I magistrati Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro sono indagati per rifiuto d’atti d’ufficio, in relazione al processo sulla presunta tangente pagata da ENI alla Nigeria

Fabio De Pasquale (ANSA/DANIELE MASCOLO)
Fabio De Pasquale (ANSA/DANIELE MASCOLO)

Il procuratore aggiunto di Milano Fabio De Pasquale e il pm Sergio Spadaro sono indagati dalla Procura di Brescia con l’ipotesi di rifiuto d’atti d’ufficio, in relazione al processo sulla presunta tangente pagata dalla compagnia petrolifera italiana ENI alla Nigeria. Il processo, nel quale erano imputati Paolo Scaroni e Claudio Descalzi, ex e attuale amministratore delegato di ENI, si era concluso a marzo con l’assoluzione di tutti gli imputati. Nelle motivazioni dell’assoluzione, depositate dai giudici del Tribunale di Milano mercoledì, si legge che «risulta incomprensibile la scelta del Pubblico Ministero di non depositare fra gli atti del procedimento un documento che reca straordinari elementi a favore degli imputati».

I giudici si riferiscono a un video registrato di nascosto in cui l’ex manager di ENI Vincenzo Armanna, imputato nel processo e testimone sulle cui dichiarazioni si era basata buona parte dell’accusa della Procura, parla con l’avvocato Piero Amara, ex legale di ENI. Nel video, secondo i giudici, emergerebbe l’intenzione di Armanna di «ricattare i vertici della società petrolifera» preannunciando l’intenzione di rivolgersi ai pm milanesi per far arrivare «una valanga di merda» e «un avviso di garanzia» ad alcuni dirigenti della società.