Le migliori serie tv del 2021 secondo il New York Times

In assoluto, non statunitensi e tra quelle che sono finite quest'anno: non c'è “Squid Game”, ma c'è "Gomorra”

(Netflix)
(Netflix)

Come ogni anno il New York Times ha chiesto ai suoi tre principali critici televisivi (James Poniewozik, Mike Hale e Margaret Lyons) di scegliere le migliori serie tv dell’anno che sta per finire. I tre critici hanno scelto rispettivamente le migliori serie in assoluto, le migliori serie internazionali (che per un critico del New York Times sono quelle fatte fuori dagli Stati Uniti) e le migliori serie tra quelle che sono terminate. Sono elenchi, non classifiche.

Le migliori serie

Le ha scelte Poniewozik, spiegando che molte trattano temi non semplici – «la lotta di classe, la guerra civile, le minacce alla democrazia e le pandemie» – ma che spesso riescono a farlo con «genialità, umorismo, provocazione, empatia e speranza».

Bo Burnham: Inside
È su Netflix da maggio ed è uno spettacolo comico girato in una casa durante un lockdown dovuto al coronavirus dal 31enne Bo Burnham. È uno spettacolo con molte invenzioni e oltre che di pandemia e isolamento parla, spesso attraverso le canzoni, dal dibattito culturale e politico americano, del ruolo delle tecnologie e delle grandi piattaforme, della depressione e della salute mentale in generale. Con momenti molto divertenti e altri più cupi e profondi. Poniewozik ha scritto che Burnham è riuscito a raccontare e «far suonare» internet, in particolare «la peculiare follia dei social media, in cui le voci esterne diventano interne».

Dickinson
È su Apple TV+, l’ha fatta una ex sceneggiatrice di The Newsroom, è arrivata alla sua terza stagione e parla della poetessa Emily Dickinson. La racconta però in modo originale e divertente, con alcuni anacronismi. «Fa ridere e parla di empatia e dell’importanza di seguire le proprie passioni», ha scritto Poniewozik.

The Good Fight
È lo spinoff di The Good Wife, considerata una delle migliori serie giudiziarie di sempre. Parla del personaggio di Christine Baranski, un’avvocatessa che si trova a dover ricominciare da zero. C’è dal 2017 e nel tempo si è fatta notare come quella che Poniewozik ha definito «la più significativa serie drammatica degli anni da presidente di Donald Trump». Anche ora che Trump non è più presidente, secondo Poniewozik la serie – arrivata alla quinta stagione – ha però ancora molto da dire, e lo fa con ottimi risultati. Si può vedere su TIMVISION.

Hacks e Reservation Dogs
Non riuscendo a sceglierne solo dieci, nella sua lista Poniewozik ha accoppiato alcune serie, che secondo lui hanno meriti simili. Queste due sono accomunate dall’essere state le migliori nuove serie comiche, entrambe parlando di amore mascherato da odio. Hacks parla di una comica cinquantenne e di una sceneggiatrice ventenne, entrambe cadute in disgrazia e vittime della “cancel culture”. Reservation Dogs ha per protagonisti quattro adolescenti nativi americani che vivono in una riserva dell’Oklahoma orientale. Hacks ancora deve arrivare in Italia, Reservation Dogs è su Disney+.

It’s a Sin
È una miniserie britannica ambientata nella Londra degli anni Ottanta e dei primissimi anni Novanta (contiene molta musica di quel periodo) e ha per protagonisti alcuni ragazzi gay che arrivano in città, ne apprezzano una libertà per loro nuova e, tra le altre cose, si conoscono l’uno con l’altro. Quegli anni coincidono però con l’epidemia di AIDS. «È straziante e furente» ha scritto Poniewozik «ma pure vibrante, gioiosa e divertente».

Philly D.A.
Una serie documentaria, su Larry Krasner, procuratore distrettuale di Philadelphia (“D.A.” sta per “district attorney”). È una storia di riforme più che di processi, ha scritto Poniewozik, e oltre a essere la storia di un uomo, è la storia di una città e di un paese.

