I laboratori collaboreranno di più per trovare le varianti del coronavirus

Per far ciò l'Istituto superiore di sanità ha annunciato che sarà creata una «rete italiana per il sequenziamento»

(Cecilia Fabiano/ LaPresse)
(Cecilia Fabiano/ LaPresse)

L’Istituto superiore di sanità ha annunciato che sarà creata una «rete italiana per il sequenziamento», cioè una collaborazione più stretta tra i laboratori che si occupano di esaminare i tamponi. La rete servirà ad aumentare il sequenziamento genomico, un’analisi approfondita sul materiale genetico del virus per individuare le varianti: in Italia vengono sequenziati ancora pochi campioni derivati dai prelievi con tampone, quasi quindici volte in meno rispetto al Regno Unito.

L’Istituto superiore di sanità ha spiegato che rete sarà permanente «per gestire questa e le altre future emergenze infettive del nostro paese» e sarà composta, per la parte relativa al sequenziamento, dai laboratori di microbiologia di riferimento regionale, dai laboratori di sanità militare, dai laboratori di microbiologia a supporto identificati all’interno di ogni regione.

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Sarà creata anche un’unica piattaforma di sorveglianza genomica per la condivisione dei dati sulla circolazione delle varianti, integrata con la sorveglianza COVID-19, coordinata dall’Istituto superiore di sanità e con l’anagrafe vaccinale nazionale coordinata dal ministero della Salute.

Alla fine di gennaio, quando iniziarono a circolare timori più documentati sulle caratteristiche della variante inglese, il ministero della Salute annunciò la creazione di una rete di monitoraggio per la sorveglianza genomica, il “Consorzio Italiano per la genotipizzazione e fenotipizzazione di SARS-CoV-2 e per il monitoraggio della risposta immunitaria alla vaccinazione”, ma dopo l’annuncio non erano seguite iniziative concrete.

«È un sistema che unisce, rafforza e coordina l’azione altamente professionale dei laboratori di riferimento regionali, grazie ai quali oggi monitoriamo la presenza delle varianti del virus nel nostro paese con i centri e i professionisti della ricerca inserendo in un contesto più articolato e unitario anche quella che era l’idea iniziale di un consorzio», ha detto Silvio Brusaferro, presidente del’ISS.