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  • Domenica 27 giugno 2021

San Paolo si è riempita di street art

La città brasiliana ha investito moltissimo nei murales giganti, che negli ultimi anni l'hanno resa più colorata e gradevole da visitare

Il murale "Aquario Urbano" dipinto a San Paolo dall'artista brasiliano Felipe Yung, conosciuto anche come Flip. (EPA/ Sebastiao Moreira via ANSA)
Il murale "Aquario Urbano" dipinto a San Paolo dall'artista brasiliano Felipe Yung, conosciuto anche come Flip. (EPA/ Sebastiao Moreira via ANSA)

Come molti artisti che realizzano graffiti e grandi murales che si vedono sempre più spesso sui muri delle città di tutto il mondo, anche il brasiliano Eduardo Kobra si era avvicinato alla street art attraverso le sue firme (tag) e disegni che rappresentavano la vita urbana degli anni Novanta, maneggiando le sue bombolette in maniera molto veloce per non farsi scoprire dalla polizia. Adesso che di anni ne ha 46, Kobra è uno degli street artist più richiesti dall’amministrazione di San Paolo, in Brasile, che ha affidato a lui e a molti altri enormi pareti da trasformare in opere d’arte.

Negli ultimi anni gli street artist hanno contribuito a far cambiare San Paolo, che è la città più grossa dell’America Latina e una delle più caotiche del mondo, rendendola più colorata e gradevole da visitare. Il New York Times ha raccontato che dal 2017 l’amministrazione locale ha speso circa 1,6 milioni di dollari (1,35 milioni di euro) in progetti di street art, e molti nuovi murales sono stati realizzati in particolare durante la pandemia da coronavirus, in un periodo estremamente difficile per il Brasile, che pochi giorni fa ha superato i 500mila morti per cause legate alla COVID-19.

Mentre in Brasile musei, gallerie e spazi espositivi erano chiusi, come nella maggior parte del mondo, Kobra ha per esempio realizzato un grosso murale sul lato della chiesa internazionale di Calvary, nel quartiere alternativo di Pinheiros: il murale rappresenta cinque bambini di cinque religioni diverse – Islam, Buddismo, Cristianesimo, Ebraismo e Induismo – che indossano una mascherina, per simboleggiare la fede e la speranza ma anche l’importanza della scienza.

Nell’ultimo anno a San Paolo sono state realizzate molte opere in tributo alla Croce Rossa o ai medici che si sono battuti in prima linea contro la pandemia da coronavirus.

Apolo Torres, un altro noto street artist di San Paolo, ha dipinto un murale gigante per celebrare i lavoratori essenziali che hanno contribuito a far andare avanti la città durante i periodi di quarantena e nei momenti più critici della pandemia.

 

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In Brasile la street art si sviluppò soprattutto a partire dagli anni Ottanta su ispirazione della scena hip hop e di quella punk di New York, allora tra le comunità più marginalizzate.

L’artista e illustratrice Yara Amaral Gurgel De Barros, esperta di murales di San Paolo, ha spiegato che la maggior parte degli artisti di strada brasiliani era diventata famosa quando la street art era ancora un movimento underground, e come spesso accadde era celebrata più tra gli stessi street artist che non da esperti o critici d’arte. Pochi di loro avevano studiato all’università, e avevano imparato a maneggiare bombolette, rulli e pennelli da autodidatti o da altri artisti come loro.

Lo stesso Kobra ha raccontato di essere cresciuto in un mondo pieno di droghe, crimine e discriminazione, «dove persone come me non avevano accesso alla cultura», e per di più in una città enorme dove ci si sentiva «invisibili» e «senza alcun potere». Per Kobra, che era stato arrestato tre volte e denunciato molte di più per aver imbrattato proprietà private, la street art era «un modo per protestare, per esistere, per diffondere il mio nome in tutta la città».

Ma ci sono anche altri motivi che hanno permesso alla street art di diventare una parte visibile e rilevante della cultura di San Paolo, e sono collegati soprattutto alla storia più recente.

– Leggi anche: Anche Banksy era rimasto a casa in quarantena

Negli anni Novanta infatti a San Paolo c’erano molte poche regole sulla pubblicità, col risultato che la città era praticamente invasa da cartelloni pubblicitari e in seguito da insegne pubblicitarie luminose. Nel 2006 l’amministrazione locale decise però di vietare le insegne luminose giganti per limitare l’inquinamento visivo. Il risultato fu una grande abbondanza di spazi “vuoti” e per così dire pronti per essere utilizzati dagli artisti: inizialmente senza un permesso e poi con l’autorizzazione e anzi l’incoraggiamento delle autorità.

Tra le altre cose, nel 2020 l’amministrazione ha presentato una piattaforma online chiamata Museu de arte de rua 360° (museo di arte di strada) che cataloga e mappa più di 90 murales della città, che possono essere osservati anche tramite internet.

Un altro tra i più noti street artist di San Paolo, Mundano, ha detto di non aver mai avuto un forte legame con l’arte tradizionale, ma che per lui la street art era un modo di rendere l’arte «più democratica», e anche un modo per superare i traumi. Secondo Mundano, il Brasile è un paese «senza memoria, in cui la gente tende a dimenticare anche la storia più recente», e quindi bisogna «creare monumenti che ricordino i momenti che hanno formato la nazione». Uno di questi è il suo murale dedicato alle 270 persone che nel gennaio del 2019 morirono in seguito al crollo di una diga a Brumadinho, nello stato di Minas Gerais, a nord di Rio de Janeiro.

Il murales di Mundano è ispirato al dipinto iconico del 1933 “Operários” di Tarsila do Amaral, una delle artiste più note dell’arte modernista in America Latina. Mundano ha detto di aver voluto riprendere il dipinto di do Amaral perché nonostante sia passato quasi un secolo le persone «restano comunque oppresse dall’industria».

 

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I murales giganti di San Paolo sono dedicati anche ad altri temi, come quello di Mag Magrela che rappresenta una donna nuda in ginocchio con la parola “presente” tatuata sul suo petto, anche lei ispirata a do Amaral, oppure quello di Mauro Neri che raffigura una donna nera con occhi spalancati con le scritte “Veracidade” e “Igualdade” (veridicità e uguaglianza) contro le discriminazioni, anche questo realizzato col sostegno della segreteria per la Cultura del comune di San Paolo.

Un’altra street artist che vuole dare un messaggio positivo e inclusivo attraverso le sue opere è Hanna Lucatelli Santos, che per esempio ha realizzato due murales giganti su due palazzi vicini che hanno per protagonista la stessa donna, una madre vista una volta da davanti e una da dietro, che per così dire osserva la città dall’alto con fare mistico e sereno. In un certo senso, ha detto Lucatelli Santos, le donne che dipinge «riescono a cambiare l’ambiente attorno a loro e a bilanciarsi con l’energia delle strade» della città, che tende a essere per lo più basata su visioni maschili.

 

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