Station Eleven
Una miniserie HBO, non ancora disponibile in Italia, che è tratta da un libro del 2014 e parla di una compagnia teatrale in viaggio nel Midwest degli Stati Uniti dopo che una pandemia ha causato la morte di gran parte degli esseri umani. Se ne è occupato Patrick Somerville, che fu tra gli sceneggiatori di The Leftovers e secondo Poniewozik è «emozionante, eccentricamente divertente e incoraggiante».

Succession
È su Sky e NOW ed è considerata da molti tra le migliori serie attualmente in onda, una di quelle da visioni collettive e di cui si discute di puntata in puntata. Questa percezione è anche un po’ falsata dal fatto che, parlando di media, piace molto ai giornalisti che di conseguenza ne parlano sui giornali. Racconta la lotta per l’eredità e la successione, per l’appunto, in una famiglia proprietaria di un impero mediatico piuttosto di destra, ispirato a quello di Rupert Murdoch. A Poniewozik, che in passato l’aveva definita una «Dynasty tardo-capitalista» e che già nel 2019 l’aveva messa nella sua lista di fine anno, è piaciuta per il suo ottimo cast e per il suo essere uno «“squid game” aziendale a somma zero».

The Underground Railroad
Tratta dal romanzo La ferrovia sotterranea, racconta la storia di alcuni schiavi americani che nell’Ottocento costruiscono una vera e propria ferrovia sotterranea, per potersela cavare nonostante il razzismo. È ideata e diretta da Barry Jenkins e Poniewozik l’ha apprezzata per come riesce a rendere «tattile» il mondo creato dal libro. È su Amazon Prime Video.

The White Lotus
Secondo Poniewozik, una serie «pungente e generosa, perversa e trascendente». È su Sky e NOW ed è ambientata in un prestigioso resort delle Hawaii, un luogo paradisiaco che però fa emergere i segreti e i lati più oscuri non solo dei villeggianti, ma anche di chi nel resort ci lavora.

Le migliori serie internazionali

Le ha scelte Mike Hale e no, non c’è Squid Game. Ma c’è Gomorra, anche se non è chiaro se Hale sia in pari.

Chiami il mio agente
«Una soap opera comica», secondo Hale, «un melodramma comico». È una serie francese, arrivata alla quarta stagione ma con già una quinta programmata, che parla di un’agenzia di spettacolo, con molti personaggi famosi – non solo francesi – che compaiono interpretando se stessi.

Strike: Lethal White
La quarta stagione della serie BBC (per i critici americani sono internazionali anche le serie britanniche) tratta dai romanzi che J.K. Rowling ha scritto con lo pseudonimo Robert Galbraith. È una storia di «ricatto e depravazione» che a Hale è piaciuta perché ha portato la serie a «nuove vette» e per quanto bene funziona la coppia protagonista.

D.P.
È una serie sudcoreana che si può vedere su Netflix e parla di un soldato assegnato a un’unità speciale il cui compito è recuperare disertori. Secondo Hale, «un ruolo per cui il protagonista è perfetto, visto il suo totale senso del dovere, ma anche un ruolo per cui è inadatto, vista la sua grande compassione».

Forbrydelsen
È una serie poliziesca danese le cui tre stagioni uscirono tra il 2007 e il 2012, e che qualcuno potrebbe conoscere con il titolo inglese The Killing. Hale la consiglia perché nel 2021 le sue tre stagioni sono arrivate negli Stati Uniti. In Italia arrivò sulla Rai e poi su Sky.

Gomorra
Hale ha scelto la «saga gangster napoletana» dopo averne visto la terza e la quarta stagione, ma non fa cenno alla quinta, i cui ultimi due episodi saranno trasmessi il 17 dicembre.

In My Skin
È ambientata in Galles e ha per protagonista una turbolenta adolescente. È una storia sia comica che drammatica, piaciuta ad Hale per come bilancia il tutto. In Italia ancora non è arrivata.

Laetitia
Una miniserie francese che racconta la vera storia della sparizione di una 18enne, raccontata anche in un apprezzato libro dello scrittore Ivan Jablonka, Laëtitia o la fine degli uomini. Secondo Hale «sfiora la disperazione, ma non diventa mai troppo desolante».

Mr. Inbetween
È una serie australiana di tre stagioni (solo una delle quali si può vedere su Disney+) che prende spunto dal film The Magician, che finge di essere un documentario in cui un criminale assolda un regista affinché racconti le sue giornate. «È una commedia cupa e impassibile», ha scritto Hale.

