È un problema ricevere il vaccino da positivi?

Con la circolazione di omicron è una situazione che riguarda anche inconsapevolmente molte persone, ma non ci sono particolari rischi

(ANSA/CESARE ABBATE)
(ANSA/CESARE ABBATE)

Da quando sono disponibili i vaccini contro il coronavirus, molti si chiedono se sia rischioso o inutile vaccinarsi mentre si è positivi. È una domanda che nelle ultime settimane si sono fatte moltissime persone, perché la variante omicron è altamente contagiosa, ma in molti casi comporta sintomi talmente lievi da far passare inosservato il contagio. Ci sono quindi migliaia di persone che diventano positive al coronavirus senza saperlo, salvo non facciano un test per qualche altro motivo, e che si sottopongono alla vaccinazione (soprattutto per il richiamo) mentre hanno un’infezione in corso.

In Italia quasi il 79 per cento della popolazione ha completato il ciclo vaccinale e circa il 40 per cento ha ricevuto la dose di richiamo, quindi ci sono milioni di persone che si devono ancora vaccinare, una parte delle quali non avrà alternative considerato il nuovo obbligo vaccinale deciso dal governo per chi ha più di 50 anni. Vista la grande circolazione di omicron, molte di queste si stanno vaccinando e si vaccineranno mentre sono inconsapevolmente positive, senza correre comunque particolari rischi.

Tra le linee guida fornite dal ministero della Salute, dall’Istituto superiore di sanità e dall’Agenzia italiana del farmaco, non si trovano molte informazioni sulla vaccinazione delle persone con un’infezione da coronavirus in corso. Le indicazioni delle autorità sanitarie in altri paesi sono altrettanto generiche, anche se forniscono qualche dettaglio in più.

I Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC), una delle principali istituzioni sanitarie degli Stati Uniti, sconsigliano di sottoporsi alla vaccinazione se si hanno sintomi da COVID-19 confermati da un test, quindi se il coronavirus ha portato alla malattia vera e propria e non solamente all’infezione (essere infetti non significa automaticamente essere malati). Tecnicamente lo stesso vale anche in Italia, semplicemente perché se si è malati di COVID-19 si deve rimanere in isolamento, segnalare la propria condizione e attendere la guarigione con la scomparsa dei sintomi.

L’indicazione di non sottoporsi alla vaccinazione da malati ha qualche aspetto di precauzione per la singola persona ammalata, ma soprattutto riguarda la necessità di tutelare tutte le altre persone nei centri vaccinali, sia che lavorino per somministrare il vaccino sia che a loro volta siano lì per riceverlo. È per questo motivo che prima di accedere ai centri vaccinali viene misurata la temperatura. I medici chiedono inoltre se si abbiano particolari sintomi prima di procedere con la somministrazione del vaccino.

Nel caso in cui i sintomi siano assenti è molto più difficile accorgersi di essere positivi, ma non ci sono particolari rischi nel ricevere il vaccino da infetti inconsapevoli, specialmente nel caso della dose di richiamo. È peraltro più probabile che siano le persone già completamente vaccinate – e che quindi devono sottoporsi al richiamo – a non sviluppare sintomi in seguito a un’infezione, rispetto a chi non è ancora vaccinato e ha quindi un maggior rischio di ammalarsi di COVID-19 dopo il contagio. Il sistema immunitario dei completamente vaccinati ha imparato a riconoscere e contrastare il coronavirus proprio grazie al vaccino, di conseguenza fa ridurre il rischio di sviluppare forme gravi e in alcuni casi letali della malattia.

Ricevere il vaccino in una condizione di positivo inconsapevole non è di per sé rischioso, ed essere positivi non sembra interferire più di tanto nello stimolare la risposta immunitaria grazie alla quale si formerà una migliore memoria contro il coronavirus. I meccanismi attraverso cui si costruiscono queste difese sono differenti nel caso di un’infezione o della vaccinazione, ma ciò non implica che si diventi meno protetti. Molto dipende comunque da come è fatto ciascuno, dalle proprie condizioni di salute in generale e da particolari predisposizioni.

È possibile che chi rientra in questa casistica sviluppi, dopo il vaccino, qualche sintomo di malessere in più, e trovi un poco più fastidiosi gli eventuali effetti avversi come febbre, mal di testa, dolore nel punto dell’iniezione e senso di spossatezza. Sono comunque sintomi transitori che passano velocemente nella maggior parte dei casi.

Di recente il professore di microbiologia Guido Rasi, consulente per la campagna vaccinale del commissario Francesco Paolo Figliuolo, ha confermato in un’intervista che non c’è motivo di preoccuparsi più di tanto per chi si presenta in un centro vaccinale inconsapevolmente positivo:

Se è sintomatico ha un’infezione in corso ed è meglio che rimandi, se è positivo asintomatico vada e se in dubbio in mancanza di sintomi pure, senza fare inutili tamponi.

Dal momento della somministrazione, il sistema immunitario impiega alcuni giorni prima di sviluppare le difese e iniziare a maturare una memoria immunitaria, che potrà poi impiegare in futuro nel caso di un’infezione da coronavirus vera e propria. Quando si viene vaccinati per la prima volta non si è quindi immediatamente protetti e può accadere che ci si ammali di COVID-19 se si aveva già un’infezione in corso o nel caso in cui si venga contagiati prima di avere sviluppato le difese immunitarie grazie al vaccino.

I rischi che si verifichi questa circostanza con il richiamo sono più bassi, perché si può già contare sulla protezione del precedente ciclo vaccinale, per quanto questa tenda a ridursi col tempo. I richiami si stano rivelando molto efficaci nel contrastare la variante omicron, riducendo sensibilmente i rischi di sviluppare forme gravi di COVID-19 che rendono necessari ricoveri in ospedale e che, in alcuni casi, possono causare la morte.