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  • Giovedì 6 gennaio 2022

La situazione di Djokovic non si è ancora risolta

Il tennista serbo a cui è stato negato il visto per entrare in Australia ha fatto ricorso e lunedì ci sarà un'udienza sul suo caso

(Adam Pretty/Getty Images)
(Adam Pretty/Getty Images)

Il tennista serbo Novak Djokovic potrà restare a Melbourne, in Australia, almeno fino a lunedì, quando è prevista un’udienza sul ricorso da lui presentato contro la decisione del governo australiano di negargli il visto per entrare nel paese, dove il 17 gennaio inizieranno gli Australian Open, uno dei quattro tornei più importanti al mondo.

Quasi certamente Djokovic, che era partito per l’Australia dopo aver ottenuto un’esenzione medica dal vaccino contro il coronavirus, passerà quindi i prossimi giorni in una struttura in cui il governo australiano ospita e tiene in isolamento le persone che fanno ricorso contro la loro espulsione dal paese.

Come ha scritto il New York Times, le questioni che nelle ultime ore hanno riguardato Djokovic e l’Australia sono state movimentate e spesso confuse: «In poco più di 24 ore Djokovic ha ricevuto uno speciale permesso last-minute per giocare gli Australian Open, è salito su un volo intercontinentale, e di fatto si è poi sentito dire dal primo ministro australiano che non era il benvenuto nel paese». Da sportiva, la vicenda è diventata politica e ha visto un interessamento diretto sia del primo ministro australiano Scott Morrison che del presidente serbo Aleksander Vucic, che ha difeso Djokovic.

Djokovic, che ha 34 anni e da tempo è ormai il tennista più forte in attività, è noto per le sue posizioni scettiche nei confronti dei vaccini e sebbene non abbia mai detto apertamente di essere o non essere vaccinato, il fatto che abbia ottenuto un’esenzione implica che non abbia iniziato o quantomeno completato il suo ciclo vaccinale. Non sono però chiari i motivi esatti per cui gli è stato negato l’ingresso, anche in virtù del fatto che altri tennisti interessati a giocare gli Australian Open abbiano chiesto una simile esenzione, a quanto pare considerata valida, perlomeno in alcuni casi.

Con riferimento alla situazione di Djokovic, Morrison, che è primo ministro dal 2018, ha detto che il tennista non è stato preso di mira ma che con le sue posizione critiche nei confronti dei vaccini «ha attirato su di sé attenzioni significative». Morrison non ha parlato apertamente dei motivi dell’esenzione di Djokovic considerando la cosa non appropriata, ma ha precisato che aver avuto il Covid nei sei mesi precedenti all’ingresso in Australia non è considerato un motivo valido per avere un’esenzione dal vaccino. «Le regole sono regole» ha detto Morrison «e nessuno è al di sopra delle regole».

Il presidente serbo Vucic ha detto che Djokovic è “perseguitato” per le sue posizioni e ha fatto sapere di avergli detto al telefono che «la Serbia è con lui e che le autorità del paese faranno il possibile per risolvere la situazione nel più breve tempo possibile». Sembra anche che Vucic abbia convocato l’ambasciatore australiano a Belgrado.

Gli Australian Open – un torneo che Djokovic ha già vinto 9 volte – inizieranno il 17 gennaio. Intanto, in attesa di capire se il suo ricorso sarà considerato valido, Djokovic resterà nel Park Hotel, la struttura di Melbourne in cui è temporaneamente ospitato, col divieto di uscire, e nei pressi della quale si sono riuniti alcuni manifestanti.

Il Park Hotel di Melbourne (Darrian Traynor/Getty Images)

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