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  • Venerdì 24 dicembre 2021

Le statue sulla strage di Piazza Tienanmen rimosse a Hong Kong

Sono state tre negli ultimi due giorni: la rimozione è stata decisa per evitare ripercussioni da parte del regime cinese

Alcuni studenti puliscono la statua conosciuta come “Il pilastro della vergogna” nel 2019. La statua, che commemorava la strage di Piazza Tienanmen a Pechino, è stata rimossa dall'Università di Hong Kong mercoledì (AP Photo/ Kin Cheung, File)
Alcuni studenti puliscono la statua conosciuta come “Il pilastro della vergogna” nel 2019. La statua, che commemorava la strage di Piazza Tienanmen a Pechino, è stata rimossa dall'Università di Hong Kong mercoledì (AP Photo/ Kin Cheung, File)

Venerdì due università di Hong Kong hanno rimosso due sculture che commemoravano le vittime della strage di piazza Tienanmen a Pechino nel 1989 e che erano presenti nei rispettivi campus da anni. La decisione è arrivata dopo che mercoledì l’Università di Hong Kong aveva rimosso la più famosa delle statue che commemoravano la strage, per evitare di esporsi a rischi legali provocati dalla repressione crescente del governo cinese.

Fino a due anni fa le commemorazioni della strage erano libere e consentite a Hong Kong, territorio cinese semi-autonomo, che godeva di un ampio grado di libertà. Questa libertà tuttavia è stata man mano ristretta negli ultimi tempi dal governo cinese, che ha represso in maniera sistematica il dissenso politico e vari diritti, fino a imporre, tra le altre cose, il divieto di fatto a ogni riferimento e commemorazione della strage, come avviene nel resto della Cina. Negli ultimi mesi vari gruppi di attivisti per la memoria della strage sono stati sciolti, e i loro membri arrestati.

Nella notte tra giovedì e venerdì l’Università cinese di Hong Kong (CUHK) ha fatto rimuovere una statua che raffigurava la Dea della Democrazia e si trovava nel suo campus dal 2010. La scultura era alta più di 6 metri, era stata realizzata dall’artista Chen Weiming ed era la replica di una statua in gesso posizionata in Piazza Tienanmen dagli studenti che manifestavano per la democrazia nel 1989.

L’Università Lignan invece ha rimosso un bassorilievo che rappresentava la strage di piazza Tienanmen e si trovava su un muro esterno del campus dal 2009. Anche quest’opera era di Chen e raffigurava sia la Dea della Democrazia sia alcune scene della violenta repressione da parte dell’esercito cinese durante la strage. Tra le altre cose, raffigurava anche il cosiddetto “ribelle sconosciuto”, il giovane manifestante che fermò l’avanzata di una fila di carri armati e che per il suo gesto diventò un simbolo di coraggio universalmente riconosciuto.

La CUHK ha fatto sapere di aver rimosso la statua dopo una valutazione interna, sostenendo che a suo tempo fosse stata installata su richiesta dell’associazione degli studenti ma senza alcuna autorizzazione da parte dell’ateneo. L’università di Lignan invece ha spiegato di aver fatto una valutazione sulle opere presenti nel campus «che avrebbero potuto costituire un rischio legale e di sicurezza alla comunità universitaria».

Il bassorilievo è stato smontato in vari pezzi e riposto in un magazzino interno al campus, ha detto un portavoce dell’università al sito Hong Kong Free Press. Nell’aula dell’associazione degli studenti all’università di Lignan c’era peraltro un dipinto della Dea della Democrazia che a sua volta è stato coperto con vernice grigia.

https://twitter.com/studioincendo/status/1474281567228858368?s=20

Le due sculture sono state rimosse dopo che giovedì l’Università di Hong Kong, la più antica e prestigiosa del territorio, aveva rimosso una statua alta otto metri e nota come il “Pilastro della vergogna”. La statua era stata realizzata dallo scultore danese Jens Galschiøt e si trovava nel campus dell’Università di Hong Kong dal 1997: lo stesso anno in cui Hong Kong tornò a essere una regione amministrativa speciale cinese, con relativa autonomia rispetto al governo centrale, dopo che dal 1842 era stata una colonia britannica.

Le autonomie di Hong Kong sono state tuttavia progressivamente erose dal 2020, con l’entrata in vigore della contestata legge sulla sicurezza nazionale, con cui il governo cinese ha rafforzato il proprio controllo sul territorio, reprimendo il dissenso, vietando le manifestazioni democratiche e arrestando le persone che si oppongono al regime.

Il “pilastro della vergogna” all’Università di Hong Kong (AP Photo/ Kin Cheung, File)

Comprensibilmente, la rimozione del “pilastro della vergogna” e delle sculture presenti nelle altre due università è stata contestata dagli attivisti e dalle attiviste per la democrazia, sia a Hong Kong che all’estero. Per Chen, che ora vive a Los Angeles, la rimozione delle sue opere è un «dispiacere enorme»: in un’intervista ad AFP ha detto che le università hanno agito «come ladri nella notte» per la paura di esporsi e di essere contestate dagli studenti, e ha aggiunto di essere preoccupato per la fine che faranno le sue sculture. Galschiøt ha definito la rimozione della sua statua «una vergogna»: ha detto che l’università di Hong Kong si rifiuta di parlargli e che chiederà il risarcimento per eventuali danni all’opera, che è di sua proprietà.

Il 4 giugno del 1989 in Piazza Tienanmen a Pechino l’esercito cinese represse con violenza le grandi manifestazioni di studenti e lavoratori che da settimane chiedevano democrazia e rispetto dei diritti umani nel paese. Non sono mai state diffuse stime ufficiali, ma si ritiene che furono uccise diverse centinaia di civili.

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