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  • Giovedì 10 giugno 2021

Biden ha molto lavoro da fare in Europa

Nel suo primo viaggio ufficiale all'estero il presidente degli Stati Uniti dovrà convincere gli alleati che l'America è tornata, e riunirli contro Cina e Russia

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden al suo arrivo nel Regno Unito (Phil Noble/PA Wire)
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden al suo arrivo nel Regno Unito (Phil Noble/PA Wire)
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Mercoledì il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha cominciato un viaggio di stato di otto giorni in Europa, la prima visita all’estero dall’inizio della sua presidenza. Biden è atterrato nel Regno Unito, dove nel fine settimana parteciperà al G7, la riunione dei leader di sette tra le maggiori potenze economiche mondiali, poi incontrerà diversi esponenti dell’Unione Europea a Bruxelles e infine, mercoledì della prossima settimana, parteciperà a Ginevra a un incontro bilaterale con il presidente russo Vladimir Putin – probabilmente la parte più attesa del suo viaggio.

Gli obiettivi del viaggio di Biden sono numerosi e importanti. Anzitutto, convincere gli alleati europei che «America is back», l’America è tornata, come hanno detto numerosi funzionari in questi giorni, e che, dopo la relazione tormentata con l’amministrazione di Donald Trump, i rapporti diplomatici torneranno eccellenti come lo erano in precedenza. Biden dovrà inoltre convincere gli alleati a essere più assertivi, sia dal punto di vista diplomatico sia commerciale, con le grandi autocrazie con cui gli Stati Uniti stanno sviluppando un rapporto di competizione e ostilità, come Cina e Russia, e dovrà affrontare Vladimir Putin, che di recente ha definito un «killer» e un «delinquente del KGB».

Ciascuno di questi obiettivi presenta importanti sfide e difficoltà.

Convincere gli alleati europei che le relazioni con gli Stati Uniti possono ritornare proficue, leali e collaborative come lo erano prima di Trump è il suo primo compito. Biden, che è stato vicepresidente tra il 2008 e il 2016 e che già in precedenza, come senatore, aveva avuto un ruolo molto attivo in politica estera, è una figura famigliare e benvoluta dalla maggior parte dei leader europei. La sua elezione alla presidenza è stata accolta con un sollievo malcelato, ma questo non significa che i rapporti potranno tornare facilmente com’erano prima.

Secondo molti analisti, i leader europei sono stati in un certo senso traumatizzati dalla presidenza di Donald Trump, che definì l’Unione Europea come un «nemico», dichiarò che la NATO era «obsoleta» e per un certo periodo si rifiutò di riconoscere esplicitamente il principio fondamentale dell’alleanza, quello della mutua difesa.

La situazione al G7 del 2018 era così (Jesco Denzel/Governo federale tedesco via AP)

Gli anni di Trump hanno convinto molti leader europei, in particolare la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron, che il rapporto simbiotico ed esclusivo con gli Stati Uniti debba essere certamente non rifiutato, ma per certi versi allentato, e che l’Europa debba cominciare a essere più autonoma su molte questioni, comprese quelle in cui finora era sempre stata in completa sintonia con gli Stati Uniti, come la difesa.

– Leggi anche: Europa e Stati Uniti torneranno amici?

Biden cercherà di convincere gli europei che i rapporti possono tornare com’erano un tempo, ma non può dare garanzie sul lungo periodo. Come ha scritto il New York Times, l’amministrazione Biden non può fare promesse su cosa accadrà dopo il 2024, quando scadrà il primo mandato, e gli europei temono che Biden rappresenti «l’ultimo sussulto di una politica estera vecchio stile e internazionalista».

«C’è ansia nei confronti della politica americana», ha detto al New York Times Ian Lesser, presidente del centro studi German Marshall Fund of the United States. «Cosa succederà dopo le elezioni di metà mandato? E se il trumpismo si dimostrerà più duraturo di Trump, cosa succederà alla politica americana?».

Biden cercherà inoltre di ottenere un sostegno più deciso degli alleati in quello che lui stesso ha definito «uno scontro tra l’utilità delle democrazie nel Ventunesimo secolo e le autocrazie». In particolare, cercherà di convincere gli alleati della pericolosità della competizione della Cina, con cui gli europei hanno un rapporto controverso, e della gravità della minaccia della Russia, resa più evidente negli ultimi tempi dopo i numerosi attacchi informatici compiuti da gruppi russi e soprattutto dopo l’assembramento di truppe russe al confine con l’Ucraina di qualche mese fa.

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L’incontro con Vladimir Putin è stato voluto da Biden (l’invito di un bilaterale a Ginevra è stato fatto dalla parte americana), ma per quanto sia molto atteso ha più che altro un valore simbolico ed è considerato come un primo contatto per definire il rapporto tra i due leader. Non ci si aspettano particolari annunci, e Biden stesso è stato piuttosto criptico sulle sue intenzioni: «Gli farò sapere quello che voglio che sappia», ha detto.

Quasi sicuramente i due parleranno dei numerosi attacchi informatici russi che hanno colpito aziende e agenzie pubbliche statunitensi nell’ultimo periodo, della violazione dei diritti umani in Russia e della minaccia militare all’Ucraina.

Durante il G7, che si svolgerà tra venerdì e domenica, Biden e gli alleati tratteranno inoltre diverse questioni più puntuali, come il contrasto alla pandemia da coronavirus e le misure adottate contro il riscaldamento globale, altro tema su cui il presidente dovrà convincere gli alleati che l’America ha rinunciato all’isolazionismo di Trump. Si parlerà inoltre della proposta di adozione di una tassa minima a livello mondiale per le multinazionali.

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