Le accuse delle ginnaste americane contro l’FBI per il caso di Larry Nassar

È lo scandalo che ha portato alla condanna per abusi sessuali dell'ex medico della nazionale statunitense di ginnastica

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Da sinistra a destra, le ginnaste americane Simone Biles, McKayla Maroney, Aly Raisman e Maggie Nichols durante l'udienza di mercoledì al Senato, a Washington DC (Saul Loeb/ Pool via AP)

Mercoledì alcune ginnaste ed ex ginnaste della nazionale americana, tra cui le campionesse olimpiche Simone Biles e McKayla Maroney, hanno testimoniato davanti a una commissione del Senato degli Stati Uniti riguardo alla gestione dell’indagine contro Lawrence ”Larry” Nassar da parte dell’FBI. Nassar, ex medico della nazionale di ginnastica americana, fu condannato definitivamente nel 2018 per aver molestato sessualmente centinaia di donne e ragazze: durante l’udienza le ginnaste hanno accusato sia la Federazione statunitense di ginnastica sia l’FBI per non aver impedito gli abusi di Nassar, che andarono avanti per anni senza che nessuno intervenisse.

Quello che riguarda Nassar è uno dei casi di abusi sessuali più grossi nella storia degli Stati Uniti. Nel novembre del 2017 fu condannato a 60 anni di carcere per pedopornografia e all’inizio del 2018 fu condannato definitivamente a una pena minima di 40 anni di prigione e a una massima di 175 anni per aver abusato sessualmente di centinaia di atlete, donne e bambine, fin dagli anni Novanta.

Tra le donne che hanno subìto molestie da parte di Nassar ci sono anche molte atlete che hanno fatto parte della squadra olimpica di ginnastica, tra cui appunto Biles, una delle ginnaste più forti in attività, e Maroney, medaglia d’argento nel volteggio individuale e d’oro nella gara a squadre a Londra 2012. In aula mercoledì era presente anche Maggie Nichols, che spesso viene definita come “Atleta A”, perché fu la prima della squadra nazionale a denunciarlo.

Nel suo discorso, Biles ha detto: «Per essere chiara, do la colpa a Nassar, ma anche a un intero sistema che ha reso possibili i suoi abusi e permesso andassero avanti». Aly Raisman, un’altra delle ginnaste che hanno testimoniato mercoledì, ha accusato l’FBI di averla «fatta sentire come se l’abuso subìto non importasse e non fosse reale».

Maroney, che aveva denunciato di essere stata molestata per ore da Nassar nel 2015, quando aveva 19 anni, ha raccontato di essere stata devastata dalla totale mancanza di empatia da parte dell’FBI. Maroney aveva contattato un agente al telefono per raccontare quello che le era successo ancora prima di parlarne con la madre: mercoledì ha detto che però «non soltanto l’FBI non segnalò l’abuso che avevo subìto, ma quando lo fece, 17 mesi dopo, disse cose completamente false su quello che avevo raccontato». Maroney ha poi aggiunto:

Scelsero di mentire su quello che avevo detto e di proteggere un molestatore e pedofilo seriale piuttosto che proteggere non soltanto me, ma innumerevoli altre

Christopher A. Wray, direttore dell’FBI dal 2017, si è scusato con le donne che hanno subìto molestie da parte di Nassar, dicendo che nell’affrontare il caso l’agenzia aveva commesso errori «imperdonabili», e aggiungendo che l’agente che aveva gestito la richiesta di Maroney è stato licenziato. Wray ha anche detto che dopo il caso di Nassar, l’FBI ha rafforzato le proprie linee guida relativamente alle denunce di molestie sessuali. In seguito alle condanne ricevute, Nassar si trova in carcere a vita.

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