastanza per eleggerlo.

A parte Berlusconi stesso, infatti, tutti hanno forti dubbi sul fatto che possa davvero farcela. Per essere eletto al quarto scrutinio gli servono 505 voti: il centrodestra ne ha solo 480, e secondo osservatori e analisti è molto probabile che ci sia un rilevante numero di persone tra Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia che non lo voteranno: i cosiddetti “franchi tiratori”, parlamentari che votano contro le indicazioni di partito per vari motivi come malumori, rivalità, o anche timore di perdere il seggio con le possibili elezioni anticipate che seguirebbero un’eventuale elezione di Berlusconi.

– Leggi anche: Il centrodestra è sempre più incartato sul presidente della Repubblica

Insomma: prima del 24 gennaio, quando cominceranno le votazioni, potrebbero ancora cambiare delle cose. Salvini, Meloni e Berlusconi infatti hanno la possibilità di eleggere il primo capo dello stato espresso dal centrodestra da quando esiste la Seconda Repubblica, dopo una serie di elezioni – Ciampi, Napolitano I, Napolitano II e Mattarella – in cui era stato il centrosinistra ad avere più parlamentari e quindi a poter proporre il candidato. Se il centrodestra andasse avanti con la candidatura di Berlusconi e se questa fallisse al quarto scrutinio, la coalizione si sarebbe probabilmente giocata la possibilità di proporre un altro candidato, e dovrebbe adeguarsi alle proposte del resto del Parlamento.

Berlusconi è un candidato estremamente divisivo: il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle hanno rifiutato categoricamente anche solo di prendere in considerazione l’idea di votarlo. La sua candidatura ufficiale potrebbe facilmente portare a un duro scontro tra le due aree politiche, facendo saltare le possibilità di una trattativa per un nome comune.

È per questo che molti osservatori ritengono che, perché si proceda davvero in Parlamento con la candidatura di Berlusconi, i numeri in suo favore dovranno diventare più convincenti. Da giorni Berlusconi è impegnato in quella che è stata definita “operazione scoiattolo”: cioè il tentativo concreto, portato avanti attraverso una zelante attività di centralinista del deputato Vittorio Sgarbi, di convincere telefonicamente i grandi elettori del Gruppo Misto e di altre formazioni esterne al centrodestra di votarlo per il Quirinale. Non sembra però che per ora siano stati fatti molti progressi, e si stima che per stare tranquillo debba convincere una sessantina di grandi elettori: cioè tanti. Una possibilità è che sia lui stesso alla fine a ritirarsi, magari per indicare un altro candidato – ad esempio Mario Draghi – e intestarsi la sua elezione, senza uscire sconfitto dalla situazione.