Spain To Impose Nationwide Lockdown To Combat The Coronavirus
Una strada di Madrid il 14 marzo del 2020, primo giorno di lockdown in Spagna (Pablo Blazquez Dominguez/Getty Images)

La sentenza contro il lockdown in Spagna

È stato dichiarato incostituzionale lo strumento giuridico usato per imporre le restrizioni alla circolazione, e le conseguenze potrebbero essere gravi

Mercoledì il Tribunale costituzionale spagnolo, l’equivalente della Corte costituzionale italiana, ha dichiarato incostituzionali alcune parti del decreto con cui il governo della Spagna, nel marzo del 2020, aveva imposto lo “stato d’allarme” nel paese e limitato la circolazione e le attività delle persone per cercare di contrastare il diffondersi della pandemia da coronavirus.

Secondo il Tribunale, il governo non avrebbe avuto la facoltà di imporre limitazioni al diritto di circolazione dei cittadini senza il previo assenso del parlamento. Anche se il decreto dello stato d’allarme non è più in vigore da tempo, la sentenza potrebbe creare seri problemi al governo nel caso di una nuova ondata di contagi o di nuove pandemie. Potrebbe creare problemi anche alle amministrazioni locali, perché quasi certamente tutte le multe fatte nei mesi del lockdown a chi non rispettava le restrizioni non sono più valide, e dovranno essere rimborsate.

Il 14 marzo del 2020 il governo impose il lockdown in Spagna tramite la dichiarazione dello “stato di allarme” (“estado de alarma”), uno strumento giuridico previsto dall’ordinamento spagnolo che dà all’esecutivo poteri speciali e consente di limitare alcuni diritti in casi straordinari. Il governo può dichiarare lo “stato d’allarme” autonomamente e ha bisogno dell’approvazione del parlamento soltanto dopo 15 giorni dall’entrata in vigore della misura. Le leggi spagnole tuttavia prevedono anche un altro strumento di questo tipo: lo “stato di emergenza” (“estado de excepción”), che dà al governo poteri simili, ma che per essere attivato ha bisogno dell’approvazione immediata del parlamento tramite un voto in aula.

Secondo la sentenza, la decisione del governo di imporre limitazioni alla circolazione dei cittadini tramite lo “stato d’allarme” è incostituzionale: il governo avrebbe invece dovuto dichiarare lo “stato d’emergenza” e ottenere l’approvazione del parlamento prima di poter imporre il lockdown.

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Questo non significa che il Tribunale abbia dichiarato incostituzionale il lockdown; ma che ha dichiarato incostituzionale lo strumento giuridico che è stato usato per imporlo. Nel dettaglio, lo “stato di allarme” consente una limitazione dei diritti fondamentali, come quello alla circolazione, ma il Tribunale ha ritenuto che durante il lockdown si sia verificata una sospensione di questi diritti, possibile solo tramite lo “stato di emergenza”.

La sentenza potrebbe costituire un serio problema per il governo nel momento in cui in Spagna tornasse una nuova ondata di contagi, perché significherebbe che, questa volta, il governo dovrebbe imporre lo “stato d’emergenza”, che può essere attivato solo tramite l’approvazione del parlamento. Quest’approvazione non è per niente scontata: il governo di centrosinistra è un governo di minoranza, e ha bisogno del sostegno di altre forze politiche in parlamento.

Negli ultimi mesi l’opposizione di destra, in Spagna come in altri paesi europei, ha adottato posizioni sempre più contrarie alle misure di confinamento dei cittadini, invocando in maniera opportunistica la “libertà” contro il presunto “autoritarismo” dei governi che vorrebbero limitare le attività delle persone. In Spagna l’esempio di questo cambiamento di linea politica è Vox, partito di estrema destra che l’anno scorso aveva votato a favore dello “stato di allarme”, ma che poi ha cambiato idea e ha finito per denunciare il lockdown come un’imposizione «totalitaria», e denunciarla al Tribunale costituzionale: la sentenza di mercoledì nasce infatti da una denuncia di Vox.

Lo stesso vale per il Partito Popolare, il principale partito di centrodestra, che dopo aver sostenuto il governo di centrosinistra durante la prima ondata negli ultimi mesi ha avviato una dura campagna contro le restrizioni, specialmente nella comunità autonoma di Madrid.

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La sentenza potrebbe creare anche problemi più immediati. Benché il Tribunale costituzionale pubblicherà la sua sentenza per intero soltanto nei prossimi giorni, secondo i giornali spagnoli è praticamente certo che saranno invalidate le migliaia di multe fatte agli spagnoli per aver violato le restrizioni del lockdown – che, secondo il Tribunale, non avevano l’adeguata copertura legale. Le multe fatte nei primi mesi del lockdown, ha scritto il País, sono state 1 milione e 140 mila: chi non le ha ancora pagate potrà non farlo, e chi le ha già pagate potrebbe aver diritto a un rimborso.

Questo potrebbe essere un problema per il governo ma soprattutto per le amministrazioni locali, sia dal punto di vista delle perdite inattese di bilancio sia dal punto di vista della gestione delle pratiche amministrative che si accumuleranno.

Il governo ha comunque annunciato che valuterà la sentenza del Tribunale costituzionale per cercare di trovare una soluzione alle questioni sollevate, ma ha ribadito di aver sempre agito all’interno del “perimetro costituzionale”. Pilar Llop, la ministra della Giustizia, ha ricordato che le misure adottate dal governo nel marzo del 2020 sono state «proporzionate», e che hanno consentito di salvare la vita di 450 mila persone, secondo stime del governo.

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