Il ritorno della pirateria digitale

È una conseguenza della pandemia, ma anche del fatto che continuano a spuntare nuove piattaforme di streaming, su alcune delle quali i film arrivano non appena escono nei cinema

(Getty Images)
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Per provare a reagire alla pandemia nell’ultimo anno diverse grandi case di produzione e distribuzione cinematografica hanno scelto di far uscire alcuni loro film in simultanea al cinema e in streaming, spesso sui servizi di loro proprietà. Siccome ci sono pochissime informazione su quante persone guardino certi film sulle piattaforme di streaming, è difficile dire se e quanto questa scelta sia stata efficace nel breve termine o possa esserlo nel lungo periodo. Ci sono tuttavia diversi segnali del fatto che la pandemia e il simultaneo arrivo nei cinema e in streaming di molti film stia facendo molto comodo a chi offre e guarda illegalmente contenuti piratati.

Anche con i siti che offrono contenuti piratati si fa fatica ad avere numeri precisi, perché sono migliaia e perché per evidenti motivi non sono per nulla interessati a sbandierare quante persone li usano per condividere, scaricare e guardare – molto spesso tramite file torrent – film o serie. Ci sono però diversi studi e alcuni siti (il più famoso dei quali è il sito di notizie TorrentFreak) che da anni provano a tenere traccia della situazione.

Alcuni anni fa, quando Netflix cresceva e si espandeva in tutto il mondo senza ancora la concorrenza dei servizi di Amazon, Disney o Apple, i dati forniti da questi studi e questi siti permisero di parlare di un generale calo nella fruizione di contenuti piratati. Netflix, che ai tempi era un aggregatore di film e serie precedenti e non di contenuti originali di Netflixera infatti una solida, legale e non troppo costosa alternativa a ogni sito illegale. In cambio di pochi euro al mese offriva infatti un comodo, abbondante e ottimamente organizzato catalogo di contenuti. Come ha sintetizzato di recente The Streamable, «per la prima volta, la pirateria divenne l’alternativa più complicata».

Negli ultimi anni è però successo che a Netflix si è aggiunta tutta una serie di altre piattaforme concorrenti (molte delle quali hanno un nome che finisce con un “+”). E la moltiplicazione di questi servizi ha generato una dispersione dell’offerta, una frammentazione dei contenuti, un aumento dei costi per gli abbonati e anche una non sempre immediata comprensione di cosa è disponibile dove, visto che molti contenuti d’archivio spesso migrano da una piattaforma all’altra.

Dopo che la pirateria era diminuita è quindi tornata a crescere, anche perché nel frattempo si è a sua volta aggiornata, rendendo più rapide e semplici le operazioni necessarie per scaricare illegalmente un contenuto audiovisivo. E molto spesso è riuscita a resistere e sopravvivere a ogni tipo di controllo o disincentivo al suo utilizzo.

Già nel 2019 Sandvine, una società che tra le altre cose si occupa dei sistemi per contrastare la pirateria informatica, segnalò un aumento della quantità di traffico consumata dalle condivisioni di file torrent (che sono usati anche, seppur in misura minore, per condivisioni legali).

Nel 2020 sono arrivate la pandemia e i lockdown, che hanno accelerato un processo che già era in atto. Per motivi piuttosto immediati legati alla disponibilità di tempo e alla quasi impossibilità di spostamento, già nei primi mesi della pandemia molti servizi di streaming videro aumentare ben oltre le previsioni i loro abbonati. Di pari passo – o forse addirittura con un passo ben maggiore – aumentò anche l’utilizzo di molti siti che offrivano contenuti piratati. Peraltro, secondo uno studio citato nell’aprile 2020 dal Wall Street Journal, tra i molti paesi analizzati l’Italia fu quello con la maggior crescita nel consumo di contenuti illegali, che crebbe di oltre il 50 per cento.

A tutto ciò, sempre nel 2020 e ancor di più in questa prima metà di 2021, si è aggiunto il fatto che per l’uscita di molti tra i film più attesi e costosi si sia optato per la cosiddetta uscita day-and-date, cioè in simultanea nei cinema (dove possibile) e sulle piattaforme di streaming (dove presenti).

Dal punto di vista di chi quei film li produce e distribuisce, la scelta può aver senso perché permette di evitare di puntare tutto sui cinema e, di pari passo, provare a far crescere gli abbonati alla propria piattaforma di streaming.

Oltre a non piacere a chi gestisce i cinema (che deve vedersela con un nuovo tipo di concorrenza rappresentato dalla fruizione domestica) e a chi i film li fa (e che comprensibilmente li vorrebbe anzitutto nei cinema), e oltre al non essere quasi mai sembrata, almeno finora, particolarmente redditizia, è indubbio che l’uscita day-and-date presti poi il fianco alla minaccia rappresentata dalla pirateria. Semplificando un po’, finché un film è solo nei cinema è parecchio complicato, per chi vuole diffonderne una versione illegale, ottenere una sua copia in alta qualità e con buon audio.

– Leggi anche: Non sappiamo più quanta gente guarda i film

È invece relativamente più semplice ottenere e rendere disponibile illegalmente una copia di un film che è già legalmente online su una qualche piattaforma di streaming. Succede quindi che, come ha scritto l’Hollywood Reporter, «non appena un film arriva in streaming, certe sue copie impeccabili diventano disponibili su una miriade di siti». E, come ha scritto Deadline, «le copie impeccabili possono fare gravi danni sia agli incassi cinematografici che ai conti delle piattaforme di streaming su cui si trovano».

Come anticipato, è difficile dare una chiara misura di come e quanto la pirateria abbia beneficiato della pandemia e dei nuovi film subito disponibili online, ma una buona misura della portata del fenomeno arriva da un recente studio citato da Bloomberg, che si è focalizzato sulla raccolta pubblicitaria di migliaia di siti e app che offrono illegalmente film e serie. Secondo lo studio, questi siti e queste app incassano ogni anno più di un miliardo di dollari grazie alle pubblicità (alcune delle quali legate a contenuti e attività a loro volta illegali).

Un altro possibile segnale del successo dello streaming illegale sta nel fatto che molti dei film più attesi degli ultimi mesi vanno bene o benino (sempre per gli standard della pandemia) nel loro primo weekend nei cinema, e peggiorano notevolmente nel secondo, in modo spesso molto più marcato rispetto a un paio di anni fa. Il peggioramento è forse in parte legato al fatto che nel primo weekend vanno al cinema gli spettatori più appassionati, molti dei quali continuano a esserlo nonostante la pandemia. Ma è probabile che abbia a che fare anche con il fatto che, per chi lo desidera e non si fa troppe remore a fruire illegalmente di un contenuto, film che un tempo ci mettevano un po’ a essere piratati in buona qualità, ora lo sono piuttosto presto.

Tra chi ha parlato più apertamente di questo problema c’è l’associazione nazionale statunitense dei proprietari di cinema (la “NATO”, National Association of Theatre Owners) che a proposito degli scarsi incassi del film Black Widow – disponibile su Disney+ oltre che nei cinema – qualche giorno fa ha scritto: «È fuor di dubbio che la pirateria abbia influenzato i risultati del film, e che in futuro ne influenzerà i risultati nei paesi in cui ancora deve uscire». L’associazione ha poi chiesto, dopo aver parlato anche di altri film, non tutti della Disney: «quanti soldi sono stati persi a scapito della pirateria per colpa dell’uscita simultanea?».