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(Kevin Frayer/Getty Images)

Faremo i conti con la crisi energetica in Cina?

Molte fabbriche hanno sospeso o ridotto la produzione per non superare i limiti sui consumi energetici, in un periodo in cui si produce di più in vista del Natale

La Cina sta affrontando una crisi energetica che rischia di avere serie ripercussioni globali, con una marcata riduzione nelle esportazioni dei beni di consumo. Più della metà delle province cinesi, soprattutto nell’est del paese, ha imposto severi limiti al consumo di energia, sia a causa della scarsa disponibilità di scorte di combustibili fossili sia per rispettare i limiti di emissioni di anidride carbonica (CO2) e di altri gas inquinanti imposti dal governo centrale.

Il razionamento nella distribuzione dell’energia sta avvenendo in un periodo nel quale le industrie cinesi lavorano solitamente a pieno regime per produrre giocattoli, abiti e prodotti tecnologici per conto di alcune delle più grandi aziende al mondo in vista del Natale. Negli ultimi mesi la produzione aveva già subìto un rallentamento a causa della mancanza di materie prime, dovuta in primo luogo alla pandemia.

Il problema interessa soprattutto le province dello Jiangsu, dello Zhejiang e del Guangdong, che da sole contribuiscono a quasi un terzo del prodotto interno lordo (PIL) cinese. Secondo gli analisti, la minore produzione porterà a un’ulteriore crescita dei prezzi per numerosi beni, già aumentati nei mesi scorsi a causa del costo più alto delle materie prime.

Diverse aziende hanno rallentato o interrotto la produzione da inizio settimana, prevedendo di non tornare a pieno regime per diversi giorni.

Pegatron, uno dei principali fornitori di Apple che si occupano di assemblare gli iPhone, ha annunciato di avere adottato alcune nuove politiche per ridurre il consumo di energia, come richiesto dalle autorità provinciali. Al momento non ci sono notizie di una riduzione nelle forniture, anche perché sembra che diversi produttori che lavorano per Apple abbiano un accesso preferenziale all’energia elettrica. L’azienda statunitense è uno dei più importanti clienti delle società che producono e assemblano dispositivi elettronici in Cina.

Alcuni grandi produttori di tessuti tecnici e sintetici hanno sospeso la produzione almeno fino alla fine di settembre, comportando una sensibile riduzione nelle esportazioni. È inoltre previsto un ulteriore aumento del prezzo dei loro prodotti, che potrebbe avere conseguenze sui rivenditori all’estero.

La Cina è uno dei più grandi produttori di CO2 al mondo e negli ultimi anni il suo presidente, Xi Jinping, aveva più volte annunciato politiche per ridurre le emissioni e favorire la transizione verso le fonti rinnovabili. Il paese utilizza soprattutto centrali a carbone per produrre energia elettrica, tra i sistemi più inquinanti che ci siano per farlo. Xi Jinping ha di recente annunciato che la Cina interromperà lo sviluppo di nuove centrali a carbone all’estero, senza però affrontare il problema delle numerose centrali ancora attive nel paese.

Il governo centrale impone da tempo alle province cinesi di rispettare i piani per la progressiva riduzione delle emissioni, ma la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è ancora limitata e insufficiente ad alimentare i grandi complessi industriali.

La forte ripresa della produzione dopo i mesi più difficili della pandemia da coronavirus ha comportato una maggiore richiesta di energia, con varie province che ora rischiano di sforare i limiti imposti per quest’anno sulla produzione di gas inquinanti. L’aumento del costo dei combustibili fossili e la loro minore disponibilità, a causa dell’alta domanda globale, stanno accrescendo il problema che nei prossimi giorni potrebbe riguardare anche abitazioni, uffici ed esercizi commerciali.

Secondo gli analisti, la crisi energetica cinese potrebbe avere conseguenze sulle previsioni per quest’anno della crescita del PIL in Cina, con ripercussioni globali. Sui mercati la disponibilità di tessuti, componenti meccanici, dispositivi elettronici e giocattoli sarà limitata. I tagli ai consumi stanno inoltre interessando l’industria pesante, con il rischio di una riduzione nella disponibilità di acciaio.

La situazione potrebbe ulteriormente peggiorare nelle prossime settimane con l’arrivo della stagione fredda, che comporta un maggiore consumo di energia per il riscaldamento degli edifici sia a scopi industriali sia abitativi. I gestori dell’energia elettrica hanno invitato la popolazione a ridurre i consumi nelle ore di picco, evitando di utilizzare bollitori, stufette e altri apparecchi che consumano molta energia elettrica.

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