Spiral
«La miglior serie di avvocati non ambientata a New York, Baltimora o Birmingham», a detta di Hale. È francese, è ambientata a Parigi, non parla solo di avvocati, è finita dopo otto stagioni (le ultime delle quali sono ancora inedite in Italia).

We Are Lady Parts
Una miniserie britannica apprezzata da Hale per il suo essere «una irriverente favola di emancipazione e una adorabile commedia romantica che ammicca a Bridget Jones e Jane Austen».

Le migliori serie che sono finite nel 2021

Margaret Lyons ha spiegato che non è facile dire cosa finisca, perché spesso le serie non finiscono davvero o magari finiscono e poi riprendono, a volte in una nuova forma. Detto questo, ha aggiunto di aver scelto serie la cui per-quanto-ne-sappiamo-ora ultima stagione è stata trasmessa nel 2021, escludendo le cosiddette miniserie, che per definizione dovrebbero durare una sola stagione.

Betty
Una serie comica su un gruppo di donne che cercano di farsi strada nel mondo piuttosto maschile dello skateboard. È stata cancellata dopo due stagioni, secondo Lyons «giusto quando stava ingranando». Peraltro, è stata una delle serie che hanno scelto di raccontare la pandemia proprio mentre stava succedendo. È (è stata, anzi) una serie HBO, ancora inedita in Italia.

Brooklyn Nine-Nine
Una serie comica e poliziesca che è finita dopo otto stagioni e che negli anni ha cambiato emittente e anche formato. Per Lyons è stata «buffa e gloriosa».

Infinity Train
Una serie d’animazione finita dopo quattro stagioni, che parla di un treno magico le cui carrozze contengono ognuna, come ha scritto Lyons «un piccolo, strano e talvolta pericoloso minimondo». Ogni stagione ha avuto protagonisti diversi, «tutti impegnati un viaggio di scoperta, conquista o accettazione personale». Ancora non è arrivata in Italia.

Insecure
Finita dopo cinque stagioni, ha raccontato sfide e problemi di una donna afroamericana. Lyons l’ha scelta perché l’ha fatta ridere, ma pure per come ha raccontato l’amicizia. Le prime stagioni si trovano su Chili.

Kim’s Convenience
Una serie Netflix su una famiglia coreano-canadese che gestisce un minimarket. È terminata dopo cinque stagioni ed è stata secondo Lyons «piena di tensioni potenti e genuine».

Mom
Una sitcom, finita dopo otto stagioni, su una donna dal difficile passato che prova a ricominciare tutto in una nuova città. «Le battute spesso non sono state granché» ha scritto Lyons «ma la storia è sempre stata buona e il mantra generale sempre chiaro: cambiare è difficile, ma possibile». Ha anche apprezzato come nel corso dei suoi 170 episodi abbia saputo reinventarsi più volte.

Pose
Finita dopo tre stagioni, ha raccontato la scena del ballo e della comunità queer nella New York dei tardi anni Ottanta ed è stata molto musicale e molto colorata. Nonostante le sole tre stagioni ha coperto quasi dieci anni di vita dei suoi protagonisti e Lyons l’ha scelta per tutto ciò che è riuscita a raccontare, contenere e celebrare.

Shrill
Anche questa durata tre stagioni, parla di una donna che, come scrive IMDb, «vuole cambiare la sua vita senza per questo cambiare il suo corpo». Lyons ha scritto di averla scelta perché le è piaciuto il quarto episodio, che ha a che fare con una festa in piscina.

Wynonna Earp
«Una serie horror di fantascienza su una cacciatrice di demoni che è discendente di Wyatt Earp», gran personaggio della storia del West statunitense (i demoni sono persone uccise a suoi tempo da Wyatt) che è finita dopo quattro stagioni e secondo Lyons «è sempre sembrata troppo intelligente o troppo ridicola».

Younger
Anche qui Lyons premette che «grandi parti della serie sono state terribili e nell’ultima stagione è a malapena arrivata al traguardo». L’ha scelta comunque, perché «quando è stata grande è stata divertentissima e soddisfacente». È durata sette stagioni, le ultime ancora inedite in Italia, e ha per protagonista una donna che si finge più giovane e prova così a cambiare un po’ di cose nella sua vita.